Immagini dalla Luna: sempre più spettacolari grazie alla radioastronomia

L’utilizzo dei radar per l’acquisizione delle immagini della Luna non sono certo una novità, ma la radioastronomia ci ha donato scatti della Luna spettacolari come non mai. Grazie a questo nuovo radar, i corpi con una grandezza di cinque metri diventano chiaramente visibili. Inoltre, queste immagini sono il risultato di un test di prova, quindi non si esclude la possibilità di vedere ulteriormente potenziato il macchinario presto.

Con questo test, la Green Bank Observatory (GBO) della National Science Foundation, a National Radio Astronomy Observatory (NRAO) e la Raytheon Intelligence & Space ci hanno dato un assaggio delle future potenzialità della radioastronomia.

Un nuovo sguardo sula Luna

Le immagini sono state prodotte attraverso la radioastronomia, estremamente utile e utilizzata per catturare immagini là dove non arriva la luce.

Il Green Bank Telescope situato in West Virginia è dotato di un radiotrasmettitore utilizzato per inviare onde radio verso la Luna. Le onde di ritorno sono state indirizzate poi verso i telescopi di Very Long Baseline Array (VLBA), i quali hanno prodotto le immagini.

Raffigurata in queste immagini troviamo la regione Hadley-Appenine della Luna, conosciuta anche in quanto zona di atterraggio della missione Apollo 15. Punti notevoli dell’immagine sono il cratere Hadley C, dal diametro di 6 km, e Hadley Rille, il condotto scavato da una colata di lava e che appare come un alveo di un fiume.

Come funziona la radioastronomia?

L’utilizzo di onde radio applicato all’astronomia presenta una serie di vantaggi rispetto alla luce. La luce può avere difficoltà nel penetrare l’atmosfera terrestre ed essere addirittura annullata dall’inquinamento luminoso. Inoltre, ha necessità di venir prodotta o riflessa dall’oggetto che si intende analizzare, tutte difficoltà da non sottovalutare.

Le onde radio non incontrano invece questi problemi. La radioastronomia utilizza spesso onde radio o microonde per produrre immagini di oggetti estremamente distanti o non raggiungibili dalla luce. Basti pensare che la prima immagine della superficie di Venere, non visibile a causa della coltre di nubi che la oscura, è stata catturata così.

Il funzionamento è simile a quello dei radar sulla superficie terrestre. Le onde radio trasmesse verso la Luna – o qualsiasi altro corpo si voglia studiare – rimbalzano sulla superficie e ritornano alla Terra. I radiotelescopi infine registrano le onde di ritorno. In questo caso, i telescopi del VLBA, che si estendono dalle Hawaii alle Virgin Islands, hanno raccolto le immagini. La grande distanza tra i telescopi riceventi aiuta a migliorare la risoluzione dell’immagine finale.

Cosa aspettarci dal futuro

Questa operazione è stata solamente un test, una dimostrazione delle capacità dei trasmettitori di cui disponiamo attualmente. Adesso gli sforzi saranno indirizzati alla costruzione di un macchinario ancora più efficiente che scandaglierà i corpi del Sistema Solare. Questo permetterebbe non solo di produrre immagini in alta risoluzione, ma anche di mostrare oggetti prima celati dall’assenza di luce.

Secondo gli scienziati coinvolti nello studio, implementando questa tecnologia si potrebbe arrivare a studiare i copri che si trovano oltre Nettuno. Il direttore del GBO, Karen O’Neil, ha affermato che potrebbe essere una svolta nello studio del Sistema Solare. Progredire nella radioastronomia vuol dire avvicinarsi alla scoperta di tutto quel che è rimasto celato fino ad ora nel Sistema Solare.

Stando ai report della ricerca, il nuovo sistema non sarà pronto prima del 2024 e il progetto costerà milioni di dollari se approvato.

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