Mi sembrava giusto parlare di Mark Millar proprio in questo periodo perché è da poco uscita la sua nuova graphic novel, molto importante nel mondo del fumetto soprattutto perché è la prima prodotta da Netflix. Sto parlando ovviamente di Magic Order, un’opera che regala scene difficili da dimenticare, come quella in cui un feto usa un incantesimo per salvarsi dall’aborto (no, non è una battuta).

Nonostante la presenza di situazioni assurde come questa sia ormai diventata un vero e proprio marchio di fabbrica della sua produzione, in molte opere, Millar, è riuscito a sfruttarle in modo intelligente, a volte usandole come metafore o come scuse per approfondire in poche pagine la caratterizzazione di un personaggio, a volte, come nell’esempio riportato poco sopra, usandole semplicemente in abbinamento al suo humor nero e cinico e per catturare l’attenzione del lettore. Bisogna inoltre ricordare che quasi tutte le situazioni assurde contenute nelle sue storie servono più in generale a destrutturare un’insieme di idee surreali a cui i fumetti e l’industria dell’intrattenimento in generale ci hanno abituato.
Una delle metafore migliori mai usate da Mark Millar è probabilmente contenuta in Ultimates, un insieme di miniserie in cui alcuni dei più importanti personaggi dell’Universo Marvel vengono riscritti per un pubblico adulto. In una delle scene più memorabili vediamo Nick Fury che, mentre pranza con Bruce Banner, gli spiega che il ristorante è pieno di agenti speciali travestiti da clienti, e che il suo abito contiene migliaia di microfoni che registrano tutte le sue conversazioni inviandole in tempo reale ad un gigantesco team di linguisti. In questa scena Millar vuole parlare della paranoia post 11 settembre, di quell’improvviso bisogno di controllare tutto, della presenza di un onnipresente Big Brother.
Nello spin-off Hit-Girl, inserito nella saga di Kick-Ass come preludio a Kick-Ass 2, possiamo vedere invece un ottimo esempio dell’utilizzo di situazioni esagerate e surreali per ampliare la caratterizzazione di un personaggio. Per mostrare quanto sia infantile Chris Genovese (in pratica il villain principale di Kick-Ass 2) Millar descrive il suo patetico tentativo di addestramento per diventare un supercriminale, nel quale cerca di imitare l’addestramento di Bruce Wayne in Batman Begins ma l’unico risultato che ottiene è farsi fregare tantissimi soldi da un sedicente maestro di arti marziali. In questo esempio è facilmente riscontrabile anche il tentativo di prendere una situazione molto comune nella narrativa supereroistica per destrutturarla, in questo caso inserendola in un contesto più realistico e cinico.
L’uso di situazioni assurde, quindi, può non piacere ma non dovrebbe venir bollato subito come un elemento negativo, senza aver prima cercato di comprendere se serve a dare alla storia una particolare sfumatura. Soprattutto nelle opere di Mark Millar.