Nella sera di sabato, a Betlemme, è stato arrestato Jorit, artista napoletano che aveva da poco completato un murales dedicato ad Ahed Tamimi – giovane palestinese incarcerata 8 mesi per aver schiaffeggiato due soldati israeliani.
Subito dopo la notizia dell’arresto in Italia c’è stata una grande mobilitazione artistica, intellettuale e non solo.
Di cosa era accusato? Di imbrattamento: Jorit aveva realizzato un gigantesco ritratto di Ahed, solo il volto incorniciato dai capelli, un’opera essenziale e molto forte.
Può essere pericoloso un volto su sfondo nero? Sì. In quelle concitate e brevissime 24 ore, si è potuto assistere ad un assioma che forse avevamo dimenticato: la pericolosità dell’arte.
La prima domanda a cui deve rispondere un’opera d’arte è definire il suo rapporto con il potere. Spesso vanno nella stessa direzione (specie quando il potere commissiona un’opera) ma altrettante volte l’arte va contro il potere e lo fa in forme sottili, pacate se vogliamo.
La fastidiosa potenza artistica di un’opera, spesso riesce ad avere l’effetto di un sasso lanciato nell’acqua: come pochi giorni fa, quando quello che poteva essere etichettato come un “imbrattamuri” ha ricordato al grande pubblico che da qualche parte nel mondo i 17 anni non sempre si festeggiano con gli amici; o col fenomeno editoriale Kobane Calling di Zero Calcare. E citiamo solo alcuni esempi italiani!
Possiamo leggere l’intreccio tra arte e potere in luoghi apparentemente opposti tra loro: nei musei o per strada, dove i murales compaiono all’improvviso e scandalizzano: pensiamo a quello durato pochi giorni dedicato al Papa, o alle più celebri opere di Bansky.
Non tutte le opere nascono per essere stampate sulle magliette, ma per lasciare un seme in chi le guarda. Anche a costo di essere cancellate dallo stesso autore, come fece Blu in polemica con la musealizzazione della street art.
Cosa possiamo aspettarci dalla street art e le sue diverse sfumature? Che venga integrata nei canoni artistici tradizionali o che viva fuori dai contenitori culturali?
Possiamo, o meglio, dobbiamo augurarci che ci siano altri Jorit? Sì, finché un ritratto sarà in grado di destare l’opinione pubblica, devono esserci mani per dipingerlo!
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