Flatlandia – Il Tarlo

Leggere un libro è, ogni volta, un po’ come immergersi in un mondo nuovo e sempre diverso; ci sono però racconti che davvero creano un mondo che, altrimenti, difficilmente ci saremmo immaginati da soli: uno di questi libri è certamente Flatlandia, di Edwin Abbott Abbot.

flatlandia copertinaFlatlandia, il cui titolo originale è Flatland – A romance of many dimentions (traducibile grosso modo come “una storia a più dimensioni“), non è certamente un libro recente, infatti parliamo di un’opera del 1884, ma seppur molti non lo identifichino immediatamente, è molto probabile che un po’ tutti ne abbiano sentito parlare – o visto qualche film o telefilm che vi si è ispirato in maniera chiara. Ma andiamo per gradi.

La trama di Flatlandia

Mr Abbott Abbott

Abbott era un pedagogo, uno che di mestiere cerca di capire come insegnare ai bambini in modo per loro interessante e creativo. Flatlandia, a leggerlo, sembra nato per questo: è un manuale romanzato di geometria. Infatti i protagonisti sono figure geometriche piane che vivono in un mondo a due dimensioni (“flat” vuol dire appunto “piatto”): linee, cerchi, triangoli isosceli, quadrati e pentagoni. La storia ci viene raccontata da un Quadrato, il quale nella prima parte del racconto cerca di spiegare a noi “tridimensionali” come funziona il loro mondo: come fanno a riconoscersi, a salutarsi, a evitare di rompersi – infatti, se voi immaginate di osservare “di lato” una figura piana, non vedrete che una linea continua, indipendentemente che essa sia un triangolo o un cerchio. Allora, come riconoscersi? Leggete il libro…

Nella seconda parte c’è il racconto vero e proprio: il quadrato racconta di aver ricevuto la visita di una Sfera dalla Spacelandia (che non è il nostro mondo, ma un mondo sì tridimensionale, ma sempre abitato da figure geometriche, in questo caso di solidi) che si rivela come “messaggero” della terza dimensione, con l’intento di rendere edotti anche gli abitanti di Flatlandia, dove farneticare di nuove dimensioni è un reato davvero gravissimo. Per aiutare il Quadrato a comprendere mondi che abbiano dimensioni diverse dal suo, la Sfera lo conduce a visitare altri due mondi, che hanno minori dimensioni: Linelandia (mondo a una dimensione, abitato da linee) e Pointlandia (mondo privo di dimensioni e abitato da punti).

Dopo questo giro turistico, il Quadrato ha adesso la mente più aperta e, ritornato a Flatlandia, inizia a conversare con la Sfera, ipotizzando un mondo che abbia quattro dimensioni, e poi cinque, sei e così via. Ma la Sfera lo zittisce, dicendogli che non è possibile un mondo che abbia più di tre dimensioni: adesso è il maestro a commettere lo stesso errore di miopia che è comune in Flatlandia. Ma il Quadrato non si da per vinto e…

L’attualità di Flatlandia

Abbiamo detto che il libro di Abbott è del 1884, allora perché dovrebbe essere considerato attuale? Be’, perché adesso non è da pazzi immaginare uno spazio che abbia più dimensioni delle tre che noi percepiamo abitualmente. Il Quadrato ipotizzava uno spazio che avesse quattro dimensioni e, se ci pensate bene, è il nostro mondo: tre dimensioni per lo spazio, e una per il tempo. Potremmo dire che noi viviamo nella SpaceTimeLandia

Ma il concetto di spaziotempo – o cronotopo, per dirla complicata – è una conseguenza della teoria della relatività di Einstein… i cui studi saranno pubblicati circa 30 anni dopo Flatlandia! Ma non solo: con la teoria delle stringhe si immaginano universi a 10 e più dimensioni! E stiamo parlando del più avanzato campo di ricerca della fisica, un movimento attualissimo.

Certo, Abbott aveva in mente, molto probabilmente, solo dimensioni spaziali: difficilmente avrebbe pensato al tempo come la quarta dimensione di un mondo superiore o alle varie dimensioni matematiche o subatomiche. Ma il concetto di base, il fatto che un personaggio a tre dimensioni non chiuda la mente e pensi che sia possibile avere più dimensioni, è una cosa che ha introdotto lui e che, come abbiamo visto, è oggetto del dibattito recente e contemporaneo.

Ma non solo: la società di Flatlandia è una società rigidamente divisa in classi, con un evidente problema della condizione della donna. Certamente queste erano problemi che si presentavano in maniera assai evidente nella società vittoriana, quella in cui Abbott viveva, e i meccanismi sociali di Flatlandia ne rappresentano una grottesca esasperazione: dopo tutto parliamo di una società, quella inglese dell’Ottocento, dove si manifestavano con tutta la loro forza problemi come la lotta di classe, le differenze di ceto sociale, il ruolo della donna ridotto praticamente a zero. Ma oggi, oltre alla condizione femminile che, per quanto mutata vive ancora oggi difficoltà evidenti, possiamo trarre una nuova considerazione: ciò che fa la differenza fra i ceti sociali di Flatlandia è la forma; di fatto, è una società basata interamente sull’apparenza… vi ricorda qualcosa?

Le citazioni di Flatlandia

Dicevamo prima che probabilmente un po’ tutti, guardando un film o una serie tv di fantascienza, ci siamo imbattutti in Flatlandia senza saperlo. Be’, una citazione esplicita e dichiarata si trova in Futurama: nella 7×15, “Realtà in 2D”, i nostri eroi vengono catapultati in un mondo bidimensionale, in cui fanno fatica a muoversi. E dove non si mangia: il professore infacci ci spiega che, in un mondo piatto, l’apparato digerente spezzerebbe in due l’individuo, uccidendolo.

Oppure, in tempi più recenti, un vistoso richiamo a Flatlandia è apparso anche in Doctor Who. La 8×09, che in Italia è stata trasmessa col titolo di “I graffiti di Bristol”, si intitolava in realtà Flatline… e i cattivi della situazione sono esseri bidimensionali che animano i graffiti e i murales e che si spostano lungo le pareti. Tutto l’episodio gioca con le difficoltà dimensionali, infatti uno degli elementi che ha reso noto questo episodio è la difficoltà del TARDIS di mantenere coerenti le proprie trascendenze dimensionali. Tradotto in termini commestibili: è l’episodio in cui il TARDIS, pur rimanendo internamente molto grande, all’esterno si rimpicciolisce sempre più.

Infine, riportiamo un richiamo a Flatlandia preso dal mondo dei videogiochi: The Legend of Zelda – A Link between worlds, videogioco per Nintendo 3DS, dove il protagonista – che, ricordiamolo sempre, si chiama Link e non Zelda… – ha la capacità di appiattirsi sui muri per poter così giungere a luoghi altrimenti inaccessibili.

Quindi, tirando le somme, in breve Flatlandia può essere riassunto così: un classico. Un appassionato di fantascienza hardcore, che magari ha la passione per la matematica o semplicemente per mondi diversi dal nostro, affascinanti e per certi versi esotici, deve leggerlo assolutamente.

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Mario Iaquinta

Nato da sua madre “dritto pe’ dritto” circa un quarto di secolo fa, passa i suoi anni a maledire il comunissimo nome che ha ricevuto in dote. Tuttavia, ringrazia il cielo di non avere Rossi come cognome, altrimenti la sua firma apparirebbe in ogni pubblicità dell’8×1000. Dopo questa epifania impara a leggere e scrivere e con queste attività riempie i suoi giorni, legge cose serie ma scrive fesserie: le sue storie e i suoi articoli sono la migliore dimostrazione di ciò. In tutto questo trova anche il tempo di parlare al microfono di una web-radio per potersi spacciare per persona intelligente senza però far vedere la sua faccia. Il soprannome “Gomez” è il regalo di un amico, nomignolo nato il giorno in cui decise di farsi crescere dei ridicoli baffetti. Ridicoli, certo, ma anche tremendamente sexy, if you know what I mean…
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