Sin da piccolo sono sempre stato affascinato dai lottatori di sumo ma solo crescendo mi sono chiesto quanto le figure “di contorno” come gli arbitri avessero un ruolo importante. Lo hanno eccome, soprattutto a livello culturale. I gyoji sono una figura centrale nei match di sumo, agendo sia come autorità ufficiale che come parte della cerimonia. Con abiti tradizionali e responsabilità gravose, questi arbitri vivono e respirano l’antica arte del sumo, portando con sé una storia di dedizione e rispetto profondo per il loro ruolo.
Un coltello per l’harakiri: ecco perché storicamente i gyoji ne nascondono uno nel kimono
I gyoji, gli arbitri di sumo, rappresentano una parte fondamentale di questo sport millenario. Il loro ruolo va ben oltre il semplice svolgimento di una gara, contribuendo a creare l’atmosfera unica che circonda il mondo del sumo. I gyoji sono essenziali per garantire che ogni incontro si svolga secondo le regole e le tradizioni consolidate nel corso dei secoli.
I kimono colorati indossati dai gyoji, basati su abiti giapponesi del periodo Heian e del periodo Ashikaga, sono molto più di un semplice abbigliamento cerimoniale. Il colore del kimono varia in base al livello del match e rappresenta la gerarchia all’interno della categoria degli arbitri. Questi kimono sono spesso ornati con motivi tradizionali, che aggiungono ulteriori elementi di bellezza e significato alla loro presenza sul ring.
La formazione dei gyoji inizia quando sono ancora adolescenti, spesso dopo che si sono resi conto di non avere le dimensioni necessarie per diventare lottatori di sumo. Questo percorso di addestramento richiede anni di duro lavoro e dedizione, e solo pochi riescono a raggiungere il rango più alto nella categoria degli arbitri. Ciò dimostra il loro profondo legame con lo sport e la loro volontà di dedicare la loro vita a questo mondo.
Un elemento unico e simbolico dell’abbigliamento dei gyoji è il pugnale nascosto nel kimono. Questo pugnale rappresenta la loro “pesante responsabilità”, come descritto da uno dei gyoji, Shonosuke Kimura. In passato, se un arbitro commetteva un errore di giudizio grave, avrebbe dovuto compiere l’harakiri, l’antico rituale di suicidio giapponese. Tuttavia, questa pratica non è più in uso nella realtà moderna del sumo, data la crescente scarsità di arbitri, il cambiamento nella percezione dello sport e la cultura giapponese che, per ovvie ragioni, ha deciso che l’harakiri non fosse più una pratica accettabile.
Questo profondo senso di responsabilità e l’antica tradizione che circonda i gyoji sottolineano la solennità e il rispetto che il sumo comanda come sport. Ogni aspetto, dalla formazione degli arbitri alla simbologia dei loro abbigliamenti, riflette l’importanza delle tradizioni e dell’onore in questo mondo, consolidando il sumo come uno degli sport più ricchi di storia e significato culturale del Giappone. La figura dei gyoji è una testimonianza di questa ricca eredità.
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