MOMO: Cosa si Cela dietro al fenomeno di Whatsapp?

Una stravagante ed inquietante catena di Sant'Antonio sta facendo passare dei brutti quarti d'ora a molti utenti della chat di Facebook

Chi è Momo? Perché gli adolescenti di molte parti del mondo stanno letteralmente impazzendo per questa sorta di incubo digitale sperimentale? Chi c’è dietro? Chi ci guadagna qualcosa e chi ci perde?

Attorno a questa sorta di brutto scherzo, circolano leggende e varie notizie non verificabili. Come al solito internet impazzisce e si scatena a tratti il panico e altre volte, il divertimento. La cosa che bisogna capire però, fin da subito, è che a prescindere dalla buona o cattiva fede degli ideatori di questa macabra catena di Sant’Antonio, rispondere è pericoloso per chiunque. I motivi sono vari e spiegabilissimi da chi conosce un minimo le dinamiche di Internet, dei social e magari persino del deep web. E tranquilli, non c’entrano niente mostri, demoni, serial killer e simili… Forse.

Ma andiamo con ordine; per quanto Momo sia diventato virale in pochi giorni, durante il mese di luglio, magari non tutti sanno di cosa stiamo parlando.

La storia di Momo

Momo Whatsapp
Momo prova a carpirmi il codice segreto

A partire da metà luglio (2018), varie catene di sant’Antonio hanno iniziato a circolare su WhatsApp a partire da numeri principalmente giapponesi, ma anche sudamericani ed europei, che invitavano a mettersi in contatto con un numero specifico, quello di Momo. Contattando lo stesso, una piccola parte di utenti hanno iniziato a ricevere macabre risposte di tipo sia testuale che video, o almeno questo è quello che varie testimonianze affermano. Altre leggende, sostengono che il profilo risponda nella lingua di chi lo contatta e inviti a diffondere lo spaventoso verbo di Momo se non si vuole essere maledetti. Altre persone affermano addirittura di aver ricevuto risposte riguardanti propri parenti ed amici nella chat o di aver ricevuto foto di delitti. Insomma, il delirio.

Il profilo ha come avatar una foto abbastanza paurosa, che raffigura una sorta di mostro dai tratti umani estremizzati, con occhi spiritatati e bocca acuminata. Ben presto, per fortuna, si è capito che l’immagine ritraeva una statua proveniente da un museo d’arte eccentrica di Tokyo, la Vanilla Gallery, nella quale si possono trovare varie statue come quella dell’avatar di Momo.

Perché non conviene rispondere alla catena?

Per quanto ai fan del macabro, dell’orrore e delle creapypasta possa risultare divertente, rispondere a questa chat comporta vari rischi ed alcuni anche molto gravi. I principali ovviamente sono legati alla propria privacy perché si consegnano dati personali in mano a perfetti sconosciuti. Gli si consente quindi di accedere ai nostri profili social, ai nostri interessi, e alle nostre amicizie, ma chi ci dice cosa ne vorranno fare?

Meglio evitare quindi, anche per il rischio di malware (virus informatici), che potrebbero essere spediti tramite chat rendendo lo smartphone ostaggio di malintenzionati.

Aggiungiamo il fatto che vari utenti incuriositi, dopo aver chiamato il numero, hanno visto svuotarsi il proprio credito telefonico.

Chi guadagna qualcosa dall’esistenza di Momo?

Appurato il fatto che questo scherzetto non conviene agli utenti, chi potrebbe invece essere interessato a farlo? Sicuramente uno dei principali soggetti ad usufruire della viralità di questo scherzo è stato il museo dell’arte eccentrica, la Vanilla Gallery di Tokyo. Una pubblicità globale a costo zero è il sogno di ogni brand, e per quanto controversa e scorretta, si tratterebbe di una campagna marketing geniale.

C’è poi il servizio titolare del numero telefonico, di cui non si sa nulla, e che sta svuotando il credito di chi telefona neanche fosse un 899, ma Momo non è così avvenente e sinceramente non vorremmo vederla mentre si spoglia. Di sicuro questo elemento fa credere che dietro a questo meccanismo possa esserci una truffa.

Tante aziende potrebbero essere interessate ai numeri accumulati dall’account di Momo. Si possono utilizzare principalmente a scopo pubblicitario, come si faceva anni fa con gli SMS (pare il Mesozoico a ripensarci). Si potrebbero creare dei braoadcast ed inviare pubblicità mirate a migliaia di numeri in tutto il mondo; magari di un film horror, o di un libro, o qualsiasi altra prodotto commerciale.

Gli ultimi ad usufruire del chiacchiericcio attorno a questa chat, sono i media ovviamente, che possono creare contenuti ad hoc. In particolare però, alcuni youtuber sono riusciti a collezionare milioni di views parlando del fenomeno, provando ad entrare in contatto con Momo, e in alcuni casi riuscendoci. Di sicuro, esporre il proprio smartphone, che per gli youtuber è uno strumento di lavoro, alle follie di un potenziale malintenzionato non è il massimo, ma si sa:

tira di più qualche K di views che un carro buoi.

Contatta Momo se ami il rischio, altrimenti bannalo

Nel caso si entri in contatto col numero della chat, disponibile ovunque in rete, ma che per ovvi motivi è meglio non inserire in questo articolo, è consigliabile bloccarlo. I più temerari sappiano che vanno incontro a tutti i rischi che abbiamo elencato più una serie di altri pericoli più subdoli legati al deep web e a persone veramente poco raccomandabili a cui potrebbero interessare i nostri dati. Avvisati.

Luca Vizza

Appassionato di web, social e cultura pop. Amo in particolare il favoloso mondo di Youtube, il buon cinema, il web marketing e la carbonara scientifica. Villain work in progress.
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