Domenica notte a Los Angeles sono stati consegnati gli Oscar 2018, i premi più importanti del cinema internazionale.
Mentre in Italia andava in scena il dramma delle proiezioni elettorali, nessuna grande sorpresa c’è stata nella notte degli Academy Awards; nessuna novità per quanto riguarda i vincitori, che si riconfermano più o meno tutti quelli già premiati ai Golden Globes e comunque tutti i film di cui si è parlato di più negli ultimi mesi.
I vincitori
La Forma dell’Acqua di Guillermo del Toro è il film dell’anno, sotto tutti i punti di vista; la pellicola del visionario regista messicano si aggiudica le statuette per Miglior Film, Regia, Scenografia e Colonna Sonora. Il regista, commosso, dedica il premio ai giovani cineasti perché “Credano che con il fantasy è possibile raccontare la realtà”.
Frances McDormand, già vincitrice del Golden Globe, si aggiudica il premio come Miglior Attrice Protagonista per Tre Manifesti a Ebbing, Missouri; e anche Gary Oldman si riconferma vincitore per L’Ora più Buia. Per quanto riguarda gli attori non protagonisti, vince di nuovo Sam Rockwell per Tre Manifesti a Ebbing, Missouri, mentre a sorpresa vince Allison Janney per I, Tonya.
Per quanto riguarda i premi tecnici, Dunkirk, di Christopher Nolan, si aggiudica ben tre statuette: miglior Montaggio, Effetti sonori e Doppiaggio; Blade Runner 2049 si aggiudica, invece, le statuette per Effetti Speciali e Fotografia.
Per l’Italia è arrivato il riconoscimento più atteso: Chiamami col Tuo Nome di Luca Gaudagnino ha vinto per la Miglior Sceneggiatura non Originale; il premio è stato consegnato a James Ivory, che ha ringraziato il regista italiano.
Coco, l’ultimo lavoro Disney Pixar, si riconferma Miglior Film d’Animazione e porta a casa anche la statuetta per la Miglior Canzone (Remember Me)
La serata
Nessuna sorpresa nemmeno per le tematiche trattate nel corso della serata: è stato l’anno di Weinstein e della stigmatizzazione delle molestie sessuali; del movimento Time’s UP, portato sul palco da attrici del calibro di Annabella Sciorra, Ashley Judd e Salma Hayek. È stata l’edizione che ha portato al suo massimo l’inno alle differenze: la parità tra uomini e donne, con Greta Gerwing, prima donna dopo 8 anni ad essere nominata per il premio alla regia; i diritti di gender, con Daniela Vega prima presenter trangender a salire sul palco; contro l’omofobia, con tanti vincitori omosessuali, primo fra tutti James Ivory. Nessuna traccia, invece, degli attori accusati di molestie sessuali: Casey Affleck non ha presentato il premio per la migliore attrice e di James Franco non si è vista nemmeno l’ombra.
Insomma, molta politica, ma sempre con un occhio al politically correct, come ci si aspetta dagli Academy Awards, anche se forse avremmo voluto un po’ di brio in più, sia da parte del presentatore che da parte dei vari intervenuti sul palco.
Una serata all’insegna del ricordo dei trascorsi 90 anni, con tanti tributi ai film e agli attori del passato, con un Jimmy Kimmel bravo conduttore, ma forse poco incisivo e parecchio ingessato.
Insomma, una serata eccessivamente perfetta, senza una gaffe e senza una sbavatura; talmente perfetta da essere addirittura noiosa.
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