Perché Il Risveglio della Forza sarà una delusione

Tutto il mondo è in hype per l’uscita del nuovo film di Star Wars. Be’, quasi: io no. Questo perché sento la puzza di un fiasco sin dal Labirinto di Rishi, oltre ad essere un misantropo da paura. Comunque vada, secondo me sarà una delusione. E ora vi dico perché.

Innanzi tutto, si tratta di una vera e propria “commercialata”, neanche tanto nascosta: il martellamento mediatico, dove vedi e senti di Star Wars ovunque (dalle compagnie telefoniche alle caramelle), unito al fatto che la Disney ha messo in cantiere UN FILM ALL’ANNO dimostra che per la compagnia di Topolino, Star Wars è “solo” un brand da sfruttare. Ok, lo capisco: c’hai speso un gilione di dollari per averlo e quindi ora devi farlo fruttare, però così si perde il senso di “magico” che c’era nella saga.

Perché Star Wars era così: il monolite centrale, intoccabile e finito, che era la saga cinematografica e poi, per far sfogare i fan, un universo espanso sterminato dove le storie potevano cavalcare a briglia sciolta. Ecco, ora non sarà più così: verremo sommersi di film di Star Wars in una serie di produzioni che fra la saga centrale e gli spin-off di fatto non finirà mai.

Ma diciamo che queste sono chiacchiere inutili di un purista bacchettone. Quindi ora passiamo alla fruizione vera e propria, cioè quando andremo a poggiare le nostre natiche sulle poltrone di un qualunque cinema. Proprio per il motivo di cui sopra, Star Wars è diventato fenomeno mediatico come mai lo era stato prima, e non è per niente raro imbattersi in gente neofita che millanta di essere fan senza averne mai visto un fotogramma – a me è capitato di conoscerne più di uno. Con internet, poi, la cosa assume connotati pantagruelici e ti imbatti in cose del genere…

finti nerd durante il risveglio
Che poi per queste cose basterebbe essere appena scolarizzati…

Sapete questo a che cosa porterà? Alla scena che vi espongo di seguito: tu, fan che aspetti questo momento da dieci anni, ti troverai accanto il tizio che non ha mai visto Star Wars e che quindi chiederà di continuo al suo amico “Ma chi è questo qui? Perché fa questa cosa? Sì, ma questo come funziona?” ad ogni petosecondo di film. E lì ti sale il nazismo.

E poi ci saranno quelli che di Star Wars non gliene frega una benemerita, ma siccome su Facebook devono postare la foto per far sapere al globo terracqueo che sono fighi come il resto della massa, verranno lo stesso, con il solo risultato che non seguiranno il film e disturberanno di continuo.

E poi i bambinetti, che schiamazzeranno e grideranno ad ogni scena importante, col risultato di farti perdere l’83% delle battute del film (ma questo può valere anche per fan fatti e cresciuti…).

Rischi importanti presenta pure il film in sé. Storicamente, i film di Star Wars non sono mai stati – narrativamente parlando – grandissimi film. Anzi, sono piuttosto modesti, a dire il vero. A suo modo anche Episodio IV, il migliore film della saga, rientra in questa descrizione perché è un film letteralmente “da manuale”: ha esattamente quello che deve avere, niente di più, niente di meno. L’unico vero colpo di scena in sei film è quello alla fine di Episodio V, per il resto le trame scorrono in modo così lineare da risultare fin troppo spesso prevedibili. Cosa ci fa pensare che questo film farà eccezione? Forse il fatto che dietro ci sia J. J. Abrams? Ecco, anche qui io ho un po’ di paura

J.J. viene dal mondo delle serie tv, che ha regole narrative un po’ diverse; ma ultimamente ha accumulato una certa esperienza cinematografica che ci fa superare tranquillamente questo scoglio. Tuttavia, lui usa fare una cosa che può risultare fastidiosa: inserire nella trama – in un punto importante, non di secondo piano – qualcosa che non spiegherà mai. Mission Impossible 3 (La zampa di lepre), Star Trek (La materia rossa), per non parlare dei milioni di misteri aperti in Lost e mai spiegati. Se dovesse fare una cosa del genere anche con Star Wars sarebbe un disastro. Perché farebbe l’esatto contrario di quello a cui la saga ci ha abituato: narrare una fiaba in cui lo spettatore viene accontentato praticamente in tutto. Quindi Star Wars è “pericoloso”: fai un film “normale” e rischi di non andare bene, fai un film “diverso” e rischi di non andare bene lo stesso.

Quindi, tirando le somme, il fatto è ancora più semplice: Il Risveglio della Forza sarà una delusione perché ha creato aspettative troppo alte intorno a sé. Motivo per cui la trilogia prequel di Star Wars ha deluso più di quanto in realtà demeriti. Tutto questo “battage” pubblicitario, questa pompa magna, questo fenomeno sociale ha creato una cassa di risonanza enorme, facendoci creare in testa chissà che attese, cosicché qualunque cosa inferiore al capolavoro assoluto ci sembrerà uno schifo.

È un concetto molto simile a quanto esposto a suo tempo dal nostro amico Dadobax a proposito di Fallout 4 in questo video qui.

Ecco, abbiamo sotto mano un caso già avvenuto che ci indica chiaramente una tendenza da parte dei fruitori. Ma con Star Wars corriamo il rischio che le proporzioni siano maggiori perché la saga sulla Forza ha intorno un alone ben più grande di un “semplice” videogioco; l’impatto culturale di Star Wars è stato devastante, arriva a una platea decisamente più vasta e tendenzialmente ancor meno preparata.

Quindi, anche se non siete d’accordo con i rischi “tecnici” legati al film in sé, se ritenete che sia fin troppo suscettibile nel vivere la mia esperienza cinematografica – ed avreste ragione, io in fondo odio il mondo intero – rimane indiscutibile il fatto: Il Risveglio della Forza ha enormi possibilità di essere vittima del suo stesso hype.

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Mario Iaquinta

Nato da sua madre “dritto pe’ dritto” circa un quarto di secolo fa, passa i suoi anni a maledire il comunissimo nome che ha ricevuto in dote. Tuttavia, ringrazia il cielo di non avere Rossi come cognome, altrimenti la sua firma apparirebbe in ogni pubblicità dell’8×1000. Dopo questa epifania impara a leggere e scrivere e con queste attività riempie i suoi giorni, legge cose serie ma scrive fesserie: le sue storie e i suoi articoli sono la migliore dimostrazione di ciò. In tutto questo trova anche il tempo di parlare al microfono di una web-radio per potersi spacciare per persona intelligente senza però far vedere la sua faccia. Il soprannome “Gomez” è il regalo di un amico, nomignolo nato il giorno in cui decise di farsi crescere dei ridicoli baffetti. Ridicoli, certo, ma anche tremendamente sexy, if you know what I mean…
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