“I Robot non possono, in nessun modo, trasgredire alle Tre Leggi della Robotica!”
Quante volte sarà capitato di leggere o sentire questa frase? Ma, in definitiva, cosa sono e a cosa servono queste Tre Leggi?
Io, Robot è, prima di essere un film di successo, il titolo di un’antologia, di racconti scritti da ISAAC ASIMOV, probabilmente uno dei padri putativi della FANTASCIENZA.
Nell’antologia si trova il racconto “Circolo vizioso” (titolo originale “Runaround”) apparso per la prima volta sulla rivista Astounding Science Fiction nel numero di ottobre del 1942. “Circolo vizioso” è, anche, il primo racconto di ASIMOV in cui le famosissime (direi “famigerate”) Tre Leggi della Robotica vengono esplicitamente formulate.
In soldoni, le Tre Leggi della Robotica, sono una serie di informazioni codificate nel cervello positronico dei ROBOT che popolano l’universo ASIMOVIANO (dopo di lui anche in moltissimi dei robot inventati da altri autori) e che ne guidano, secondo ferree regole etiche, vere e proprie leggi, appunto, il comportamento.
le Leggi della Robotica nella loro postulazione originale recitano così:
Prima Legge: “un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che a causa del proprio mancato intervento un essere umano riceva danno”.
Seconda legge: “un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani purché tali ordini non contravvengano alla prima legge”.
Terza legge: “un robot deve proteggere la propria esistenza purché questo non contrasti con la prima e la seconda legge”.
le Tre Leggi della Robotica, nate come espediente letterario, si sono rivelate utilissime per far nascere un filone della fantascienza in cui le macchine sono al servizio dell’umanità e non perennemente impegnate in oscure trame per distruggerla.
Asimov, con le sue Tre leggi della robotica, trasforma i robot da “nèmesi” dell’umanità in macchine d’uso comune, in creature innocue, troppo spesso osteggiate e maltrattate dagli umani…
È una vera e propria rivoluzione narrativa che obbliga l’uomo in quanto tale a scendere a patti con il proprio futuro e a cercare di superare quel “complesso di Frankenstein” che da sempre lo affligge nei confronti del progresso scientifico e tecnologico.
Per ASIMOV progresso e sviluppo sono inevitabili e non ha senso abbandonarsi a recriminazioni contro gli inconvenienti che ne possono derivare, occorre bensì fare in modo che la presenza ineliminabile di scienza e tecnologia sia “al servizio” e non “contro” l’umanità.
A conferma di questo, nel romanzo “I Robot e l’impero”, ASIMOV postulerà una quarta legge, la legge zero: “Un robot non può recar danno all’umanità e non può permettere che, a causa di un suo mancato intervento, l’umanità riceva danno”.
Questo non modifica in nessun modo la sua visione di un universo in cui Esseri Umani e Robot possono convivere a patto che condividano “leggi” etiche di comportamento che ne riconoscano la “pari dignità”.
Probabilmente, nel vedere come “l’umanità”
si rapporta a se stessa, in un mondo in cui i Robot positronici sono ben oltre la soglia della realtà, ASIMOV avrebbe il suo bel da fare per inventarsi leggi, funzionanti, di pacifica convivenza tra umani, credo poi che ne servirebbero ben più di tre….
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