Si parla spesso di ispirazione e creatività, due elementi che oggi sono considerati fondamentali in ambito artistico ma anche nella vita di tutti i giorni. Può capitare, infatti, che l’atto creativo nasca da una fonte di ispirazione e non il contrario, quando si è caccia di stimoli per completare un lavoro o svilupparne uno nuovo. In questo caso, a noi de Il Bosone, ci piace definire questo particolare binomio come “Ispirazione Creativa“, dato che unisce efficacemente la complementarità dei termini. Eppure, quando ne parliamo non siamo certamente detentori di un primato dato che la cultura dell’ispirazione proviene dall’antichità.
Ebbene, tornando indietro nel tempo, quando ancora la religioni cristiane non si erano affermate, vediamo come molte delle figure pagane dell’epoca venissero affiancate all’ispirazione.
Queste entità le troviamo in varie culture: quella greca, quella romana, la bizantina e addirittura nella cultura celtica.
Come spesso accade nella mitologia, esistono molte rappresentazioni di queste divinità sia per le loro vicissitudini, sia per le mutazioni dovute al tramandamento orale delle leggende.
Ma per scoprire quali siano allora, gli Dei che hanno eternato il dono dell’ispirazione all’umanità, non dovremo fare altro che continuare con la lettura della nostra Lista Divinità di antichi tempi e dell’Ispirazione.
Apollo, non solo il Dio del Sole
A chi non è noto Apollo, il Dio del Sole? Per i Greci, la funzione di Apollo era quella di portare il Sole da Est verso Ovest, trasportandolo su un carro guidato da cavalli alati.
Eppure, questa non è sempre stata la sua completa descrizione. Apollo gode di tanti titoli e infatti, solo successivamente gli fu affidata (da Zeus) la responsabilità dell’alba e del tramonto.
Apollo era anche colui che rompeva le maledizioni familiari, il Dio della guarigione e soprattutto dell’ispirazione poetica. Nei testi e in molti dipinti di pittori famosi, lo vediamo raffigurato come un giovane con arco e frecce (l’Arciere Vendicatore) la cui bravura eguagliava la sorella Artemide.
Tra le sue numerose imprese vi è l’uccisione, nei panni di cacciatore, di un drago (chiamato anche Pitone) a Delfi. Ma viene descritto anche come abilissimo musico che con la sua cetra, allietava il corteo nuziale di numerose unioni tra divinità.
Successivamente la cetra fu sostituita dalla lira e così, per tutta l’età classica, Apollo rappresentò l’ispirazione poetica. Ciò viene suggerito anche al fatto che i testi poetici, per molti anni e in alcuni casi ancora tutt’oggi, venivano eseguiti accompagnati da uno strumento musicale a corde.
Apollo era sempre accompagnato da altre divinità, tutte femmine e che rappresentavano le arti, il canto e la musica: le Muse. Tra i numerosi titoli, il Dio del Sole era anche colui che “guida le Muse“.
Esse sono l’espressione e l’incarnazione in Terra di Apollo, le quali potevano toccare e ispirare gli uomini attraverso l’immaginazione creativa.
In molti dipinti troviamo il Dio in compagnia delle divinità, come in Apollo e le Muse di Gustave Moreau, dove le invia a educare e ispirare l’umanità. Ma anche in “Parnaso o Apollo e le Muse” di Simon Vouet .
Gli uomini lo descrivevano come un gentiluomo e per questo a lui furono dedicate statue dove viene rappresentato giovane e bello, dal fisico scultoreo ma con un viso dolce e gentile, dai capelli lunghi e ricci, talvolta biondi e altre neri, con il suo strumento in mano.
Apollo nell’Iliade e nella Divina Commedia
Tanto era adorato per queste sue doti che lo troviamo citato anche nell’Iliade (I, 603, 24,63), che accompagna le sue Muse con il Phorminx.
Con molto prezzo. In man le bende avea,
E l’aureo scettro dell’arciero Apollo:
E agli Achei tutti supplicando, e in prima
20Ai due supremi condottieri Atridi:Iliade – I, 20
Per Dante, che lo cita nella sua Divina Commedia, Apollo era la personificazione dell’ispirazione divina. Nel canto I, 13-36 del Paradiso, il poeta invoca la sua assistenza per “l’ultimo lavoro”, nella speranza che il Dio pagano lo renda degno di indossare il suo simbolo massimo: la corona d’alloro.
O buono Appollo, a l’ultimo lavoro
fammi del tuo valor sì fatto vaso,
come dimandi a dar l’amato alloro.Infino a qui l’un giogo di Parnaso
assai mi fu; ma or con amendue
m’è uopo intrar ne l’aringo rimaso.Entra nel petto mio, e spira tue
sì come quando Marsïa traesti
de la vagina de le membra sue.Paradiso – Canto I, 13-21
Dioniso, la divinità del vino e dell’Ispirazione
Conosciuto anche come Bacco per i romani, Dioniso è il Dio del vino, della vita e del delirio mistico. Anche a lui viene affidato il titolo di Dio dell’Ispirazione, seppur rappresentando una versione più estrema rispetto a quello Apollonico.
Molti sono i miti legati a Dioniso ma tutti hanno un elemento comune: il vino. Egli scoprì la vite e l’uso dei frutti quando era già un adulto. A causa dei suoi trascorsi turbolenti, ebbe la possibilità di farli conoscere ai popoli sulla Terra.
Diffuse tra gli uomini la pratica della viticoltura, della vendemmia e le tecniche per la produzione del vino, facendo scoprire loro l’ebbrezza e la bontà.
Inoltre, Dioniso fu il primo a scoprire e utilizzare il miele nella produzione del vino, usandolo come catalizzatore per la fermentazione. E questo rese la bevanda ancora più dolce e gradevole al palato umano.
A lui si devono le celebri feste dionisiache in suo onore, caratterizzate da banchetti, danze, canti e grandi quantità di vino. Questo conduce al suo ruolo nell’ispirazione.
Questi eventi avevano una funzione liberatoria; gli uomini bevevano in gran quantità, non sentivano dolore o stanchezza ma entravano in uno stato di ebbrezza (sia mentale che fisica) ed eccitazione, un’esaltazione che li portava a seguire il Dio e diventare un tutt’uno con lui.
Si racconta che durante le feste dionisiache, i partecipanti entravano in uno stato di trans, uscendo “fuori dagli schemi” e andando oltre ciò che era la ragione, allargando le loro vedute e dilatando la coscienza fino a manifestare capacità medianiche in virtù dell’entusìa.
Successivamente, a Roma nacque la Bakcheia, il rituale bacchico, che portava il cosiddetto “entusiasmas“, entusiasmo in italiano ma in realtà – etimologicamente – significa “preso da entus”, ovvero preso dall’ispirazione divina.
In quasi tutte le rappresentazioni e reperti storici, Dioniso viene raffigurato come un uomo femmineo, nudo ma con la pelle di una pantera. La sua arma emblematica, con la quale uccide Turide durante lo scontro con i Giganti, è il Tirsio (un lungo fusto ornato d’edera).
Spesso è accompagnato dalle Ninfe e dai Satiri, suoi rappresentanti sulla Terra. Ma questo si deve al suo passato; egli infatti dopo la nascita fu affidato alle Ninfe sul monte Nisa e la sua educazione al satiro Sileno.
Brigid, la divinità del fuoco e dell’ispirazione per il popolo celtico
I celti sono un popolo noto per il loro forte legame con la natura; ogni elemento rappresentava una divinità da venerare e rispettare.
La Dea Brigid è tra le figure mistiche più potenti e controverse; è la patrona della guarigione, dell’arte, della poesia e della fertilità. Anche Dea della primavera e della conoscenza occulta, il suo nome significa “Regina“, Protettrice dei Druidi, Dea del fuoco e della luce, nonchè sposa di Belenus.
Ovunque la Dea passasse, tutto prendeva vita; e sebbene il fuoco viene associato a distruzione, spesso dalle ceneri nasce nuova vita ed è ciò che accade in natura.
Molti nomi le furono assegnati (come Ffraid, Brighid, Berecyntia) ma ciò che la distingue da tutte le altre divinità è la capacità di essere riuscita a sopravvivere persino all’avvento del cristianesimo.
Per i cristiani infatti la Dea divenne Santa Brigida, la nutrice di Gesù. Dei numerosi appellativi cui le vengono assegnati, tre in particolare sono considerati i più significativi e rappresentativi:
- Dea dei guaritori, associata all’acqua. Era per le donne celtiche l’ostetrica e levatrice sia degli uomini (inteso come essere umano) che degli animali; era infatti anche la Dea della fertilità;
- Dea dei fabbri e degli artigiani, collegato in parte al fuoco in quanto dominatrice della passione umana ma anche del fuoco in campo industriale, della tessitura e filatura;
- Dea della poesia e delle arti, dotata di chiaroveggenza e arti della divinazione.
Da questo punto di vista, la divinità Brigid è portatrice di luce ed energia ma soprattutto ispirazione, intesa come musa nelle arti quale è la poesia. Nell’età classica, questa era considerata la forma massima di espressione e ispirazione.
Ma ci viene in aiuto anche l’etimologia del nome della dea; la radice Brigid deriva da “Breo” che vuol dire fuoco, inteso come ispirazione artistica.
Ancora oggi in Irlanda, l’1 Febbraio ha inizio una festa celebrativa di rinascita e purificazione in onore della Dea Brigid: si tratta di Imbolc (che vuol dire “in grembo” in irlandese) e cade proprio tra il solstizio d’inverno e l’equinozio di primavera, quando tutto riprende vita dopo il gelo invernale. Invece, in questo giorno, i cristiani rendono onore a Santa Brigida.
Famosa è la leggenda del “Fuoco di Brigid”; vicino una grande quercia a Kildare il fuoco sacro veniva custodito dalle sacerdotesse per 20 giorni (che erano 20 vergini vestali) affinché non si spegnesse mai. Al termine di questo lasso di tempo, proprio la notte del 20esimo giorno, il fuoco veniva affidato alla divinità stessa.
A Kildare, nel Leinster, che la gloriosa Brigid ha reso famosa, vi sono molti prodigi che meritano di essere ricordati. E il primo fra tutti è il fuoco di Brigid che dicono sia inestinguibile, non perché non possa essere estinto, ma perché le suore lo hanno con così tanta cura alimentato che non si è mai estinto dai tempi della vergine fino ad oggi.
Benchè al tempo di Brigid vi fossero venti serve del Signore, di cui la ventesima era Brigid stessa, dopo la sua morte fino ad oggi ve ne sono rimaste solo diciannove e tale numero non è stato mai aumentato. Tutte in ordine custodiscono il fuoco a turno, ciascuna nella sua notte.
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