Se qualcuno di voi non avesse idea di chi sia Neil Gaiman, potrebbe essere un’ottima idea recuperare alcuni dei suoi lavori, come ad esempio Neverwhere (il mio preferito) o American Gods. Vi basti sapere che stiamo parlando di uno dei più famosi autori fantasy dell’ultimo decennio: vincitore di una mezza dozzina fra premi Nebula e premi Hugo, autore di una serie di romanzi acclamati dal pubblico e di svariati fumetti ed episodi di serie TV (ad esempio l’episodio La moglie del dottore nella sesta stagione di Doctor Who). Una persona che si può definire — senza rischiare di esagerare — di successo. Eppure, come testimonia la citazione che state per leggere, una persona che ha sofferto, almeno una volta, della cosiddetta impostor syndrome o italianamente conosciuta come Sindrome dell’Impostore.
Some years ago, I was lucky enough invited to a gathering of great and good people: artists and scientists, writers and discoverers of things. And I felt that at any moment they would realise that I didn’t qualify to be there, among these people who had really done things. On my second or third night there, I was standing at the back of the hall, while a musical entertainment happened, and I started talking to a very nice, polite, elderly gentleman about several things, including our shared first name. And then he pointed to the hall of people, and said words to the effect of, “I just look at all these people, and I think, what the heck am I doing here? They’ve made amazing things. I just went where I was sent.”
And I said, “Yes. But you were the first man on the moon. I think that counts for something.” And I felt a bit better. Because if Neil Armstrong felt like an imposter, maybe everyone did. Maybe there weren’t any grown-ups, only people who had worked hard and also got lucky and were slightly out of their depth, all of us doing the best job we could, which is all we can really hope for. Neil Gaiman
Che cos’è la Sindrome dell’Impostore (Impostor Syndrome)
Se andassimo a cercare la definizione di impostor syndrome, troveremmo una cosa di questo tipo: “la sensazione che i propri successi non siano reali o che non ci si meriti ciò che si ha”. Il terrore viscerale che qualcuno, prima o poi, si renda conto che ciò che abbiamo conquistato e i nostri risultati non siano la conseguenza di competenza, impegno e passione ma fortuna o, peggio ancora, finzione. La convinzione di essere arrivati dove si è in pura virtù del principio del “fake it ‘til you make it” — insomma, di essere una frode, una fregatura, una mera illusione.
Il fenomeno dell’impostor syndrome è stato individuato per la prima volta nel 1978 in un paper sulla rivista Psychotherapy. Le autrici, Clance e Imes, hanno introdotto il termine studiando l’incapacità di interiorizzare i propri risultati presente soprattutto nelle donne di successo e nei membri di minoranze.
Da allora, gli studi si sono moltiplicati (pur mancando un inserimento del disturbo nel DSM): nel 2017, un sondaggio ha rivelato come un terzo dei millennials ne soffra in qualche forma, principalmente a causa dell’intimidazione subita sul posto di lavoro. Più in generale, un articolo sull’International Journal of Behavioural Sciences stima che intorno al 70% delle persone soffra di impostor syndrome ad un certo punto della propria vita, e studi più recenti suggeriscono come si tratti di un disturbo “paritario,” che colpisce cioè persone di ogni etnia e provenienza sociale.
Quali siano i sintomi dell’impostor syndrome è difficile dirlo, dal momento che ogni esperienza è diversa, ma Lou Solomon — autrice e fondatrice dell’azienda di comunicazione Interact — nella sua conferenza a TEDxCharlotte ne ha citati quattro come principali, nelle sue parole i Fantastic Four: ansia, perfezionismo, insicurezza e paura di fallire. Sebbene non si tratti di una condizione mentale diagnosticabile, dunque, ha importanti collegamenti con disturbi dell’ansia e dell’umore (come la depressione) — soprattutto nel caso di chi definisce il proprio valore come essere umano esattamente come il risultato del proprio lavoro.
Quando si parla di Sindrome dell’Impostore (o di Impostor Syndrome), si tratta di una condizione subdola e tuttavia comune — al punto da colpire anche chi, come Neil Gaiman, a prima vista non avrebbe motivo di dubitare dei propri successi.
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