La politica divide, si sa. I muri ideologici, i pregiudizi e la prevaricazione. I muri, già. Non soltanto ideologici, anche alla luce della promessa ultra nazionalistica di Trump, presidente degli Stati Uniti, appena insediato — Faremo muro con il Messico (e non ultimo, per importanza, l’annuncio dei dazi commerciali agli scomodi alleati europei e ai concorrenti cinesi), via ai lavori questione di mesi — ma, oggi, non parleremo di quel muro. Parleremo di un muro, realmente esistito, e di uno più o meno “velato”.
E’ il 1949, la seconda guerra mondiale è da poco terminata. Il territorio europeo è ancora bagnato del sangue dei figli che l’hanno reso grande: francesi, italiani, spagnoli, russi, austriaci, inglesi, slavi, tedeschi. Tedeschi, proprio così. I primi attori del disastro, tragedie Shakesperiane permettendo, secondo le ragioni degli Alleati (“La storia è scritta dai vincitori”).
E, proprio secondo le ragioni dei trionfatori, il Terzo Reich del suicida Adolf Hitler viene smembrato dei territori conquistati con l’aggressione e la piena violazione del diritto internazionale nel corso dei cinque anni di conflitto (Nord-Africa, Austria, Polonia, Cecoslovacchia, Romania ecc…) e il territorio originale, tutti i land tedeschi, vengono spartiti in quattro parti. Le potenze maggiormente vincitrici, ovvero: Francia, Regno Unito, Stati Uniti e Unione Sovietica, si attestano una “zona di influenza”, in attesa di definire meglio il ridisegno della geografia teutonica. Ufficialmente una Occupazione Militare, stabilita l’8 Maggio 1945. L’Occupazione termina nel ’49, quattro anni più tardi, con la conseguente nascita della Germania Ovest (Le potenze occidentali: Francia, Gran Bretagna e Usa ritirano le truppe di occupazione ma mantengono una forte sfera di supremazia sul paese, depresso economicamente).
Manifesto di propaganda per la popolazione della Germania Est
Nel ’49, come già detto, nasce la Germania Ovest con primo Cancelliere (Capo del governo) Theodor Heuss. Inizia la guerra fredda, che contrappone i due blocchi (Nato e Patto di Varsavia) capitanati da USA e URSS. Se la Germania Ovest è sotto il controllo, indiretto, delle potenze occidentali e da esse dipende per cultura, economia, religione, politica e costumi, è anche vero che l’Unione Sovietica lascia un proprio “vassallo” nella regione: la Germania Est. Il primo cancelliere, Wilhelm Pieck, inaugura la stagione socialista nel paese. Vi sono, dunque, due governi tedeschi per due popoli tedeschi. I liberali, i capitalisti e gli “occidentali” ad Ovest del muro di Berlino (periodo che va dal 13 agosto 1961 al 9 novembre 1989) e, ad est, i socialisti sotto l’influenza sovietica, i poveracci, gli “atei senza Dio”.«La Ddr? Ma che cosa vuole questa Ddr? Non è nemmeno un vero stato. Si regge solo sulle truppe sovietiche.»
Sopra vi è la frase di Berija, eliminato poi dal Partito Comunista Russo come dissidente.
(Lavrentij Pavlovič Berija, maggio 1953)
Emblema della DDR
Qui, proprio qui, inizia la nostra storia.
E’ il 21 settembre 1952, Polonia-Germania Est. Termina 3–0 per i Polacchi, sconfitta cocente. E’ la prima partita in assoluto della nazionale tedesca orientale.
Il partito socialista della Germania Est, nel regime monopartitico, non ritiene che il calcio sia degno di nota. Tanto è vero che, nella lista degli sport tenuti in considerazione per rilanciare l’immagine dello stato sulla scena internazionale, il calcio è al quattordicesimo posto. Ma, comunque, le squadre non mancano e nemmeno le stelle del pallone. Tanti gli incroci internazionali tra club, tanti anche con le italiane. Milan, Inter, Juventus hanno anche perso contro selezioni del paese, a dimostrazione della grande fioritura del calcio nonostante lo scetticismo del Partito unico, solo e inattaccabile. Dal 1958, fino al 1990, la Germania Est partecipa sempre alle fasi di qualificazione ai campionati europei e mondiali.
Campionato del mondo:Edizione 1954, Non partecipante;
1958, Non qualificata;
1962, Non qualificata;
1966, Non qualificata;
1970, Non qualificata;
1974, Secondo turno dopo fase a gironi;
1978, Non qualificata;
1982, Non qualificata;
1986, Non qualificata;
1990, Non qualificata;
Campionato europeo: Edizione 1960, Non qualificata;
1964, Non qualificata;
1968, Non qualificata;
1972, Non qualificata;
1976, Non qualificata;
1980, Non qualificata;
1984, Non qualificata;
1988, Non qualificata.
Degno di nota è un successo, molto particolare, della Germania Est. E’ l’8 Maggio del 1974, finale di Coppa delle Coppe della stagione ‘73–’74, si sfidano due selezioni. Una è tedesca, ma della parte “sbagliata” e l’altra è italiana. Magdeburgo vs Milan. Entrambe protagoniste di una cavalcata memorabile, eliminano squadre di tutto il continente e si guadagnano il pass per la finalissima.
I rossoneri italiani, gli anni settanta si possono considerare una delle quattro epoche con maggiori successi per i meneghini, si ritrovarono a sfidare una mediocre squadretta misconosciuta al calcio internazionale. 11 vs 11, nel Magdeburgo militano undici tedeschi dell’est e, invece nel Milan, militano dieci italiani e un certo Karl-Heinz Schnellinger, il fortissimo difensore della Germania Ovest. Ironia della sorte.
Si gioca a Rotterdam, in Olanda, contro ogni pronostico al triplice fischio la vittoria è dei tedeschi. Il Milan dei campioni: Rivera, Maldera, Bigon, perde. 2–0,dice il tabellone, grazie alla sfortunata autorete di Lanzi al 42′ e il gol di Seguin al 74′. Coppa delle Coppe al Magdeburgo, Milan a casa.
I giocatori del Magdeburgo festeggiano per la vittoria della Coppa delle Coppe.
Nel corso della sua storia tuttavia la nazionale della Germania Est ha raccolto ben poco rispetto ai titolati cugini dell’Ovest, fallendo sempre la qualificazione agli Europei e riuscendo ad accedere alla fase finale dell’unico mondiale nell’edizione del 1974, disputata proprio in Germania Ovest.
L’ironia della sorte volle che al primo turno venissero accoppiate nello stesso girone le nazionali tedesche dell’Ovest e dell’Est; a completare il gruppo 1 Cile e Australia. Battuti i “canguri” 2–0 all’esordio e pareggiato 1–1 con i sudamericani, i tedeschi orientali affrontarono nel terzo match la Germania Ovest in uno storico derby.
Nonostante la superiorità degli occidentali (che di lì a poco avrebbero vinto il titolo mondiale) fu la Germania Est ad avere la meglio, grazie al goal di Jürgen Sparwasser al 76’. La soddisfazione fu a dir poco enorme e poco importò se al secondo turno la nazionale tedesca orientale guidata dal ct Georg Buschner (che sarebbe rimasto in panchina fino al 1981) fu eliminata. Da lì in poi però la DDR non avrebbe più visto la propria nazionale calcare la scena iridata.”
L’uscita di scena, per sempre, della nazionale fu nel 1990 contro il Belgio. Vittoria per 2–0, parallelamente alla riunificazione della Germania (avverrà di lì a pochi mesi) si scioglie il movimento calcistico orientale, e così anche la Federcalcio. Il 20 novembre la Deutscher Fußball-Verband venne cancellata dai registri del calcio internazionale moderno e, con essa, scomparve definitivamente anche la nazionale tedesca orientale.
Ti è piaciuto questo articolo? Dicci cosa ne pensi nei commenti qui sotto o esplora altri contenuti dal nostro menù!
Hai una storia da raccontare o un'opinione da condividere? Mandaci il tuo articolo scrivendoci a [email protected].
Vuoi unirti al nostro team e collaborare con noi? Scopri come candidarti alla pagina dedicata: collabora.