Viaggiare nello spazio, andare alla scoperta di nuovi mondi ed esplorare sistemi stellari e nebulose solamente osservate al telescopio è un po’ un sogno che fa parte della fantasia di ognuno di noi: tutti almeno una volta abbiamo immaginato o sognato di essere i primi a posare piede su un pianeta lontano o ad osservare da “vicino” una stella particolare ed il suo sistema.
Con i mezzi a nostra disposizione attualmente, qualcosa del genere resta ancora fantasia, soprattutto considerando la spropositata lunghezza, non solo in termini di distanza ma anche di tempo, del viaggio in qualsiasi direzione decidessimo di andare.
È notizia di questi giorni (il sito del Daily Express ne ha fatto menzione giorno 1 c.m.) però, che alcuni ricercatori della NASA vogliano cominciare i preparativi per iniziare ad esplorare lo spazio al di fuori della nostra stella a partire dal 2030; ma è possibile? E come? E con cosa? Vediamo di approfondire meglio la notizia.
NASA ed esplorazione spaziale: qual è il piano?
L’eliopausa è definita dagli studiosi come quella regione di spazio in cui il vento solare ed il mezzo interstellare si equilibrano, generando così una sorta di bolla protettiva che fa in modo che il materiale proveniente dallo spazio esterno non giunga entro il sistema solare e interagisca con esso.
Per questo motivo l’eliopausa è ritenuta il confine ultimo del sistema, oltre il quale inizierebbe il cosiddetto spazio interstellare, ossia lo spazio nel quale ogni tipo di influenza della nostra stella madre si può considerare trascurabile.
Recentemente un gruppo di ricercatori affiliati alla NASA, ha ora sfidato l’assunto che vuole che questo spazio interstellare sia oggi difficilmente raggiungibile e persino, crede che una missione possa essere costruita con la tecnologia esistente.
Addirittura, questi scienziati sostengono che una missione in tale direzione, se selezionata dalla NASA, potrebbe prendere il volo già nel 2030.
Sulla base di questo loro pensiero, il dott. Brandt e i suoi colleghi presenteranno l’anno prossimo, le loro proposte per l’inclusione nel Heliophysics Decadal Survey del National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine che determina le priorità delle missioni legate al sole per il prossimo decennio.
Come ci riusciranno
L’idea di base della missione interstellare è quella di lanciare un veicolo spaziale che pesa meno di 1.700 libbre (771,107 kg) sul massiccio razzo della NASA Space Launch System (SLS), che dovrebbe essere lanciato nel 2021.
SLS lo spingerà attraverso il Sistema Solare come qualsiasi altra sonda. Quindi, per fornire un ulteriore impulso, la sonda utilizzerà la gravità (tramite qualche effetto fionda) per lanciarsi a velocità superiori a 100.000 mph (160.934 km/h).
Il team dell’Applied Physics Lab sta attualmente prendendo in considerazione due tipi di assist gravitazionali: uno standard che fa ruotare la sonda attorno al gigante gassoso Giove e che poi la fa lanciare intorno al Sole, che la lancerà nella direzione definitiva.
L’uso della stella del Sistema Solare è vantaggioso, in quanto consente ai veicoli spaziali di raggiungere velocità più elevate di quanto possa fare un assist di Giove.
Tuttavia, la navicella spaziale dovrebbe effettuare più passaggi, più vicino al Sole rispetto alla sonda solare Parker, che di recente è diventata l’oggetto umano passato più vicino alla stella.
Di conseguenza, il calore estremo a cui la sonda potrebbe essere esposta richiede un’appropriata schermatura seria, ma questa diventerebbe così ingombrante da ridurre la velocità del veicolo spaziale durante il suo avvicinarsi al Sole.
L’obiettivo del dott. Brandt e della sua equipe è quindi di trovare lo sweet spot, cioè il punto ideale o la traiettoria opportuna che porti la sonda nello spazio interstellare il più rapidamente possibile sfruttando la gravità solare, senza che questa la induca a schiantarsi sulla superficie della stella stessa.
Dalla sua, questo progetto vanta maggior semplicità e la possibilità di reiterare, con poche e piccole modifiche, processi e operazioni già provati ed utilizzati in altre missioni; si pensi ad esempio alle due sonde Voyager, i manufatti umani più lontani nel cosmo, dato che entrambe hanno già superato l’eliopausa il 25 agosto del 2012 e il 5 novembre 2018 rispettivamente.
Non ci resta dunque che attendere ulteriori notizie in merito.
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