E’ stata denominata MCG+01-02-015, e l’ESA l’ha descritta come “la più sola delle galassie”, poiché è racchiusa all’interno del famoso vuoto di Boötes, un vuoto di forma sferica con un diametro di circa 250 milioni di anni luce.
Secondo il Paradosso di Fermi, cito testualmente, “Se l’Universo e la nostra galassia pullulano di civiltà sviluppate, dove sono tutte quante?”.
Ecco.
Questa è una bella domanda a cui tutti o quasi tutti, vorremmo avere una risposta.
E la scorsa settimana è arrivata un’altra risposta, che ha lasciato la comunità scientifica un po’ perplessa.
Non abbiamo trovato i marziani, ma, volendo, qualcosa di ancora più strano…
La galassia più sola dell’universo conosciuto, avvistata nel Vuoto di Bootes dal telescopio spaziale Hubble
E’ stata denominata MCG+01-02-015, e l’ESA l’ha descritta come “la più sola delle galassie”, poiché è racchiusa all’interno del famoso vuoto di Boötes, un vuoto di forma sferica con un diametro di circa 250 milioni di anni luce.
Il vuoto di Bootes è il più esteso vuoto conosciuto, tanto da essere soprannominato Supervuoto, ma il suo nome viene dalla vicina costellazione di Bootes.
Fu scoperto nel 1981 dagli astronomi Robert Kirshner, Augustus Oemler, Jr., Paul Schechter, e Stephen Shectam.
Negli ultimi anni il vuoto di Bootes si è accaparrato una bella fama non solo nel mondo astronomico, ma anche nel mondo della letteratura.
Lo si può trovare citato nel romanzo “Accelerando” di Charles Stross o “Il treno della notte” di Martin Amis, e molti altri.
Torniamo alla “Raperonzolo” galattica.
All’interno del vuoto di Bootes, tuttavia, sono state osservate altre piccole galassie, tuttavia di dimensioni considerevolmente inferiori, ed isolate anch’esse.
Si ipotizza che questi spot di galassie nel vuoto, possano essere esempi incontaminati di evoluzione galattica; questo è vero, se vale l’ipotesi che si siano formate direttamente al suo interno, in quasi isolamento, e lontane dall’instabilità generata dagli scontri di altre galassie tra loro.
Risulta quindi, del tutto indisturbata da possibili distorsioni causate da interazioni gravitazionali con altre galassie.
Ed è proprio l’origine di questa galassia a destare i sospetti più profondi:
Si è forse formata proprio al suo interno, all’interno del vuoto? Può una singola isola di gas essersi sviluppata nel bel mezzo di un volume così esteso ma allo stesso tempo così poco popolato, fino a dar vita ad una sola galassia?
Potrebbe essere il risultato una collisione tra galassie, avvenuta miliardi di anni fa, che rendendo instabile l’assetto gravitazionale, ed averla spinta fino a quella regione, per inglobarla nel vuoto assoluto, trappola della materia oscura.
In attesa di rilevamenti e rivelazioni più dettagliate, l’astronomo Greg Aldering ha dichiarato che “Se la Via Lattea fosse stata al centro del Vuoto di Bootes, non avremmo saputo dell’esistenza di altre galassie fino agli anni ’60”.
Cieli bui circondano pianeti dove è probabile possa esserci una forma di vita, ma che dovrà aspettare ancora molto prima di squarciare il velo del niente che li separa dal resto dell’universo.
Tornando alla domanda che facevo poc’anzi: “Se l’Universo e la nostra galassia pullulano di civiltà sviluppate, dove sono tutte quante?”
E se fossimo noi, l’occhio puntato su altre forme di vita, in attesa che si sviluppino?
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