Manuscripta 2017: un faro per le rassegne locali

Quando ho letto che si sarebbe svolta la seconda edizione di Manuscripta sono rimasto piacevolmente stupito.

La svendita delle fiere del fumetto negli ultimi anni ha prodotto un numero eccessivo di eventi: per lo più mercatini di fumetti e gadget con gara cosplay e poco altro; in questo panorama desertico, il festival della letteratura a fumetti di Martina Franca è un’oasi di alto valore culturale.

Dopo una prima edizione pregiata nella sua semplicità, ecco che la rassegna si allarga di location e di offerta: negli splendidi locali dell’Ospedaletto, nel cuore del borgo antico di Martina Franca; all’interno dei maestosi saloni del Palazzo Ducale; attraverso una superba mostra collettiva di beneficenza, mostre personali e conferenze.

Manuscripta presenta: Ilvarum Yaga

Ilvarum Yaga, cento disegnatori contro la Strega Rossa rappresenta l’apice dell’attenzione di Manuscripta verso il territorio.

Ben 100 fumettisti hanno risposto alla chiamata alle armi (intese come matite) contro la grande strega: l’Ilva di Taranto; tra loro grandi e piccoli nomi, tra cui spiccano Giacomo Bevilacqua, Zerocalcare e Pietrantonio Bruno, quest’ultimo appena emerso al grande pubblico dopo l’uscita di Caput Mundi.

Ovviamente l’evento è a sfondo benefico a favore dei bambini del quartiere Tamburi di Taranto.

Manuscripta

Il suggestivo Ospedaletto ha ospitato le mostre personali di alcuni fumettisti

Hanno completato il programma Manuscripta tutta una serie di conferenze, presentazioni e workshop. Bellissime le mostre personali che vedono questa volta protagonisti AkaB, Paolo Cristaldi, Lorena Canottiere, Simone Prisco e Serena Schinaia. Personalmente, sono rimasto ammaliato dal senso di inquietudine che viene trasmesso dalle opere di AkaB.

In conclusione, rassegna di alto livello, di valore culturale e sociale. Tanti nomi di primo piano, tante attività, e anche un modo diverso di fare turismo: Manuscripta è sempre di più un faro che vuole indicare alle fiere del fumetto locali, lontane dai giri economici delle “grandi” rassegne, che è possibile fare della buona cultura attraverso la nona arte.

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