Occidentali’s Karma e la critica dell’internauta

Si è conclusa ieri la sacra liturgia della Musica italiana che ha nome Sanremo, che ha decretato vincitrice la canzone “Occidentali’s Karma” di Francesco Gabbani. La canzone ha conquistato tutti col suo essere allegra e diversa dal solito, e a meno che non viviate davvero ai tempi del Neolitico l’avrete certamente ascoltata. Ma se siete stati “distratti” ve la riproponiamo volentieri.

Contrariamente a quanto facemmo anni fa con la canzone Grande Amore de Il Volo, dove ci soffermammo soprattutto sul videoclip, con Occidentali’s Karma ci focalizzeremo sul testo, perché ha qualche attinenza, secondo noi, alla sfera dell’internet e quindi, in qualche misura, al nostro mondo “nerd”.

Il testo di Occidentali’s Karma

Il testo di Occidentali’s Karma sembra infatti evocare e criticare alcuni atteggiamenti tipici del mondo internettiano e dei suoi utenti poco smaliziati o che nei meandri dei social network cercano le soddisfazioni al proprio ego.

Essere o dover essere
il dubbio amletico
contemporaneo come l’uomo del neolitico
nella tua gabbia 2×3 mettiti comodo
intellettuali nei caffè, internettologi
soci onorari del gruppo dei selfisti anonimi.

Il “dover essere” si esplica in solitaria, in stanze piccole dove “internettologi” si pavoneggiano nell’aria “da poeta francese” (come diceva Guccini) e viene immortalato nei selfie diventati quasi dipendenza. L’importante è avere ciascuno la propria “ora d’aria e di gloria” (come recita un altro verso).

E siamo solo all’inizio della canzone… Andando avanti altri riferimenti diventano anche più espliciti e pungenti. C’è anche la stilettata all’idea, molto diffusa fra certi utenti della rete, che internet, con la sua “controinformazione” o con un sapere “libero” nascosto in siti bufalari o complottisti, renda desueto l’uso di un proprio pensiero, dello studio e della competenza.

L’intelligenza è démodé
risposte facili, dilemmi inutili
[…]
tutti tuttologi col web
coca dei popoli
oppio dei poveri

Be’, definire l’internet “coca dei popoli / oppio dei poveri” è pesantuccio. Ma possiamo dargli torto? Con tutti i siti che propinano bufale, ma soprattutto con quelli che si prendono la briga di crederci, possiamo dire che sia sbagliato? Quanta gente si erge a parlare di vaccini che causano l’autismo o di Terra Piatta adducendo prove viste qualche minuto prima in un video su Youtube ma senza aver mai aperto un libro o perso 5 minuti a studiare?

App e tecnologie sono anche il mezzo di evasione dove ricercare “storie dal gran finale”, relazioni che siano fatte di “umanità virtuale”. E se va male la chiudiamo con una citazione in uno stato su Facebook composta da una frase che suona filosofica ma di cui ignoriamo il vero significato, tipo “Panta Rei”, ma se ci mettiamo anche altri evergreen come “L’essenziale è invisibile agli occhi” o “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo” o un Bukowski a caso.

Internet, purtroppo è (anche) così, lo sappiamo bene. Lo sappiamo dai tempi di Umberto Eco e “le legioni di imbecilli”, se non prima. E questo ha ripercussioni sulla “evoluzione” della razza:

l’evoluzione inciampa
la scimmia nuda balla
occidentali’s karma
[…]
Quando la vita si distrae
cadono gli uomini
occidentali’s karma
occidentali’s karma
la scimmia si rialza

Ecco: Se cadono gli uomini ma a rialzarsi è la scimmia, allora la vita si è distratta e l’evoluzione inciampa. Ma qui, in questi passaggi, capisci che il testo della canzone non è una accozzaglia di frasi messe assieme come, inizialmente, potrebbe sembrare. “La scimmia nuda” a cui si fa riferimento è… l’uomo: “La scimmia nuda” è il titolo di un libro di Desmond Morris, zoologo e antropologo che in quel testo analizzava i comportamenti umani esaminandoli alla luce di comportamenti simili delle scimmie mostrando inaspettate somiglianze.

Uno dei possibili sensi di Occidentali’s Karma

Occidentali’s Karma piace a chi prende in giro

La cosa curiosa che accade con Occidentali’s Karma è il fatto che la canzone piace anche (e forse soprattutto) a quel pubblico che viene in un certo senso preso in giro dal testo della canzone stessa. Sono, in pratica, coloro che si fermano all’orecchiabilità della canzone, al balletto e al gorilla messo lì di fianco.

La canzone infatti è ballabile, nella musica trasmette entusiasmo e voglia di muoversi, elementi che almeno all’inizio ti appagano e quindi non senti il bisogno di approfondire il testo. Ma se ad un certo punto non lo fai, allora sei quell’utente superficiale che la canzone in qualche modo sta canzonando.

Ma non è fenomeno nuovo: cose del genere accadono continuamente. Penso alla hit di J-Ax e Fedez, Vorrei ma non posto, in cui si criticavano moltissimi atteggiamenti tipici dei millennials ma a cantarla di continuo erano proprio loro; oppure, caso ancora più emblematico, Fuori dal tunnel di Caparezza: una canzone che criticava il divertimento fine a se stesso, quello ricercato a tutti i costi ma mai appagante, eppure era diventata tormentone da ballare in discoteca.

Perché accade qualcosa del genere? Difficile tirare qualche conclusione nel breve spazio di questo articolo, quindi per tagliarla corta la risposta è “non lo so”. Ma possiamo aggiungervi un consiglio: leggete sempre il testo di una canzone, riascoltatela più volte, cercate di capire per conto vostro. Saranno soddisfazioni, magari piccole ma certamente autentiche.

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Mario Iaquinta

Nato da sua madre “dritto pe’ dritto” circa un quarto di secolo fa, passa i suoi anni a maledire il comunissimo nome che ha ricevuto in dote. Tuttavia, ringrazia il cielo di non avere Rossi come cognome, altrimenti la sua firma apparirebbe in ogni pubblicità dell’8×1000. Dopo questa epifania impara a leggere e scrivere e con queste attività riempie i suoi giorni, legge cose serie ma scrive fesserie: le sue storie e i suoi articoli sono la migliore dimostrazione di ciò. In tutto questo trova anche il tempo di parlare al microfono di una web-radio per potersi spacciare per persona intelligente senza però far vedere la sua faccia. Il soprannome “Gomez” è il regalo di un amico, nomignolo nato il giorno in cui decise di farsi crescere dei ridicoli baffetti. Ridicoli, certo, ma anche tremendamente sexy, if you know what I mean…
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