Kit Harington, ospite del Toronto Film Festival, critica la rappresentazione LGBT nel mondo Marvel: infatti per il celebre attore di Game of Thrones, “C’è un grosso problema con la mascolinità e l’omosessualità che sembra non possano in qualche modo andare di pari passo”.
Spesso, quando si pensa al mondo dei supereroi Marvel, non si trova molto intuitivamente un qualcuno che vada oltre lo stereotipo del maschio alfa, circondato da donne, ricchezze e fortune, sebbene negli ultimi anni, nel mondo del fumetto e dei cinecomics, siano stati fatti dei tentativi di includere categorie fino ad allora emarginate, sminuite o ridicolizzate; basti pensare, oltre al mondo LGBT, ai personaggi femminili, oppure a quelli di etnia non caucasica.
La critica mossa da Harington
Ma quasi sicuramente la critica mossa da Harington non è rivolta solo al mondo Marvel, ma a tutto il sistema Hollywood: nel 2017 infatti, grazie ad una ricerca della GLAAD che si occupa di analizzare il numero, la quantità e la diversità delle persone nei prodotti delle case produttrici più grandi ed influenti, sono stati individuati soltanto 28 personaggi LGBT. Ma allo stesso tempo anche altre minoranze non sono poi così privilegiate: uno studio della Annenberg Inclusion Initiative dell’Università della South California, esaminando quasi 49mila personaggi in oltre mille film usciti dal 2007 al 2017, ha individuato che solo il 30,6% dei personaggi analizzati sono donna, mentre meno dell’1% appartiene alla comunità Lgbt+. Nel 2017, inoltre, in ben 43 film erano assenti personaggi afroamericani o di colore e in 65 non compariva alcun asiatico o asio-americano. Tutto ciò si rispecchia anche dietro le quinte; dallo stesso studio, su oltre 1200 registi presi in esame, solo il 4,3% sono donne, il 5,2% neri o afroamericani, e il 3,1% di origini asiatiche.
Purtroppo non è da considerare così ovvio il sentirsi rappresentati nei media e potersi immedesimare in dei beniamini che ci rendano più sicuri del nostro modo di essere e delle nostre potenzialità, le quali vengono molto spesso sminuite da questioni superflue come il genere, l’orientamento sessuale o una religione. Forse anche con il consenso che possono muovere grandi nomi, il pubblico può rendersi più consapevole di questa questione, e magari aiutarlo a scegliere film e prodotti di intrattenimento più vicini ad una causa sociale. Infatti è fondamentale ricordare come il fumetto e il cinema siano dei fortissimi strumenti politici e culturali, che possono criticare e mettere in luce problematiche di ogni tempo.
Un consiglio che mi sento di lasciare ai più interessati è quello di guardare questo TED Talk sulla rappresentazione nei fumetti di Bria Davis:
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