Quando la realtà supera la fantasia possiamo trovarci di fronte a tutto. Ed è quello che è successo in questi giorni nelle Marche, a causa dello sfogo di un giovane videogiocatore.
Esatto, lo so che state pensando che l’FBI non ha niente a che vedere con l’Italia, ma vi assicuro che in questo caso è dovuta intervenire, anche se in modo meno attivo di quello che potreste immaginare – se siete fan di film e serie sullo spionaggio.
Rage Quit (nel vero senso della parola)
La vicenda è avvenuta in seguito ad un ban (nota per i poco esperti: l’esclusione forzata di un utente da un ambiente virtuale e se non vi dovesse essere ancora chiaro consultato il nostro vocabolario dei termini usati nel gaming), inferto ad un giovane videogiocatore attivo in una piattaforma di gioco online.
Il ragazzo in questione non ha preso bene la notizia di essere stato bandito dal gioco (probabilmente in forma temporanea, per altro) e ha ben pensato di contattare gli amministratori del gioco per richiedere di essere riammesso, minacciando l’estremo gesto se questo non fosse avvenuto. Ma no, ma che avete capito, non ha minacciato di suicidarsi, ma di uscire ad infettare altre persone.
Toglietemi sto cavolo di ban altrimenti chiudo per sempre il mio account. Sono a casa in quarantena e non posso nemmeno giocare… O me lo riaprite istantaneamente o esco e infetto mezzo mondo sappiatelo.
FBI: Federal Bureau of Stai a Casa
Che sarà mai, un classico sfogo da gamer arrabbiato… Purtroppo, con la pandemia in atto, i gestori del gioco hanno ritenuto che il messaggio fosse, secondo la legislazione americana a cui loro fanno capo, una minaccia alla salute pubblica.
Ed è così che hanno contattato l’FBI che dopo aver verificato che l’utente giocava dall’Italia, ha contattato il CNAIPIC (Centro Nazionale Anticrimine Informatico e per la Protezione delle Infrastrutture Critiche) ed il Compartimento Polizia Postale delle Comunicazioni per le Marche.
Tralasciando il fatto che con gli acronimi gli americani sono parecchio più bravi di noi, la polizia è riuscita a risalire all’account del ragazzo. Questi, il cui nickname sembra essere “Kaiser Soze” (che poi manco lo sai scrivere, per questo sì che ti dovevano buttare fuori), è risultato essere stato “bannato” mentre giocava da un account registrato a nome di qualcun altro.
Com’è andata a finire? Denuncia per procurato allarme, con rischio di fino a sei mesi di reclusione.
Oh, ed ovviamente il ban non glie lo hanno tolto.
Fonte della notizia: https://www.google.com/amp/s/www.ilmessaggero.it/AMP/italia/coronavirus_news_ragazzo_denunciato_gioco_online_minacce_quarantena_infettare_contagi-5150474.html
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