Miti e leggende sui fiori di papavero

Iniziano a sbocciare a fine marzo, si moltiplicano tra aprile e maggio, per esplodere a giugno in un mare di colore. I fiori di papavero hanno una molte storie alle proprie spalle. In questo articolo ve ne raccontiamo alcune, in un percorso che va dall’antico Egitto al Dopoguerra.

Dai miti greci al Medioevo

Fin dall’antichità, i fiori di papavero sono noti ai popoli per le loro proprietà. In particolare, la possibilità di utilizzarlo con modalità antidolorifiche e soporifere, ha fatto sì che questo fiore fosse in un primo momento associato alla consolazione.

Si dice che Demetra avesse ritrovato la pace dopo la scomparsa della figlia bevendo infusi di papavero. Lo stesso mito vuole che, al ritorno di Proserpina, la terra si fosse riempita di fiori vermigli.

Già in questo mito, però, il papavero viene associato ad un altro sentimento, la passione amorosa. Pare infatti che lo spuntare dei fiori abbia un doppio significato; da una parte la Terra che accoglie Proserpina a primavera, dall’altra la passione dello sposo che la aspetta nel regno degli Inferi.

Il termine “papavero”, nell’antica Roma divenne sinonimo di “personaggio potente”. Si narra infatti che Tarquinio il Superbo, volendo dare al figlio una dimostrazione di forza, recise con un colpo di bastone tutte le teste dei papaveri del giardino con un unico gesto.

Nel Medioevo, il papavero fu uno dei tanti emblemi della Passione di Cristo; il colore rosso ricordava il Sacrificio ed il sangue. Il fiore entrò quindi a far parte della simbologia cristiana.

I papaveri sono stati poi il soggetto floreale ideale di molti quadri. Van Gogh, Klimt, Monet: tutti sono stati incantati dalla loro bellezza.

Claude Monet “Campo di papaveri” 1873

Papavero come simbolo di libertà

Le leggende sul papavero come simbolo della libertà sono più recenti.

In Inghilterra, il papavero viene utilizzato per ricordare le vittime della Prima e della Seconda Guerra Mondiale. I suoi fiori vengono messi all’occhiello delle giacche durante i giorni di commemorazione.

E’ forse nella tradizione italiana, però, che il papavero ha il maggiore successo nel simboleggiare un concetto ben preciso: la libertà.

Nella canzone popolare Bella ciao, il Partigiano chiede di essere seppellito “sotto l’ombra di un bel fior”.

De Andrè ne La guerra di Piero, parla di “mille papaveri rossi” a fare la guardia alla tomba di Piero.

Risale al periodo della Resistenza, l’usanza di apporre sulle tombe dei partigiani un fiore di papavero.

Foto tratta da La mia Resistenza, di R. Denti.

Il colore rosso rimanda in questo caso a concetti come ribellione, rivoluzione, passione civile.

Mi piace pensare però che l’associazione nasca dal fatto che il papavero è un fiore libero; cresce nei campi seminati e non, ai bordi delle strade, in mezzo alle rotaie dei binari. Cresce ovunque, e se colto appassisce subito. Non può essere costretto o imprigionato, ne va della sua vita.

Così il papavero è diventato simbolo della Resistenza italiana, e di coloro che lottano per la libertà.

Guarda caso, è proprio nei giorni che concentrati intorno al 25 Aprile che si vedono le più belle distese di campi vermigli.

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Giulia Faggioli

Aligiu: 50% romanticismo, 50% baggianate. Ci sono poche cose da sapere su di me: amo il caffè, i gatti, i libri e gli anni Ottanta. Il mio cuore è verde come l’Irlanda, e nero come la canzone dei Punkreas. Per essere miei amici, rispettate queste semplici regole: la mattina non si parla prima di un’ora dal risveglio, e soprattutto, non fate mai spoiler!
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