Oggi 5 marzo è il giorno post-voto in cui si può valutare e vedere cosa effettivamente sta succedendo in Italia dopo mesi di campagna elettorale martellante e incessante. Questa campagna elettorale che ha segnato, nel bene e nel male, una decisione storica per tutti gli Italiani.
Nella notte tra il 4 e il 5 Marzo 2018 siamo arrivati alla conclusione che l’Italia è un paese, al momento, ingovernabile. Non esistono delle vere e proprie forze politiche capaci di prendere il sopravvento l’una sull’altra per questioni puramente aritmetiche e di differenze culturali tra le varie regioni dell’Italia.
Ma ripartiamo da qualcosa di totalmente differente rispetto a come eravamo arrivati al giorno del voto, ovvero abbiamo ora una convinzione: il centro sinistra è distrutto mentre i movimenti populisti stanno dominando.
Al momento quello che ci risalta subito agli occhi è che il Movimento 5 Stelle e la Lega sono i partiti più forti e con una crescita incredibile nel corso dell’ultimo anno, sopratutto considerando che siamo arrivati al voto con una Lega che era stata inserita in una lista di centro destra solo per fare da galoppino al ben più blasonato partito di Forza Italia, che a sua volta ha fatto la fine del Partito Democratico ovvero eclissarsi nella miriade di voti che sono andati a perdersi nel giorno più lungo per la politica Italiana.
Proviamo ad analizzare cosa effettivamente è successo e come mai siamo arrivati ad una situazione di stallo totale in cui oramai non esiste più ne destra ne sinistra, ma solo degli estremismi forse persino eccessivi anche per l’attuale stato dell’Unione Europea.
Partiamo da chi ha perso in maniera decisiva questo voto, ovvero il Partito Democratico.
Il partito democratico è stato, nel coro degli ultimi anni, un marasma di problemi e soluzioni poco pratiche che si è concentrato più sul mantenere gli standard buoni con l’Europa ma tralasciando completamente l’Italia. Questo ha portato ad un malcontento generale anche delle persone che prima votavano il PD.
Alle elezioni del 2013 il PD si presentava con il 25,4% di preferenze a livello Italiano mentre adesso si attesta intorno al 19%, una perdita del 6% che quantifica esattamente quanto la gente sia scontenta del governo che ha portato più cambiamenti a livello Primo Ministro rispetto che ai cambiamenti effettivi fatti nei salotti della politica. Questo dato è così insoddisfacente che anche il segretario del partito, Matteo Renzi, non ha potuto che ammettere il totale fallimento di questa campagna.
Ma non è stata la campagna il vero problema di questo partito. A mio avviso è stata tutta la legislatura che ha peccato su tante riforme e su troppi cambiamenti di persone e non solo all’interno di esse: sfruttando il fattore che il partito era vincente e che bastava un esponente per esso per poter comandare, si sono alternati Letta, Renzi e Gentiloni in una guerra fratricida che ha solo scatenato il caos all’interno.
“È chiaro che per noi si tratta di una sconfitta molto evidente e molto netta. Stiamo seguendo l’evoluzione dei risultati collegio per collegio. Le valutazioni più compiute sull’esito del voto le farà il segretario domani mattina” @maumartina
— Partito Democratico (@pdnetwork) 5 marzo 2018
Gli Italiani si sono stancati ben presto di un partito che ha risolto poco in Italia, peccato che non abbiano però visto effettivamente cosa sia successo per l’Italia a livello Europeo dove, dopo anni di oscurantismo, siamo tornati ad essere una forza richiesta anche grazie all’ottimo lavoro svolto da Gentiloni negli ultimi mesi. Purtroppo però nell’era social fa più scandalo la Boschi con Banca Etruria piuttosto che uno spread finalmente stabile e una struttura ben stabile che stava iniziando un percorso lungo che poteva solo andare a migliorare. E qui arriviamo al secondo punto.
Il voto di pancia, il voto alla Lega e la caduta di Berlusconi
Un voto di pancia, un voto fatto di populismo galoppante che ha portato un partito legato quasi esclusivamente all’alto nord Italiano a diventare la terza forza in Italia e il primo partito del Centro Destra. Matteo Salvini è riuscito nell’impresa in cui neanche il fondatore del partito stesso era mai riuscito, portare la Lega ovunque con percentuali altissime anche in regioni storicamente contro.
L’idea di Salvini è stata vincente, visto che sono passati dal 4% del 2013 al 18% del 2018 con un lungo lavoro di comunicazione e frasi populiste che a cosa normali non avrebbero ingannato nemmeno un bambino. Purtroppo è riuscito invece a far vedere solo gli aspetti negativi della vecchia legislatura cavalcando le onde impervie del malumore Italico come solo un capitano di vecchio corso poteva fare. E il risultato è ora sulla bocca di tutti: da partito estremo messo nella lista di centro destra per prendere dei voti nel nord è ora la prima forza politica di quella coalizione.
La mia prima parola: GRAZIE! pic.twitter.com/DRXiWVAHQp
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 4 marzo 2018
La campagna Social, l’essere onnipresente in televisione, il non essere mai votato e il fattore del “nuovo che avanza” ha dato a Salvini la spinta giusta per ottenere il risultato notturno con una sequenza di escamotage che lo hanno reso appetibile, cavalcando l’attuale paura degli Italiani e mettendosi davanti come paladino della giustizia italiana, a tutte le zone d’Italia dove c’è effettivamente un sentore di ritorno all’indipendenza monetaria o al federalismo nazionale.
Qua però si va a scontrare con un grosso problema del suo programma elettorale: i costi.
I costi del programma elettorale di Salvini sono veramente enormi e non si ha ancora ben chiaro come pensi di poter risolvere davvero tutta la situazione che al momento è presente in Italia. Lui si sta basando fin troppo sul fattore che gli Italiani ce l’hanno con gli Immigrati, con l’Europa ladrona (da cui però percepisce un lauto stipendio) e soprattutto sul motto rubato a Casapound: PRIMA GLI ITALIANI.
Una frase quasi da Oscar, se non fosse che al momento questa frase suona più come alcune frasi sentite in un ventennio non proprio felice per la nostra cara nazione.
A questo però dobbiamo anche valutare un fattore legato alla lista di Centro Destra che era capeggiata e portata avanti da Silvio Berlusconi: Forza Italia ha perso oltre il 7% passando dal 21% del 2013 al 14% e dimostrando che, per una volta, gli Italiani si sono stancati delle parole e dell’economia prevista da Berlusconi nel futuro.
E che questo 7% è in gran parte finito proprio alla Lega, sancendo così la caduta di Silvio che per la prima volta non è più la prima forza in una coalizione da lui creata ma, anzi, si trova in una posizione di svantaggio rispetto al passato come non era mai successo.
Berlusconi ha commesso l’errore di parlare, come per il PD, con una classe economica e a retaggio culturale che rifletteva molto sul futuro ma pensando anche ai problemi, mentre quest’anno è andata per la maggiore il famoso voto di pancia e di protesta che ha caratterizzato il voto 2018 in ogni sua salsa. Questo ha portato quindi alla sconfitta non prevista e al fattore crescita di un partito che per anni è stato nell’Ombra della coalizione e che invece ora si staglia come unica realtà valida per il centro destra.
Ma è giunto il tempo di passare alla terza forza, quella che ha fatto scattare una bomba totale anche sui mercati azionari, confermando tutte le previsioni che si sono create nel corso degli ultimi mesi.
Ciao Beppe, noi vinciamo anche senza di te.
Ecco qual è il primo partito in Itala, quel partito nato nel blog di un comico come movimento di protesta, che è cresciuto nelle piazze e si è realizzato nel 2018 grazie alle scadenti presenze politiche che hanno lavorato nel corso degli ultimi anni. A partire dal 2009 al 2018, in quasi 10 anni, il Movimento 5 Stelle si è attestato sull’incredibile risultato del 32,4% a queste elezioni contro il 25,5% del 2013, guarda caso sono più o meno i voti persi dal PD nel medesimo lasso di tempo. Se nel 2013 poteva essere un voto dato per dare uno smacco alla politica, adesso è un voto di pura violenza mediatica che dovrebbe fare in modo che i politicanti inizino a capire che quell’oggettino tanto carino con cui giocavano è diventata una delle realtà più potenti di questa Italia.
Ma andiamo ad esaminare anche qui i motivi che hanno spinto il M5S così tanto in alto. Si parte dal voto di pancia e di protesta, di cui sono stati precursori rispetto alla Lega, fino ad arrivare al voto di tantissime persone che non si sono sentite più rappresentate dall’attuale classe politica e che dunque sono andate direttamente al sodo votando un partito che non fosse legato ai vecchi schemi che hanno fatto infossare l’Italia nel corso degli ultimi 20 anni.
Inizia la #TerzaRepubblica, la Repubblica dei Cittadini https://t.co/vGa1mEPrCI pic.twitter.com/u5uDOB5fsG
— Luigi Di Maio (@luigidimaio) 5 marzo 2018
La vera problematica è che molte di queste persone non sono però andate a leggere il programma del Movimento, non hanno nemmeno seguito la campagna elettorale o, in altri casi, si sono fidati ciecamente di tutte le notizie che circolavano dai vari siti e social legati ad esso. Ricordiamo come il Movimento sia nato sul Web e da esso trae il maggior profitto a livello elettori, i più carnali come neanche gli estremisti hanno.
L’uscita di Grillo e la morte di Casaleggio, secondo chi fa i sondaggi, avevano ridotto il M5S di un vero leader che seguisse il processo di crescita del partito, ma questo è stato uno degli errori più grandi mai commessi dagli addetti ai lavori, soprattutto considerando il fattore che la gente era già abbastanza delusa dai governi precedenti e che nelle ultime settimane girava sempre di più la frase “Loro non ci sono mai stati, vediamo come va”. Il vediamo come va si è trasformato nel primo partito in Italia e soprattutto si è trasformato nella figura di Luigi Di Maio, Italiano medio e qualsiasi, che è riuscito a diventare una figura di controllo per tutto il partito e una figura da imitare e seguire per l’Italiano.
E quindi, dopo il voto cosa succederà?
Questo ancora non c’è dato saperlo, possiamo solo ipotizzare che, viste le forze in campo, Mattarella avrà parecchio da faticare per tenere tutti al proprio posto e avrà anche il compito ingrato di scegliere se mandare avanti un governo di larghe intese o semplicemente di rimandare indietro tutto e indire nuove elezioni, nuove elezioni che probabilmente servirebbero solo a fare un voto fotocopia di questo visto che in tutta Italia c’è un enorme indecisione sui partiti e su cosa essi possano effettivamente portare al nostro stato.
Unica nota sicura è che c’è un senso di assenza totale delle Istituzioni e soprattutto non c’è fiducia nell’Europa attuale, vista quasi come un problema più che una risorsa.
Per alcuni versi sembrerebbe di essere tornati in un periodo buio stile medievale, dove se il proprio orto coltivava bene tutto era apposto. Il populismo è dilagante e l’accesso al web a chiunque abbia una connessione internet ha creato delle votazioni forse un po’ falsificate, forse un po’ generiche e sicuramente non ragionate con la testa ma con la pancia, con l’istinto che porta il mondo a votare un insediamento non stabile, il tutto in linea con la famosa canzone critica di Gabbani del 2017.
Il dado non è tratto, questo è sicuro, l’unica cosa sicuro è che l’incertezza regnerà sovrana fino a fine Marzo.
Ti è piaciuto questo articolo? Dicci cosa ne pensi nei commenti qui sotto o esplora altri contenuti dal nostro menù!
Hai una storia da raccontare o un'opinione da condividere? Mandaci il tuo articolo scrivendoci a [email protected].
Vuoi unirti al nostro team e collaborare con noi? Scopri come candidarti alla pagina dedicata: collabora.