Esiste qualcuno che non è – almeno in minima parte – un po’ innamorato di se stesso? Beh, ne dubito fortemente. Basta osservare i piccoli gesti di una persona, come una ragazza che si specchia al finestrino di una macchina per controllare se i capelli sono in ordine. Ma quando la situazione degenera e l’attenzione nei confronti di se stessi diventa esagerata, ecco che si diventa un Narciso o meglio, un narcisista! Ma cosa significa questo termine? Partiamo per questo viaggio alla scoperta del mito di Narciso…
In psicologia, il narcisismo si presenta in forma benigna (sana) e in forma maligna (patologica). Nel secondo caso, si tratta di un disturbo della personalità secondo la quale gli individui affetti, si sentono grandiosi sopra a ogni cosa o persona. Questa malattia è come una medaglia a due facce; spesso le persone che soffrono del disturbo di narcisismo non si sentono grandiose ma semplicemente nascondono la loro vulnerabilità, la solitudine profonda dietro l’auto-esaltazione.
Il mito di Narciso
Chi non conosce la tragica storia del giovane e bellissimo uomo? A renderlo famoso è stato l’amore per se stesso, caratteristica che lo spinse a compiere atti non proprio gradevoli.
Come è risaputo nell’ambito della mitologia, esistono versioni diverse di questa storia ma che hanno tutte dei punti d’incontro.
Chi è Narciso?
Narciso era un giovane bellissimo, figlio di della ninfa Liriope e del dio fluviale Cefiso. La sua nascita non è dovuta a una storia d’amore come normalmente ci si aspetterebbe; Cefiso era innamorato della ninfa e con le sue acque la avvolse, possedendola contro la sua volontà.
Liriope, consapevole della bellezza del figlio e temendo per il suo destino, si recò dall’oracolo Tiresi che in merito a Narciso, le riferì che avrebbe avuto una lunga vita se non avesse mai conosciuto se stesso. La ninfa non capì le parole dell’oracolo e presto se ne dimenticò.
Esiste anche un “narcisismo sano”. Infatti, sono dette narcisiste tutte quelle persone carismatiche, assertive e sicure di sé che, galvanizzate dai complimenti e dalle lodi, ottengono spesso fama e riconoscimenti nella comunità di appartenenza. Sono generalmente uomini e donne fortemente determinati, padroni di sé e capaci di una leadership coinvolgente ed empatica.
Anno dopo anno, Narciso crebbe sempre più forte e sempre più bello. Aveva innumerevoli pretendenti, sia uomini che donne, ma egli li rifiutò tutti fino a che questi rinunciarono.
Un giorno, il bellissimo giovane andò a caccia e lungo il suo percorso incontrò una ninfa: il suo nome era Eco. Ella non poteva parlare dato che aveva subito una punizione dalla dea Giunone ma Narciso se ne era innamorato.
Ignorandola, continuò la sua battuta di caccia ma si perse e chiese aiuto. Eco approfittò dell’accaduto e si presentò a lui – senza poter proferir parola – ma con un dono in segno del suo amore e come offerta di aiuto. Ma Narciso si comportò come fece con tutti gli altri prima di lei.
Scappò inorridito da quel gesto, spezzando il cuore della ninfa. Gli Dei erano infuriati per il gesto del giovane e decisero di punirlo. Mandarono Nemesi, Dea della vendetta che infierì sul giovane compiendo la profezia dell’Oracolo.
Infatti, mentre Narciso si chinava per abbeverarsi da una fonte d’acqua, scorse il suo stesso riflesso e se ne innamorò. La vendetta di Nemesi era fatta, incurante che quello stesso riflesso era il suo, cercò per giorni e giorni di afferrare inutilmente quel volto nella fonte. E’ così che Narciso morì di stenti, nel tentativo di abbracciare il suo stesso riflesso.
I narcisi, una bellissima specie di fiori, prendono il nome proprio da Narciso. Si racconta, infatti, che questi fiori siano nati dal suolo su cui il giovane perse la vita.
Versioni differenti su il Mito di Narciso
Esistono versioni diverse tra il racconto romano e quello greco. Questo è dovuto alle fonti da cui la storia è nata.
Ad esempio, per quanto riguarda la versione romana, la fonte più autorevole è quella di Ovidio, che lo racconta nella sua opera “Metamorfosi” ed è quella che vi ho appena raccontato e che tutti conoscono.
Per la versione greca, invece, la fonte è rappresentata dai papiri di Ossirinco; tuttavia anche qui troviamo una piccola variazione dovuta all’opera di Pausania (uno scrittore e geografo greco antico di origine asiatica): Periegesi della Grecia, II secolo d.C..
Aminia
La storia e la morale sono per lo più le stesse, ma nei papiri di Ossirinco si narra che, tra i numerosi pretendenti di Narciso, vi era un giovane di nome Aminia che era perdutamente innamorato di quel ragazzo molto bello e scorbutico.
Si racconta che pur di allontanarlo, Narciso gli ordinò di uccidersi dopo avergli donato una spada.
Aminia, in nome dell’amore che provava per lui, ubbidì alla richiesta ma quando si accorse dell’inganno, pregò gli dei pur di ricevere vendetta. Si pugnalò al ventre mentre il suo amato osservava indifferente.
Narciso, dunque, si specchiò in una fonte d’acqua per contemplare la sua bellezza, ma fu preso dai sensi di colpa e non sapendo come liberarsene prese una decisione e si tolse la vita, compiendo con le sue stesse mani la vendetta auspicata da Aminia.
Pausania: la sorella gemella poco conosciuta di Narciso
Alquanto particolare è la piccola variante da parte di Pausania che credeva fosse ridicolo non riuscire a distinguere il proprio riflesso o rimanere innamorati del proprio volto. Egli, infatti, nella sua opera afferma che Narciso non era innamorato del suo riflesso ma di una defunta sorella gemella. Specchiandosi, Narciso rivide il volto della fanciulla nel suo e trovò consolazione nel suo dolore.
Tuttavia si narrano altre conclusioni; ad esempio, secondo alcuni, Narciso sarebbe morto consumato dalla passione ardente di se stesso. Secondo altri, invece, cadde nel fiume in cui si stava specchiando e annegando.
Sei un narcisista?
Qualunque sia il finale, la morale del mito è chiara e ci fa capire molto. Essere sicuri di se stessi è indubbiamente positivo, ma per ogni cosa il troppo… Beh, stroppia! Si rischia di essere come il protagonista di questo mito greco, arrivando addirittura a rimanere da soli e compiere azioni sgradevoli.
Domande frequenti
Qual è la leggenda di Narciso?
La leggenda di Narciso proviene dalla mitologia greca e racconta di un giovane bellissimo che si innamorò della propria immagine riflessa nell’acqua. Incapace di distogliersi, morì guardando se stesso, e dal suo corpo nacque un fiore, il narciso. La storia è un avvertimento contro l’eccessivo amore per se stessi e l’autosufficienza. Narciso è spesso visto come simbolo dell’egoismo e della vanità. La sua figura è diventata anche un concetto psicologico, il “narcisismo”.
Qual è la morale del mito di Narciso?
La morale del mito di Narciso è che non bisogna esagerare con l’amore per se stessi. Narciso, troppo preso dalla sua bellezza, finisce per perdere tutto, persino la vita. Il mito ci insegna che concentrarsi solo su noi stessi può portarci alla solitudine e a soffrire. È un invito a non dimenticare l’importanza degli altri e a non diventare troppo egoisti.
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