Stan Lee e la rivoluzione del Metodo Marvel

Come il fumettista statunitense ha rivoluzionato i fumetti

Chi crea mondi si può considerare un dio? In senso lato si. Decenni fa, Jack Kirby (creatore, tra gli altri, di Captain America) intervistato da Gary Grooth per il The Comics Journal, disse “Stan Lee ha il complesso di Dio”. Una dichiarazione potente e provocatoria da parte di uno dei 3 “padri fondatori” del genere che oggi conosciamo. Forse scaturita anche dalle querelle che si sono susseguite nei decenni tra Lee, lui e Ditko (co-autore di Spiderman & more). Ma non del tutto priva di senso. Un ego smisurato, quello di Lee, come quello di tutti i geni. Un ego determinato ANCHE da una visione della propria arte, da una prospettiva lungimirante ed illuminante, il tutto racchiuso nel vero senso della parola, in quello che tutti oggi conoscono con il nome di “Metodo Marvel”.

The Amazing Spider-Man
The Amazing Spider-Man (Vol. 1) n.32-33 gennaio-febbraio 1966

Una rivoluzione in tutti i sensi. Quello che prima era un semplice racconto di storie e strisce, divenne un lavoro ridimensionato nell’intera creazione. Ma ciò non bastava, Lee credeva in una vera e propria immersione dei lettori in una realtà parallela fatta di storie ed immagini, di gergo e contenuto.

Gli albori

Iniziò negli anni 60, durante la direzione della Marvel, dirigendo la posta ed il rapporto con i lettori con uno stile linguistico del tutto personale e confidenziale. In un’epoca, quella del ‘900, che dopo le guerre mondiali si impose convenzioni sociali per regolare la società in una sorta di educazione civica, anche i giornali, i giornalisti e l’editoria in generale sottostava a regole precise per rapportarsi nell’ambito della scrittura. Lee aprì invece una finestra ai lettori giovani e sognatori dove potersi affacciare con altro sguardo, per ritrovarsi tutti in un mondo nuovo, fatto apposta per essere vissuto.

Daredevil
Daredevil (Vol. 1) n.47 dicembre 1968, titolo Originale: Brother, Take my hand

Si iniziò – come dicevamo in precedenza – dal gergo, dalle espressioni linguistiche con un nuovo ed originale stile tutto suo. Alcuni esempi sono nelle espressioni utilizzate nei confronti dei lettori, chiamati “credenti” (altro rimando all’ego del fumettista e dell’importanza che dava al mondo che stava creando) oppure all’ultilizzo di frasi come «abbiamo già detto abbastanza» (alla fine delle anticipazioni riguardanti il numero successivo). Ciò prova in maniera evidente come Lee applicò un linguaggio spiritoso e sensazionale per dare corpo a tutto ciò che veniva offerto ai lettori. Tutto SUPER come lo erano i protagonisti dei racconti. Tale stile fu ripreso anche dai vari editori stranieri in maniera fedele ed apprezzata.

Questo stile determinò – dopo un calo di vendite e popolarità negli anni ’50 degli albi a fumetti tanto che solo alcune testate (Batman, Superman, Wonder Woman) venivano pubblicate regolarmente – un’impennata di vendite ed una diffusione in larga scala che si tramutò in una mole di lavoro incredibile.

Qui, Lee di fatto rivoluzionò il modo di creare i fumetti ispirandosi a diversi studi fatti in precedenza da altri e grazie al successo ottenuto da lui, denominato proprio con il Metodo Marvel.

The Silver Surfer
The Silver Surfer (miniserie di 2 numeri) dicembre 1988 – gennaio 1989, titolo originale: Parable

Il Metodo Marvel

Tale metodo consiste in 3 passaggi chiave. Con lo scopo principale di dare un valore fondamentale di base alla storia ed ai contenuti in primis, piuttosto che alle tavole, al disegno e alle immagini. In questo modo la creazione di un fumetto partiva da ciò che veniva raccontato e non da ciò che veniva semplicemente immaginato.

In tal senso, Lee per discutere di un nuovo numero, prima schematizzava una sintesi di ciò che doveva essere la storia anziché scriverla completamente e fornirla ai disegnatori. Una volta completato lo schema di base, i disegnatori preparavano le tavole sulla base di quello schema, decidendo successione e composizione della story-telling in una scala di grigi. Completato anche questo secondo passaggio, Lee definiva i testi (nelle didascalie e nelle nuvolette) per poi controllare il lettering e la colorazione.

Questi 3 passaggi determinavano circa 4 rimbalzi del lavoro tra fumettisti e disegnatori sino al completamento dell’opera, ridefinendo i ruoli di questi due comparti e sancendo di fatto che i disegnatori divenivano dei veri e propri co-sceneggiatori. Una fusione di compiti che dava corpo ad opere dall’intreccio perfetto.

The Mighty Thor
The Mighty Thor (Vol. 1) n.54 luglio 1968, titolo originale: To Wake The Mangog

Questo metodo effettivamente diede la possibilità a Lee di poter dare non solo alle storie una forma ed un contenuto corposo ma anche di donare ai personaggi trame e tratti psicologici complessi e profondi. Ecco quindi che ci troviamo di fronte, come detto, ad una vera e propria rivoluzione. Ai fumetti per come li conosciamo oggi e di conseguenza agli universi che sono stati trasposti a livello cinematografico grazie a questo metodo Marvel che a quanto pare comunica bene anche con le immagini del grande schermo.

Fantastic Four
Fantastic Four (Vol. 1) n.51 giugno 1966, Titolo Originale: This Man, This Monster

La rivoluzione del fumetto

Dio ha creato un genere, un mondo – in senso lato – ed il nostro immaginario. Ha dato meriti ai disegnatori ma se n’è presi altrettanti rendendosi parte fondamentale di un processo creativo a tal punto da crearsi un’immagine pubblica potentissima, perché ciò che prima era immagine divenne storia e racconto, e la penna era di Lee.

Immagine pubblica talmente forte a livello popolare da oscurare quella di tanti altri fumettisti già citati in precedenza ma altrettanto fondamentali nel secolo scorso per il genere. Talmente forte che si è imposta anche nell’MCU, con i vari cameo ed ester egg nei film e serie tv (una cinquantina) più tanti altri in varie produzioni di tanti altri generi, e a testimonianza di questo, dichiarò:

Non sono io a scrivere la mia parte, altrimenti mi scriverei una scena di mezz’ora. Lo scrivono loro, e mi danno poco tempo perché hanno paura che eclissi le star con la mia performance. (..) amo recitare in questi cameo. Infatti sono molto arrabbiato per il fatto che non ci siano state particine per me in Batman Begins o Superman Returns

Il sempre umile Excelsior!

stan lee
Stan Lee e il Metodo Marvel

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