Giochi invernali 2026. In Italia si comincia a gareggiare in anticipo.
Chi, quando, dove e perché?
L’A voi! Che ha segnato l’inizio della schermaglia, è scoccato il 6 luglio. Il vicearbitro (il Consiglio dei ministri), di fronte alla volontà espressa di candidarsi a ospitare i giochi invernali 2026 dalle città di Milano, Torino e Cortina, ha dichiarato:
“la volontà di garantire il sostegno del governo alla candidatura italiana, la cui proposta è di competenza del Coni. Subordinatamente all’esperimento di ogni possibile tentativo di trovare soluzioni condivise, con riguardo, in via prioritaria, al contenimento degli oneri complessivi”
L’arbitro di gara, competente di disputare il vincitore della gara preliminare resta comunque il Coni.
Fuor di metafora. Facciamo un po’ di chiarezza
Uscendo dalla olimpionica metafora, proviamo a fare un po’ di chiarezza – per i non addetti ai lavori – all’identità dei giochi invernali, fratelli nordici di quelli estivi, tradizionalmente denominati Olimpiadi, e dei soggetti protagonisti – garanti e organizzativi – che entrano in scena.
Benché l’archeologia fornisce prove dell’esistenza di competizioni sportive risalenti anche ad età precedenti, l’origine dei giochi olimpici tout court, come è noto, si fa risalire ai greci dell’età pre-classica.
Nella terra madre e culla della cultura occidentale, anche l’agonismo – come un po’ tutto ciò che si è formato, è nato o passato in Grecia! – sovrapponendosi agli usi e costumi, in massima parte legati alla religione e ai suoi riti – nonché per finalità militari.
Da qui, l’istituzione di uno specifico momento – con decorrenza periodica – dedicato allo svolgimento di giochi atletici, tecnicamente e organizzativamente regolati.
Per un po’ di storia
Storicamente, l’inizio delle Olimpiadi si fa risalire al 776 a.C., anno a partire dal quale i nomi e le città d’origine dei vincitori d’ogni gara cominciarono ad essere annotati.
L’istituzione di gare svolte in omaggio e adorazione agli dei, delinearono quello che divenne un vero e proprio culto agonistico. Lo sposalizio religione-sport – attraverso l’abile e geniale simbologia che ne derivava – rivestì dunque l’atleta di una sorta di similitudo deorum, che ben esprimeva i valori originari e i contenuti ideali che gli antichi greci assegnavano alla pratica sportiva che, con l’istituzione dei Giochi Olimpici, divenne un rito, imprescindibile e solenne al pari di qualunque altro.
A seguito però dell’invasione del visigoto Alarico nel 395 d.C., Olimpia fu devastata e nel 425 tutti i luoghi in cui si celebravano manifestazioni legate a culti pagani furono abbattuti – su decisione di Teodosio II per l’Impero d’Oriente e Onorio per quello di Occidente.
A ridurre in rovina stadio e l’ippodromo, risparmiati al tempo di Teodosio II, ci pensarono nel 522 e 555 due terremoti! I resti dell’antico santuario e tutta la zona circostante successivamente furono trasformati in palude dall’azione congiunta delle inondazioni dei torrenti Alfeo e Cladeo e le frane del Kronion.
La natura dunque calò il sipario su un’istituzione di altissimo valore storico e culturale.
Nascita del CIO e Rinascita delle Olimpiadi
Gli uomini però – e fortunatamente – che
fatti non – furono – a viver come bruti,
hanno dopo secoli di sospensione, ridato il via ai giochi olimpici.
Nel 1894 fu fondato il CIO – Comitato Olimpionico Internazionale – atto conclusivo di un congresso presso l’Università Sorbona, al quale il barone Pierre De Coubertin aveva presentato la sua idea, ispirata a principi internazionalisti e democratici, di utilizzare lo sport – simbolo di incontro tra diverse identità e culture – come strumento per promuovere la pace e la comprensione tra i popoli.
La sua proposta di riorganizzare i Giochi Olimpici, entro i quali, così come avveniva nell’Antica Grecia, atleti provenienti da ogni parte del mondo, potessero confrontarsi in una competizione contrassegnata dalla lealtà sportiva, piuttosto che in guerra, fu accolta con entusiasmo dal congresso.
Fedeli all’importanza della simbologia, compagna e aura delle Olimpiadi antiche, fu stabilito che la prima Olimpiade moderna si sarebbe svolta nel 1896 ad Atene, in Grecia, l’antica patria dei Giochi.
Oggi il CIO ha sede a Losanna, Svizzera, e vi aderiscono 205 comitati olimpionici nazionali.
I 99 membri che lo compongono – scelti dal Comitato stesso per cooptazione – si riuniscono almeno una volta all’anno e sono diretti da un Presidente – eletto dal Comitato – che rimane in carica 8 anni, il primo fu La presidenza fu affidata al greco Dīmītrios Vikelas, dal 2013 il tedesco Thomas Bach.
Compito principale del CIO è quello di supervisionare l’organizzazione dei Giochi Olimpici. Riceve le candidature delle città interessate ad ospitare – e organizzare – i Giochi olimpici e procede all’assegnazione tramite votazione dei propri membri.
Giochi olimpici anche d’inverno
Le prime Olimpiadi invernali della storia si sono svolte a Chamonix, in Francia, tra il 25 gennaio e il 5 febbraio del 1924. La particolarità della manifestazione però non sta solo nell’introduzione nelle competizioni anche degli sport invernali, in seguito ad una protesta interna al Comitato olimpico internazionale contro la loro discriminazione. Quelle del ’24 infatti furono dichiarate Olimpiadi solo l’anno successivo al loro svolgimento!
Per andare incontro alla rivendicazione di una competizione degli sport invernali infatti, nel 1921, il CIO decise che la nazione organizzatrice dell’edizione successiva delle Olimpiadi (la Francia) avrebbe, per l’occasione, ospitato anche una manifestazione distinta, patrocinata dallo stesso CIO. La Settimana internazionale degli sport invernali.
Stante il successo dell’iniziativa, nel 1925 il CIO decise di istituire i Giochi olimpici invernali, ogni quattro anni Come i già esistenti Giochi olimpici estivi.
Quelle di Chamonix del 1924 dunque sono diventate retroattivamente i Primi Giochi olimpici invernali solo nel maggio 1925, su pressione anche e soprattutto dei Paesi nordici.
Nel 1992 è stata introdotta un’alternanza di due anni tra i due eventi – fino ad allora le Olimpiadi invernali si svolgevano lo stesso anno delle Olimpiadi.
Altre tristi sospensioni dei giochi olimpici vi furono nel 1940 e nel 1944, cancellati a causa della seconda guerra mondiale. A dispetto della sacra tregua delle Olimpiadi antiche, che fermava ogni guerra, in vista dello svolgimento regolare delle gare. E sicuramente più fedele allo spirito di sacralità che i greci avevano saputo conferire allo sport in sé.
Giochi Invernali 2026, tregua?
L’Italia ha ospitato due volte la rassegna olimpica invernale, la prima volta a Cortina d’Ampezzo nel 1956 e la seconda, a Torino nel 2006.
E nel 2026?
Per tornare al nostro duello di scherma, scendono sul terreno Milano, Torino e Cortina. L’arbitro CONI propone:
“La commissione indica in assoluto come strada da seguire e come auspicio la candidatura congiunta con le tre città per far sì che ci sia una vera candidatura italiana”
Dalla voce del presidente Giovanni Malagò, a conclusione dell’ultima riunione della commissione di valutazione sulle Olimpiadi invernali 2026.
Continuando:
“Una novità assoluta… la possibilità di avere un riscontro di pari dignità da parte delle tre città”.
Obiettivo l’unitarietà della candidatura e, in secondo luogo, l’aspetto dei costi-benefici. Quella congiunta è la candidatura che costa meno stando alla valutazione delle singole candidature.
Insomma, cercando di “prendere il meglio da ogni singolo dossier” Malagò sarebbe orientato ad una candidatura nazionale.
Milano e Cortina si erano perciò dichiarate disponibili ad una ipotetica collaborazione, la risposta di Torino si è fatta attendere.
Che la schermaglia abbia inizio, A voi!
Il duello comincia con una serie di cavazioni. Il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento e responsabile Sport Simone Valente aveva richiamato alla prudenza. Solo dopo la verifica della compatibilità dei programmi proposti, aveva dichiarato, e un’attenta valutazione dei costi-benefici,
“capiremo se le Olimpiadi sono una priorità del governo e se ci sono i soldi per farle”.
assicurando comunque il “concerto con la Lega” su qualsiasi decisione.
“Il governo incontrerà le città candidate e soprattutto verificherà la compatibilità delle linee guida con quelle poste dal Consiglio dei ministri […] Non abbiamo ancora visto il dossier e su questo ci riserviamo di intervenire”
aveva confermato anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti.
Segue la presa di ferro: una nota del sindaco di Milano Beppe Sala in cui dichiara la rivendicazione di un ruolo di punta di Milano per le Olimpiadi invernali
“Condivido lo spirito del Coni, ma ribadisco la necessità di una chiara identificazione della governance della candidatura”
Veneto d’accordo con la proposta Malagò
“Siamo in linea con la proposta di candidatura unitaria avanzata dal Coni e dal Presidente Malagò. Chiediamo di fare presto e che ci siano precise garanzie per tutti coloro che vogliono essere della partita. Occorre pieno sostegno e unitarietà sul piano organizzativo… La candidatura unitaria deve esserlo anche per quanto riguarda il consenso dei territori”
Secondo la dichiarazione del Presidente del Veneto Luca Zaia da commento all’annuncio del Presidente del Coni su una candidatura unitaria italiana.
Colpi finali
Stoccata inaspettata della sindaca torinese, inizialmente non favorevole alla condivisione della candidatura, Chiara Appendino ha dato il via libera alla candidatura a tre.
Fuetto di Sala in una lettera inviata al presidente del Coni, Giovanni Malagò:
“Caro Giovanni, con rammarico constato che nella scelta della candidatura per i Giochi del 2026 le ragioni della politica stanno prevalendo su quelle sportive e territoriali.”
Così Milano ritira la sua candidatura alla governance, ma conferma la disponibilità ad ospitare eventuali gare o eventi.
“Per spirito di servizio al Paese Milano conferma la sua disponibilità ove richiesto, solo come venue di gare o eventi, in quanto, stante le attuali condizioni, non ritiene praticabile una sua partecipazione alla governance del 2026″
Lo svolgimento della gara preliminare, insomma ha fatto sfumare quella che Malagò aveva definito
“un’occasione più unica che rara nella storia delle Olimpiadi”
Un’occasione per l’Italia di una candidatura ispirata ad un sentimento di spirito nazionale e unitario, un’occasione per rinnovare la tradizione, sportiva per antonomasia, di accantonare inimicizie e incomprensioni.
E per la politica italiana, un’occasione per oltrepassare, per una volta le ragioni politiche per una ragione super partes per essenza: lo sport. Quello leale, olimpionico per il quale vige ancora e sempre il motto del barone De Coubertin
“L’importante non è vincere, ma partecipare”
Sarebbe stato bello se non ci fosse stato alcun duello, vi sarebbe stato allora un unico vincitore.
Lo sport, punto.
Ti è piaciuto questo articolo? Dicci cosa ne pensi nei commenti qui sotto o esplora altri contenuti dal nostro menù!
Hai una storia da raccontare o un'opinione da condividere? Mandaci il tuo articolo scrivendoci a [email protected].
Vuoi unirti al nostro team e collaborare con noi? Scopri come candidarti alla pagina dedicata: collabora.