Oggi parliamo di niente poco meno che BlackBox, una miniserie a fumetti di genere distopico/steampunk. Yey!
E chi meglio dello sceneggiatore, Giuseppe Grossi, e il fumettista, Mario Monno, poteva introdurci in questa fantastica iniziativa?
Ecco la nostra chiacchierata!
1) Che cos’è BlackBox?
G: Blackbox è una miniserie a fumetti edita da Hyppostyle. Sarà composta da tre albi di 60 pagine a colori e se dovessimo accostarla ad un genere, direi che è si tratta di una distopia steampunk in cui la tecnologia ha un ruolo molto importante. Ma è anche una storia piena di contrasti e di sentimenti opposti, dall’odio all’amore, dal rimpianto alla compassione.
2) Com’è nata l’idea di questo progetto?
G: Il cuore del racconto nasce nel dicembre del 2013, quando scrissi il soggetto di un cortometraggio animato. Purtroppo in Italia questo genere audiovisivo non ha mercato, per cui dovevo trovare un altro mezzo per raccontare quella storia. Così ho pensato che il fumetto potesse essere l’habitat ideale per raccontare quello che avevo in mente e la matita di Mario era perfetta per lo stile visivo che avevo in mente. Partendo da questa idea, ho creato una città immaginaria (Ecrònia), con le sue abitudini e i suoi costumi, in cui i protagonisti di quel corto potessero muoversi. Da appassionato di cinema, sicuramente Blackbox è impregnato di tanti film che inconsciamente o meno hanno influenzato la mia scrittura. Diciamo che molte persone a cui descrivo velocemente la storia pensano subito ad “Hunger Games”, ma se le premesse sembrano simili, lo sviluppo va da tutt’altra parte.
3) Potreste svelarci qualche curiosità sui personaggi?
Credo che la protagonista principale sia Ecrònia, la città dove è ambientata Blackbox. E’ una megalopoli sconfinata, piena di vicoli, fabbriche, quartieri diversi. Ma soprattutto vincolata ad una serie di rituali che influenzano fortemente la vita di ognuno dei suoi abitanti. All’interno di questo grande ingranaggio urbano, la storia segue le vicende di Isaac, un quarantenne molto facile all’ira e di sua madre Judith, una vecchia giostraia con la quale non va affatto d’accordo. Per ora non possiamo dire altro…
4) Cosa vi aspettate da questo progetto?
Nel suo piccolo, Blackbox rappresenta una sfida perché, soprattutto in Italia, il fumetto steampunk non ha mai avuto molto spazio. Per questo, esordire con un genere ancora acerbo è stimolante, ma in parte rischioso. Quello che mi aspetto è sicuramente incuriosire il lettore e offrirgli vari piani di lettura. Uno più immediato che lo spinga ad incuriosirsi allo sviluppo della trama e uno che possa fornirgli uno spunto di riflessione. Di certo quello che sta già accadendo è un continuo apprendimento del processo produttivo di un fumetto. Essendo alla mia prima esperienza, sto imparando molto; non solo ad asciugare e a rendere funzionale la scrittura, ma anche a rapportarmi con disegnatore ed editore. Fare fumetti significa adottare una visione d’insieme.
5) Quando e dove sarà possibile acquistarlo?
Al prossimo Lucca Comics presenteremo un numero “zero” di 16 pagine che presenterà nel dettaglio il nostro protagonista (Isaac) dando parecchie informazioni su altri personaggi della serie. Mentre il primo albo vero e proprio uscirà al Comicon di Napoli (maggio 2016) per poi arrivare nelle fumetterie e nelle edicole di tutta Italia.
Ma ora conosciamo un po meglio i realizzatori di questo progetto!
1) Ragazzi raccontateci qualcosa di voi!
Giuseppe Grossi: Nato a Bari nel sempre più lontano 1985, studia sociologia per poi lavorare come autore radio-televisivo. Oggi è un critico cinematografico che scrive per riviste (Duellanti) e web magazine (movieplayer.it). Blackbox segna il suo esordio da sceneggiatore nel mondo dei fumetti.
Mario Monno: Nato a Bari nel 1989, si diploma in grafica pubblicitaria virando poi verso il campo dell’illustrazione e del fumetto. Inizia a lavorare nel 2010 realizzando le matita del secondo volume di Mystura-Le leggi fisiche del male e altre collaborazioni da freelance.Attualmente è al lavoro sulle pagine di Blackbox.
2) Mario, che tecniche grafiche utilizzi per disegnare? Quale preferisci e perchè?
Il mio lavoro si basa su tecniche tradizionali di disegno quindi, matite, pennelli, pennarelli, chine e altri strumenti vari. Questo perché mi dà la possibilità di gestire meglio tutto il lavoro ed avere un contatto fisico con la tavola magari, a discapito delle tempistiche. Infatti, nel breve periodo, ho intenzione di rinnovarmi passando quindi a delle tecniche digitali con l’ausilio della tavoletta grafica che, a quanto pare, ti permette di lavorare in scioltezza velocizzando alcune fasi del processo lavorativo delle tavole.
3) Aspirazioni per il futuro?
Mi piacerebbe lavorare per il mercato estero, in primis quello del bande dessinée francese. Sicuramente, accumulata un po di esperienza, mi proporrò per le loro case editrici. Il sogno nel cassetto invece è poter lavorare nel mondo del cinema in qualità di storyboard artist, magari negli States. In questo modo riuscirei a legare le mie due passioni di sempre come il disegno e il cinema.
Bene ragazzi! Vi ringrazio davvero molto per la disponibilità che mi avete concesso e vi auguro veramente un grande successo. Non mi rimane che aspettare che esca per poterlo finalmente leggere! In bocca al lupo per tutto, a presto!
Ecco in anteprima esclusiva le immagini delle tavole del progetto con la gentile concessione da parte della Hyppostyle
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