Che il futuro dell’uomo vada a braccetto con la tecnologia è noto a tutti, ma se questo si estendesse anche agli sport più amati dal pubblico? Scopriamo insieme la Robocup, la competizione del Calcio Robotico giocata dai Nao Robot.
Cos’è la Robocup?
Partiamo dal principio: la Robocup, come può suggerire il nome, è una gara internazionale di robotica che ha il fine ultimo di promuovere la ricerca nel campo dell’intelligenza artificiale attraverso l’utilizzo ed il perfezionamento dei modelli di Robot. Diversi eventi avvengono annualmente in tutto il globo – la piana, per gli amici terrapiattisti – ma quello più atteso da spettatori e partecipanti è ovviamente il Campionato Mondiale!
La Robocup è un evento nato nel 1997, incentrato su una serie di giochi di squadra e sfide sul campo, dal calcio fino al soccorso in situazioni di pericolo, attraverso l’utilizzo dei modellini robotici vari negli anni.
La sfida ambiziosa che è stata lanciata scade nel 2050: riuscire vincere una partita contro calciatori umani professionisti!
Intelligenze artificiali autonome: i Nao Robot
I modelli Nao Robot, umanoidi robotici di circa 60 cm e dalle incredibili capacità nel rialzarsi dopo cadute rovinose e tragicomiche grazie a ben 25 motori che si muovono sincronicamente, hanno conquistato il cuore degli spettatori a tal punto da meritarsi una categoria di gioco riservata solo a loro!
Creati nel 2004 dalla francese Aldebaran Robotics, poi assimilata dalla giapponese SoftBank Mobile, siamo alla quinta versione dei modelli domestici da compagnia e da competizione.
La caratteristica che rende unici questi piccoli bot è l’intelligenza artificiale che c’è alla base: giocano autonomamente e non c’è possibilità di impartire loro comandi durante la partita. E dovete vedere con che cura inseguono la palla e mirano per tirare.
Andiamo ai mondiali, Beppe! Ma con i Nao Robot…
Già presenti da anni nel panorama internazionale per le Robocup, di spicco nel 2018 per il mondiale in Canada, le squadre italiane sono state in grado di distinguersi nel campo dello sport robotico senza accusare il grande dislivello di fondi a disposizione con i grandi colossi dell’ingegneria robotica internazionale.
La SPQR Team, squadra romana di robot calciatori Nao dell’Università La Sapienza, coordinata dal Prof. Daniele Nardi e composta da studenti del DIAG (Dipartimento di Ingegneria Automatica e Gestionale), parteciperà anche al Mondiale del 2019 a Sidney, e con ottimi pronostici. Il nome del team, che fa certamente l’occhiolino alla capitale nostrana, è un acronimo ben diverso da quello che ci si potrebbe aspettare: Soccer Player Quadruped Robot, alias SPQR, questo perché alla loro fondazione il modello più utilizzato non era ancora il Nao, bensì il modello Aibo, per l’appunto un quadrupede da sembianze canine che meglio si accostava al precedente livello evolutivo dei robot.
Ma l’evoluzione è alla base della crescita e come potete vedere poco più su, i modelli Nao non han tardato a giungere.
Nell’ultima edizione ’18 a Montreal si sono classificati tra i migliori nella gara dei rigori.
Dita incrociate per i nostri futuri campioni!
La ricerca, il gioco e i giovani
Per quanto frivolo o alienante possa sembrare cercare di emulare i movimenti umani con strumenti robotici, nulla è più lontano dalla realtà, anche all’interno della Robocup.
L’obiettivo primario da raggiungere con questi eventi è di coinvolgere la popolazione nel potenziale apparentemente infinito della ricerca scientifica e spingere quindi il pubblico a vedere con un’ottica più ottimista l’investire in tutto ciò.
Fanno da chiaro esempio due categorie di sfida molto particolari nell’evento:
La coppa Juniores (under 14 e under 19), con la quale si è scelto di coinvolgere i giovanissimi in prima persona in qualcosa che già dovrebbe appartenergli di diritto, ovvero il futuro;
La coppa Rescue, in cui robot soccorritori specializzati in operazioni di ricerca in zone disastrate affrontano uno scenario post-terremoto alla ricerca di “superstiti”, dimostrando le mille applicazioni del campo ad attività che a tutt’oggi hanno salvato molte vite, specie in situazioni in cui la presenza umana è compromessa da eventi esterni, siano questi disastri naturali come incendi o terremoti, come anche disastri tipicamente del genere umano, come le zone soggette ad incidenti nucleari.
Insomma, tra robot semi-senzienti in grado di disputare una partita di calcio e robot in grado di salvare milioni di vite arrivando dove l’uomo non può giungere, il futuro fantascientifico che inseguiamo da quasi un secolo non sembra più così lontano.
Per certo, posso dirvi che sia stata la prima che il sottoscritto si sia interessato al calcio!
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