Flash, la serie tv: lo show più veloce del mondo!

Perdonatemi il titolo, ma dovevo pur inventarmi qualcosa. Tuttavia, lasciatemi dire che ha una sua valenza che scoprirete continuando a leggere questo articolo.

State ancora leggendo?

BENE.

E adesso?

OTTIMO.

Allora… è andata in onda su Italia Uno la prima puntata di Flash e stasera andrà in onda la seconda. Ecco, fra queste due puntate sembra esserci una differenza enorme. Ovviamente la prima doveva narrare le origini del personaggio e quindi doveva un po’ contenere la solita solfa e le scene di rito in cui il personaggio capisce di essere un super-figo da paura e decide, visto che in fondo è un bravo ragazzo, di impiegare i suoi poteri per il bene del mondo.

Flash approved.

La prima puntata, col suo finale, ha anche paventato quello che io chiamo “Pericolo Smalville”. Infatti, il Il famoso “Somebody save me” della sigla di Smalville era appunto un’invocazione d’aiuto da parte dello spettatore di suddetta serie dotato di un minimo di cervello e di conoscenza della vita dell’Uomo d’Acciaio.

Ad ogni modo, il “Pericolo Smalville” consiste in questo: quando si fanno prequel che dovrebbero narrare le origini di personaggi particolari o di eroi si rischia di fare una ‘mpepata di cozze (sempre benedetti siano gli sceneggiatori di “Boris”) a metà strada fra il ridicolo e il pedante perché hai fra le mani un personaggio che ancora non è niente; non è né un eroe, né un cristiano normale, ma con l’aggravante che tutto il mondo sa cosa dove dovrà andare a parare lo show. Smalville ha temporeggiato DIECI ANNI prima di farci vedere Clark Kent con le mutande sopra i pantaloni, ma con una cosa che ha ulteriormente peggiorato il prodotto: Clark non è ancora Superman, ma affronta già i nemici di Superman, quelli storici e più forti come Luthor, Brainiac, Doomsday, Zod.

Ma se li sconfigge tutti quando ha ancora i brufoli sulla faccia, quando diventa Superman che fa? Salva i gattini sugli alberi?

Ok, come non detto…

Ecco, la prima puntata di Flash rischiava di dare questa impressione qui, soprattutto vedendo come sconfigge il cattivo di turno, con effetti speciali che sembrano copiati da Smalville; considerando poi che il team di Flash decide di dare la caccia agli altri meta-umani, il paragone con la struttura a “mostro della settimana” delle prime stagioni di Smalville diventa immediato.

Ma poi arriva quella cosa che con i miei amici – Tomma soprattutto, che saluto e ringrazio – abbiamo ribattezzato “la-scena-post-titoli-di-coda-come-i-film-della-marvel”. Lì ti guardi in faccia con gli amici – e il sopracitato Tomma – e ti dici: “Mamma mia, qui c’è una trama orizzontale bella lunga e cazzuta! E si fa riferimento alla Crisi! Ma vuoi vedere che qui – CONTRARIAMENTE A SMALVILLE – tengono in considerazione i fumetti?! NOOOOOO!”

“NUOOOOOOO!”

E infatti lo show la imposta così sin da subito, per questo è lo show più veloce al mondo (ora avete capito il titolo, sì?): quello che Smalville ha fatto in DIECI ANNI Flash l’ha fatto in 20 minuti scarsi. Perché qui Flash indossa già il costume di Flash, anche se si sta ancora formando, quindi diventa da subito attinente ai fumetti (mentre Arrow ha impiegato quasi due anni per farlo) e può già affrontare i suoi Nemici. Che infatti appariranno a vario titolo durante la serie, ma non entriamo nei dettagli per non spoilerare troppo.

Quindi “Pericolo Smalville” scampato. Continuate a guardare Flash, soprattutto perché ci sarà il crossover con Arrow… Ma di questo parleremo un’altra volta.

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Mario Iaquinta

Nato da sua madre “dritto pe’ dritto” circa un quarto di secolo fa, passa i suoi anni a maledire il comunissimo nome che ha ricevuto in dote. Tuttavia, ringrazia il cielo di non avere Rossi come cognome, altrimenti la sua firma apparirebbe in ogni pubblicità dell’8×1000. Dopo questa epifania impara a leggere e scrivere e con queste attività riempie i suoi giorni, legge cose serie ma scrive fesserie: le sue storie e i suoi articoli sono la migliore dimostrazione di ciò. In tutto questo trova anche il tempo di parlare al microfono di una web-radio per potersi spacciare per persona intelligente senza però far vedere la sua faccia. Il soprannome “Gomez” è il regalo di un amico, nomignolo nato il giorno in cui decise di farsi crescere dei ridicoli baffetti. Ridicoli, certo, ma anche tremendamente sexy, if you know what I mean…
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