Nell’ambito ambientale, alcune delle tematiche più sottovalutate degli ultimi anni sono senza ombra di dubbio quelle dell’inquinamento e del riciclaggio dei rifiuti.
A cosa mi riferisco? La CO2 nell’atmosfera ha raggiunto livelli esorbitanti a causa degli scarichi industriali, dei gas delle automobili ma un elemento altrettanto grave, riguarda l’inquinamento ad opera di rifiuti dei mari e della terra.
Avete mai sentito parlare della famosa Isola di Plastica nell’Oceano Pacifico? Delle malformazioni degli animali marini? Della plastica che viene ingoiata dagli uccelli? E delle discariche abusive sulla terraferma? Penso che non ci sia null’altro da aggiungere se non che la situazione è davvero fuori controllo.
Tuttavia, oggi, la tecnologia sta facendo passi da gigante in diversi settori; anche nell’ingegneria ambientale dove numerose iniziative, hanno trovato dei modi per ripulire letteralmente la Terra dai disastri finora compiuti.
Molti dei materiali che usiamo quotidianamente possono essere trasformati e ri-utilizzati in altri campi, come la plastica, la carta e il vetro. Ecco perché le tecniche di riciclaggio dei rifiuti sono di fondamentale importanza.
Di seguito vi proponiamo alcune delle idee e delle tecnologie più stravaganti e geniali (ma anche abbastanza comuni) che hanno contribuito nel limitare drasticamente l’inquinamento del pianeta.
Il Riciclaggio dei Rifiuti Plastici
Nella lotta contro l’inquinamento, il riciclaggio dei rifiuti gioca un ruolo fondamentale nello smaltimento della plastica. Tutti quegli oggetti fatti di questo materiale e che a noi danno l’impressione di non essere più di alcuna utilità, sono invece un assetto molto importante come risorsa per la creazione di nuovi prodotti.
Il riciclaggio dei rifiuti inizia da casa con la raccolta differenziata dove i materiali vengono separati tra di loro e successivamente processati. La plastica subisce dunque diversi processi che la trasformano in nuovo materiale utilizzabile.
Oggi, diverse tecnologie contribuiscono con il minor impatto possibile sull’ambiente. E’ così che una bottiglia di plastica può entrare a far parte dei principali componenti di uno scooter, come fiancate o paraurti.
Ovviamente, non tutta la plastica subisce lo stesso processo di smaltimento. Per quella “comune”, come bottiglie, cassette per ortaggi, sacchetti di plastica, piatti e posate, bicchieri e cannucce, si parla di un trattamento ecologico, sostenibile e produttivo al 100%.
E’ il cosiddetto ciclo virtuoso, dove il 75% della plastica viene riciclato e trasformato in nuovo materiale. Il rimanente 25% risulta costituito dagli scarti eterogenei che non sono più riciclabili.
Che fine fanno gli scarti? Vengono trasformati in CSS, ovvero in combustibile solido secondario che viene impiegato nei cementifici in sostituzione del carbone.
Il trattamento pirolitico
Lo stesso discorso non si può applicare ad altre tipologie di plastiche come aste degli occhiali, sedie di plastica, pneumatici o simili, i quali ricevono trattamenti diversi. Nel caso degli pneumatici, il cui materiale è diverso dalla plastica comune, viene usata una tecnologia diversa ma altrettanto efficiente. Tra queste, segnaliamo il trattamento pirolitico proposto da Zappalà Roberto nella sua tesi contro lo smaltimento dei rifiuti plastici.
Questo trattamento consiste nell’utilizzo di un pirolizzatore a tamburo rotante dell’ENEA – un marchingegno in grado di scindere le molecole della plastica senza l’uso di ossigeno, quindi senza causare gas e fumi – e di un modello che sfrutta le deviazioni standard delle composizioni dei prodotti char, olio e syngas tale da definire la chiusura del bilancio di massa globale.
In sintesi, l’impianto di pirolisi viene associato a un motore “co-generativo” ed un impianto ORC a fluidi organici, per produrre energia elettrica e termica. L’olio e il syngas ottenuti dalla pirolisi sono stati impiegati per fornire la potenza termica necessaria al pirolizzatore e successivamente per produrre elettricità e calore.
Momento, momento, momento! Cosa significa tutto ciò? Il risultato finale, come descritto dallo studio, è quello di un impianto in grado:
• Smaltire pneumatici usati;
• Produrre energia elettrica;
• Produrre energia termica.
Seabin, il “cestino marino” per il riciclaggio dei rifiuti galleggianti
Lo scopo principale di Seabin è quello di raccogliere i rifiuti presenti nei nostri mari.
L’idea è nata da due surfisti – Pete Ceglinski e Andrew Turton – per salvare la vita degli oceani dal grave problema dell’inquinamento. E’ un innovativo cestino di raccolta dei rifiuti galleggianti, destinato ai mari e agli oceani e molto utili nei porti, dove la quantità di plastica aumenta ogni anno.
Seabin è in grado di catturare fino a 500 Kg di spazzatura all’anno, tra cui mozziconi di sigaretta, micro-plastiche e micro-fibre altamente dannose per la fauna e flora marina. E’ dotato di una pompa che convoglia la spazzatura all’interno di un cestino. Mentre i rifiuti rimangono all’interno, l’acqua ritorna in mare pulita.
Tocca poi all’uomo svuotare la sacca e permettere a questa semplice tecnologia di svolgere il compito per cui è stata creata.
Questi sono solo alcuni degli esempi di avanzamento tecnologico nel campo dell’ecologia che ci aiutano – assieme a delle buone norme da rispettare quotidianamente, come il riciclaggio dei rifiuti – a salvare il nostro pianeta e renderlo un posto migliore.
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