Il SETI chiude (temporaneamente) la cooperazione col pubblico

“C’è vita nell’universo?” “Siamo davvero soli nel vuoto del cosmo?” o “Dove sono tutti quanti?”
Questi interrogativi hanno spinto l’umanità a spingersi sempre più in avanti nella ricerca astronomica e cosmologica, spingendoci anche a sviluppare tecnologie di ricerca sempre più all’avanguardia, che ci hanno poi permesso di svelare alcuni misteri del cosmo, ma anche di trovarne altri da risolvere.
Tra questi tentativi, un ruolo rilevante lo assume il progetto SETI, nato ufficialmente nel 1974 (anche se alcuni esperimenti etichettati SETI vennero effettuati già negli anni ‘60), il cui scopo è la ricerca di tracce di vita intelligente al di fuori della Terra.

Il programma è tutt’ora attivo e addirittura all’inizio degli anni 2000 è stato dato il via ad un progetto di calcolo distribuito volontario che usa computer connessi ad internet e che è ospitato dalla Space Sciences Laboratory all’Università della California, Berkeley, negli Stati Uniti.Alla base del progetto c’è il software SETI@home che venne rilasciato per la prima volta al pubblico il 17 maggio 1999.

Come funziona il programma SETI?

Wikipedia ci dice che SETI@home ricerca possibili prove di trasmissioni radio da intelligenze extraterrestri utilizzando i dati di osservazione del radiotelescopio di Arecibo. Questi dati vengono poi raccolti mentre il telescopio è utilizzato per altri programmi scientifici. I suddetti dati vengono successivamente digitalizzati, immagazzinati ed inviati ai server di SETI@home. In seguito, vengono divisi in piccoli pezzi in frequenza e tempo, ed analizzati grazie al software per cercare i segnali (cioè le variazioni di segnale che non possono essere attribuite al rumore e che contengono informazioni).

La particolarità di SETI@home consiste nell’essere in grado di far analizzare ogni blocco di dati, tra i milioni di blocchi risultanti, dai computer dei volontari e poi avere indietro il risultato dell’analisi. In questo modo, quello che sembra un problema molto oneroso in termini di analisi dei dati è ridotto ad un problema molto più ragionevole grazie all’aiuto di una grande comunità di volontari.

In soldoni, SETI@home utilizza le capacità di calcolo di computer in rete di volontari, che hanno scaricato il programma, per suddividere i calcoli dei dati stessi. Ciò significa che chi voleva sentirsi parte del programma di Ricerca di Intelligenza Extraterrestre, aveva la possibilità di scaricare il software gratuito, recentemente disponibile anche per piattaforma Android, e lasciarlo lavorare anche in background, di fatto sempre su Wikipedia viene detto che poteva girare sia come screensaver che come programma in esecuzione vero e proprio, dato che non interferiva col lavoro dell’utente, ma sfruttava la capacità residua di calcolo del pc in virtù del fatto che ogni singolo pacchetto era grande circa 0,35MB (neanche un floppy!).

Data l’accessibilità al progetto, questo divenne, nel tempo, molto popolare; tale popolarità, tuttavia, è anche la causa della decisione del progetto di chiudere la parte “@home” dell’impresa. Come mai?
Per 20 anni, migliaia di personal computer in tutto il mondo hanno analizzato i segnali provenienti dallo spazio e filtrato il rumore che è poi diventato il sottoprodotto dei satelliti e delle onde radio terrestri. Perciò la quantità di dati che è stata generata è enorme, numericamente si parla di milioni di dati, il che rendeva impossibile, per dei semplici umani, recuperarli ed analizzarli in tempi ragionevoli.

Per tale motivo, come fa notare la web review SlashGear, SETI utilizzerà dei tempi di inattività, consentendo al suo numero estremamente ridotto di ricercatori di esaminare quasi 20 anni di dati, per vedere se possibili segnali interessanti siano stati raccolti ma non notati. il set di dati verrà ulteriormente setacciato tramite filtri aggiuntivi per eliminare eventuale altro rumore.

Va detto che lo stesso SETI continua comunque a funzionare anche senza la parte rivolta al pubblico, e non si sa se quest’ultima potrebbe essere fuori servizio a lungo. Esiste cioè la possibilità che una volta che il team abbia finalmente completato l’esame dei dati, potrebbe nuovamente riaprire le porte di SETI@home al pubblico, continuando gli sforzi combinati dell’umanità per cercare informazioni extraterrestri.

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Giovanni

Sono alto nella media; sono robusto nella media; sono bello nella media; sono intelligente spropositatamente. Detto questo devo rendere noto solo che adoro la fantascienza in tutte le sue forme; gioco frequentemente on line al vecchio (immortale) Jedi Knight: Jedi Academy e mi diletto leggendo manga che considero 'di un certo livello'. Ho studiato fisica, perché mi hanno sempre incuriosito i meccanismi che regolano la realtà intorno a noi, ma l'oggetto vero della mia passione sta milioni di chilometri sopra di noi, e si mostra appena solo di notte, il cosmo, coi suoi oggetti affascinanti e fenomeni terribilmente meravigliosi. Il resto è vita comune, poco accattivante.
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