Fino a 3 milioni di anni fa le balene non erano come le conosciamo oggi.
Non sempre le balene che conosciamo oggi sono state cosi grandi e possenti.
Un recente studio ha dimostrato come questi mammiferi abbiano subito un cambiamento ed una crescita esplosiva in un tempo relativamente recente, dovuto principalmente al cambiamento climatico.
una domanda che spesso ci facciamo è: come è possibile tutto ciò? Come sono collegati i due fenomeni?
Con questo articolo cercheremo di fare chiarezza e di spiegare la relazione tra la crescita delle balene e il cambiamento climatico.
Che cosa le ha rese così grandi
La balenottera azzurra è la specie più grande in assoluto che conosciamo, con i suoi 33 metri di lunghezza e 160 tonnellate di peso paragonabili a circa 30 elefanti.
Tuttavia 30 milioni di anni fa non erano cosi mastodonti, bensì non superavano i 30 piedi di lunghezza, che corrispondo a circa 9/10 metri. Hanno quindi subito una crescita evolutiva accelerata triplicando le dimensioni.
Studiando i reperti fossili e i modelli filogenetici evolutivi dei cetacei e quindi dei mammiferi, si è risalito che il cambiamento climatico ha influenzato questi cetacei. Lo scioglimento dei ghiacciai ha rilasciato una quantità inimmaginabile di sostanze nutritive, tra cui il Krill che è l’alimento principale delle balene, e il deflusso di tali sostanze grazie alle correnti ha messo a disposizione di questi animali ingenti quantità di cibo.
Oggi infatti la balenottera azzurra arriva a mangiare fino a 4 tonnellate di Krill al giorno. Attualmente sono 84 le specie viventi e più di 400 quelle estinte.
Le origini: teorie evolutive
La linea evolutiva dei cetacei sono i mammiferi e ci sono dei validi motivi se li riconducono a loro:
- sono placentati e partoriscono un piccolo che è molto simile all’adulto
- allattano la prole
- presentano nell’orecchio interno i tre ossicini che abbiamo anche noi umani: staffa, incudine e martello
- la mandibola è costituita da un solo osso
- le balene, oltre ad altri pochi mammiferi tra cui l’uomo, continua a vivere dopo la menopausa
Il fatto che queste siano collegate ai mammiferi terresti fino a poco tempo fa non era chiaro, eppure ci sono elementi affermati dagli scienziati e riconosciuti che li collegano a loro, come ad esempio il fatto che respirano aria e annegano se stanno immersi per più di mezz’ora e le ossa delle pinne pettorali sono omologhe ai mammiferi terrestri.
Due teorie furono proposte:
- 1° teoria: erano correlati al Mesonychidae, ovvero una classe estinta di ungulati simili a lupi, con denti triangolari simili a quelle delle balene. Ma fu respinta 12 anni fa.
- 2° teoria: dalle analisi molecolari di reperti fossili, risultano essere imparentati con gli artiodattili, creature antiche che erano molto simili agli ippopotami moderni.
Ciò fu ricondotto dal ritrovamento della prima proteo-balena in Pakistan: il Pakicetus, un genere estinto di artiodattilo dell’Eocene (circa 50 milioni di anni fa), che presentava le narici sul muso anteriore, una coda lunga e possente e delle zampe lunghe
La scoperta
Nel 2009 una recente scoperta da parte del paleontologo Philip Gingerich, Università del Michigan, e pubblicata dal PlosOne Collection, ha dimostrato che le balene derivano da mammiferi terrestri e che partorivano sulla terra ferma.
Il paleontologo trovò dei piccoli denti e delle ossa che inizialmente si pensava appartenessero a un cucciolo di balena, ma quest’ultime erano troppo grandi. Scavando ancora hanno ritrovato un teschio, la testa di una balena adulta; ricomponendo tutti i pezzi di altri ritrovamenti sul luogo era stato appena scoperto una mamma balena incinta, con ancora il feto.
Fu chiamata Maiacetus inuus, il primo nome significa madre balena mentre il secondo è una divinità romana della fertilità. Poco più avanti furono ritrovati i resti di un adulto maschio dalle dimensioni un pò più grandi, una caratteristica comune anche nei mammiferi odierni.
La Maiacetus inuus aveva 4 zampe con i piedi trasformati a delle pinne per nuotare, ma non erano pinne vere e proprie, non aveva la pinna caudale, il piccolo era rivolto con la testa verso il canale del parte e ciò ci fa capire che partorivano come molti mammiferi attuali, mentre oggi sappiamo che i cetacei partoriscono facendo uscire prima la coda.
Ciò come si spiega? Come fanno oggi i cuccioli a non morire se partoriscono in acqua e respirano aria?
Forse non tutti lo sanno, ma in realtà quando un cetaceo partorisce un piccolo, subito dopo che è uscito le mamme spingono i cuccioli verso la superficie, spronandoli a mettere il muso o lo sfiatatoio fuori dall’acqua per respirare e insegnando loro questa tecnica. E’ una pratica innata, istintiva e soprattutto efficace. Di fatti il legame madre-figlio nei cetacei è tanto forte quanto quella che c’è tra una mamma e il proprio bambino umano.
Di seguito il fantastico video del parto di un’orca, cetaceo, all’acquario di San Diego.
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