E’ ormai evidente come la problematica dei cambiamenti climatici sia, nell’ultima manciata di anni, divenuta una criticità di portata immensa da affrontare con decisione, un argomento discusso dai policy makers ai vari livelli in tutto il globo, nonché (purtroppo) spesso una chiacchiera da bar portata avanti da persone poco informate dei fatti.
La nascita del pensiero ambientalista
In realtà, una parte del mondo scientifico, già dagli anni ‘60, aveva provato a comunicare la necessità di porre maggior attenzione alle attività antropiche in piena crescita in quel periodo di boom economico: uso indiscriminato di fertilizzanti, rilascio di anidride carbonica da produzioni industriali, aumento esponenziale di veicoli nelle città, scarico di sostanze nocive nei corsi d’acqua, e così via.
Una su tutte, un mostro sacro dei primi movimenti ambientalisti, fu Rachel Carson, biologa statunitense e autrice di Primavera Silenziosa (Silent Spring), libro di denuncia sugli effetti dannosi dei pesticidi sui vari ecosistemi.
Si era ancora nell’era dominata dal paradigma della ‘diluizione’: la natura, si pensava, funge da spugna assorbente contro i fenomeni di inquinamento.
Solo più tardi si è iniziato a sostituire tale paradigma con il reale ‘effetto boomerang’: tutto ciò che facciamo, come umanità, prima o poi ci torna indietro, inaspettatamente.
Ormai è comprovato, tutta la comunità scientifica ne è consapevole, non possiamo continuare ad andare avanti a testa bassa senza pensare al futuro, alla sostenibilità della nostra società, ai nostri figli o nipoti, all’ecosistema in cui viviamo. Le nostre attività mettono a repentaglio tutto questo.
La comunicazione del rischio
Eppure, nonostante le evidenze, c’è ancora una incomprensibile, agghiacciante diffidenza a voler accettare la critica situazione in cui ci troviamo.
In un interessante articolo scientifico del 2014, Mark van Vugt, Vladas Griskevicius e P. Wesley Schultz spiegano come la mente umana sia ancora influenzata da quelli che loro chiamano ‘pregiudizi psicologici adattativi’ originatisi nei cervelli dell’uomo dell’Età della Pietra.
Quali sono queste aberrazioni della mente?
Interesse personale, mancanza di lungimiranza, imitazione sociale, incapacità di dar valore a quanto non percepiamo con i sensi, timore della perdita di status.
Per colpa di questa modalità di processare i dati esterni, di valutare i problemi, anche la percezione e l’analisi della gravità dei cambiamenti climatici e in generale delle attività antropiche viene compromessa; ne consegue la difficoltà a mettere in moto un sistema virtuoso di trattamento di tali criticità e una ostilità diffusa verso gli individui o le organizzazioni che cercano di sensibilizzare l’opinione pubblica ma ottengono soltanto l’effetto contrario.
L’attività di Greta Thunberg
Si può quindi comprendere che certe menti, ancora timorose, facilmente spaventabili, troppo concrete, come quella dell’uomo dell’Età della Pietra, non vogliano accettare quelle che percepiscono come costrizioni o limiti gravosi.
E se ad imporli sono dei ricercatori, dall’alto dei loro laboratori o dei politici, dalle loro aule parlamentari, è immediato il rifiuto e il conseguente panico che spesso si trasforma in aggressività.
Quello che era difficile prevedere è l’ostilità diffusa verso una figura, un’icona ormai, si può dire, come quella di Greta Thunberg.
Durante l’agosto 2018 Greta, che frequentava il nono anno di una scuola di Stoccolma, decise di non andare a scuola fino alle elezioni legislative di settembre. La decisione di questo gesto nacque a fronte delle eccezionali ondate di calore e degli incendi boschivi che avevano colpito il suo paese durante l’estate. Rimase seduta davanti al parlamento ogni giorno durante l’orario scolastico, forte del suo slogan Skolstrejk för klimatet (Sciopero della scuola per il clima).
Un’iniziativa personale, del tutto spontanea, di una ragazzina allora quindicenne. Una giovane con una forte percezione delle vere necessità della sua generazione e dotata di una forte lungimiranza.
Poteva non fare niente, del resto (apparentemente) la sua vita non era in pericolo. Stava perdendo le lezioni scolastiche e lo faceva per sensibilizzare il prossimo.
La sua mente non era decisamente influenzata dai pregiudizi dell’Età della Pietra.
Il rifiuto del messaggio di Greta Thunberg e le ostilità verso di lei
A seguito delle elezioni ha continuato a manifestare ogni venerdì, lanciando così il movimento studentesco internazionale Fridays for Future, tutt’ora esistente, forte e vigoroso.
Eppure nel frattempo Greta è diventata un troppo facile bersaglio, odiata e vilipesa, di testate giornalistiche, politici, organizzazioni o società.
Non importa che la sua strategia di comunicazione sia sempre stata inoffensiva, incapace (in teoria) di suscitare quei moti fobici dell’Età della Pietra. Greta non imponeva tasse, non impediva libertà di azione, cercava (e cerca) solo di diffondere il suo pensiero a chi è pronto ad ascoltarla.
E’ l’icona di un adolescente che teme per il proprio futuro.
Ad ottobre 2019 un gruppo chiamato ‘Gli svegli’ ha appeso un fantoccio con le treccine, chiara rappresentazione di Greta, sotto ad un ponte a Roma, rivendicando il gesto così: “Abbiamo impiccato Greta Thunberg. Il manichino ha la sua faccia e perfino le sue trecce. Seguiranno altre azioni” (leggi notizia completa qui).
Il negazionismo climatico del quotidiano Libero più volte si è scagliato contro Greta, coniando l’espressione ‘gretina’ e ringhiandole contro con uscite come: “Se fosse mia figlia Greta la prenderei a schiaffi per mandarla a scuola invece di andare a fare l’imbecille per il mondo dove non imparerà niente e continuerà a sentirsi il padre eterno”.
L’incitamento alla violenza di X-Site
X-Site Energy Services, società canadese che si occupa di estrazioni di petrolio, ha recentemente distribuito tra i suoi dipendenti degli adesivi in cui Greta viene ritratta di spalle, tenuta per i capelli da un uomo nell’atto, piuttosto palese, sessuale.
Questa è l’ultima aggressione ai danni della diciassettenne attivista, l’ultimo vile attacco alla libertà di espressione.
A denunciare l’inquietante campagna è stata Michelle Narang, una donna che lavora nel campo delle estrazioni di petrolio.
Doug Sparrow, direttore generale di X-Site, avrebbe risposto che “Greta non è una bambina, ha 17 anni”. L’uomo si è poi detto estraneo alla vicenda.
Si può provare a trovare scuse per giustificare il gesto, arrampicandosi sugli specchi: non è incitamento allo stupro perché di fatto dall’adesivo non risulta palese che l’atto sessuale sia non consensuale, per cui rileggendolo così il messaggio potrebbe soltanto essere che ‘X-Site fotte (o se ne fotte di?) Greta’.
Il messaggio che passa è chiaro: la sottomissione di Greta e la dominanza di X-Site. Per estensione si potrebbe pensare all’ostilità tra le lobby del petrolio e gli ambientalisti, o tra i negazionisti climatici e gli attivisti.
Il contesto è ciò che rende ingiustificabile ed evidente l’aggressione ai danni della diciassettene. Forse avrebbe avuto tutt’altro senso come tatuaggio sulla pelle di una persona, visto che l’immagine sembra presa dall’album di uno studio di tattoo.
Di sicuro sull’adesivo, oltre all’immagine in cui si può riconoscere l’iconica Greta, si può leggere il suo nome nella parte bassa della schiena. Non è un riferimento vago, insomma. E in Canada la diffusione di immagini esplicite di minori è considerata un reato pedopornografico.
Le reazioni al gesto
Il ministro della Provincia di Alberta per le donne, Leela Aheer, ha definito l’adesivo “completamente deplorevole, inaccettabile e degradante”.
FridaysForFuture Canada parla di “misoginia, pedofilia e violenza usate come arma”.
Il sito di change.org ha tempestivamente presentato una petizione per chiedere le dimissioni dei vertici di X-Site: ha raggiunto 47 mila firme in pochi giorni.
Greta Thunberg ha risposto su Twitter con poche parole, ma che dimostrano il suo incrollabile coraggio e la sua determinazione: “Stanno cominciando ad essere sempre più disperati. Questo dimostra che stiamo vincendo”
Lacrime di coccodrillo
Infine, sono arrivate anche le scuse da parte di X-Site, pubblicate sulla pagina della compagnia ( http://www.x-site-energy.com/ ).
Un messaggio piuttosto anonimo, mancante di una qualsivoglia firma, per calmare la burrasca che hanno volontariamente innescato.
Il danno è stato fatto, però.
Dobbiamo fare tutti qualcosa per liberarci dai pregiudizi dell’Età della Pietra per poterci ritenere una società evoluta e per poter salvare l’umanità dalla rovina che si prospetta sempre più imminente.
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