Moda e sostenibilità: possono veramente coesistere?

Ecco una domanda che ci poniamo sicuramente spesso. Le fibre sintetiche in fondo non hanno propriamente un impatto nullo sull’ambiente, e l’industria tessile è tra le più inquinanti del pianeta. Il costo ecologico di una T-shirt di cotone, ad esempio, potrebbe stupirvi: consuma più di 2000 litri d’acqua, e produce oltre 10 kg di CO2. Aggiungete l’imballaggio, ovviamente in materiali plastici, ed il trasporto in mezzi che inquinano l’aria, e il gioco è fatto.

Ma non tutto è perduto, confidate. L’ecologia è una delle prime preoccupazioni di moltissime aziende, anche se per quelle più grandi serve ragionevolmente un bel po’ di tempo per riuscire a raggiungere degli obbiettivi concreti. La risposta breve dunque, è sì: moda ed ecosostenibilità possono convivere. E se avete il sogno nel cassetto di diventare designer di abbigliamento, o se siete semplicemente curiosi, date pure un’occhiata alla risposta un po’ meno breve.

I grandi movimenti in corso

Le grandi aziende hanno iniziato diverse iniziative per migliorare la situazione. La maggior parte di esse si è prefissata di ridurre le proprie emissioni in modo considerevole, con scadenze chiaramente non brevi per la difficoltà di agire su una catena di produzione e distribuzione così grande come quella che si ritrovano per le mani. Entro il 2025 alcune, entro il 2030 altre, fatto sta che nei prossimi anni dovremmo riuscire ad avere un calo nelle emissioni in generale dall’industria tessile.

Ma le emissioni non sono l’unico passo intrapreso: alcuni infatti stanno lavorando sul migliorare il proprio packaging, riducendolo alle dimensioni essenziali o rendendolo riutilizzabile, altre sulla sperimentazione di nuovi tessuti. Tessuti ottenuti dagli scarti delle lavorazioni più pregiate, o da buccia ed altri scarti di alcuni frutti. Per non parlare di quei tessuti, come il pile, che vengono ottenuti dal riciclo della plastica.

Inoltre, mentre le grandi aziende hanno bisogno di molto tempo per ridurre il loro impatto, non si può dire lo stesso per le aziende nascenti. Ed è per questo che esistono molte startup che propongono prodotti tessili sostenibili. Ed è sempre per questo che esistono progetti come Fashion for Good, una ONG olandese che cerca questo genere di iniziative per finanziarle e metterle in contatto con grandi gruppi di moda.

Può sembrare poco, certo, ma sono accorgimenti che, messi insieme, potranno lentamente ridurre tanto l’impatto ambientale dell’industria tessile e della moda in generale… E a quel punto si potrà davvero parlare di ecosostenibilità.

Ma noi possiamo fare qualcosa?

Certo che sì. Come in ogni ambito, l’impatto ambientale non lo fanno soltanto le aziende, ma anche i consumatori.

Innanzitutto pensate che un capo che sia composto al 100% dallo stesso materiale è più facilmente riciclabile, quindi un occhio all’etichetta non farà certo male nè a voi, nè al pianeta. Dare una seconda vita ad un vestito è una buonissima pratica… Ma non è questo l’unico modo per farlo.

Comprare, vendere o regalare abiti usati, ad esempio, è un altro modo. Un abito usato è già stato prodotto, quindi è veramente ad impatto zero, non serve nemmeno attivare il processo di riciclo. E se vogliamo mantenere l’impatto a zero, perchè non fare piccole riparazioni ove possibile invece di gettare un abito al primo piccolo difettuccio?

E beh, un’altra buona mossa da fare sarebbe evitare lavaggi superflui. Fate lavatrici soltanto a carico pieno, cercate di utilizzare programmi ecologici, non lavate un vestito che avete indossato solo per breve tempo. E se non è assolutamente necessario, come per una camicia, non stirate i vestiti: se li stendete nel modo giusto non ce ne sarà bisogno. Provare per credere.
Sono piccoli accorgimenti, ma che succederebbe se li seguissimo tutti?

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