Quando mi avvicino a un fumetto, di solito preferisco mattonazzi che colano trama e complicazioni sin dalla copertina (esempio calssico: Watchmen). Pertanto sono rimasto piacevolmente stupito (nei miei pregiudizi) da Il Norberto Innamorato, il “libro” a fumetti (torneremo dopo su questa particolare definizione) scritto da Marco Ventura, con i disegni di Jessica Ferrero ed edito dalla ManFont.
Perché? Be’, Il Norberto Innamorato è opera apparentemente semplice ma complessa nella sua architettura. È la storia di Norby, il gatto della giovane Anna, che si diverte fin troppo a intromettersi nella vita sentimentale della sua padrona; ma dato che “al destino, come sappiamo, non manca il senso dell’ironia” (cit.) toccherà poi allo stesso Norby soffrire le “pene d’amor perdute” per una giovane micetta e capire cosa si prova dall’altra parte. Il tutto con il sostegno del cane Virgil.
Messa così, sembra una storiella leggera; e in parte lo è, perché tiene compagnia al lettore con piacevolezza per tutte le sue circa cento pagine. Ma, come dicevamo prima, è una semplicità apparente: dietro si cela il gusto della citazione pop, in una infinità di richiami all’immaginario collettivo dei nostri giorni. La storia si apre con una rivisitazione in chiave felina, divertente ma fedelissima, di Indiana Jones e l’ultima crociata che subito fa entrare il lettore nel tono della storia.
Perché “libro” e non semplice fumetto?
Lo abbiamo definito prima libro e non semplicemente fumetto. Perché? Innanzi tutto, è l’autore stesso, Marco Ventura, che nelle note introduttive lo specifica:
Ah, non spaventatevi se lo chiamo libro. Questo è davvero un libro a fumetti e tale dovrebbe essere la sua definizione. Qui in Italia, purtroppo, non siamo abituati a pensarla in questo modo, ma vale la pena cominciare a farlo. “Fumetto” è veramente riduttivo come termine e “Graphic Novel” decisamente troppo da fighetti
E noi siamo d’accordo: la marea di richiami e i vari livelli di lettura lo rendono qualcosa di più della semplice opera letta per passatempo. Sarebbe divertente rileggerlo più volte – e il “libro” si presta volentieri – per cercare ogni volta di cogliere qualche nuovo riferimento, a cominciare dal titolo che è evidente richiamo all’Orlando Innamorato di Matteo Maria Boiardo- che tutti voi ricorderete per averlo studiato a scuola, vero?.
Pertanto, noi vi consigliamo a leggerlo. Poi fateci sapere.
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