Perché Netflix è una delusione (per ora)

Magari sono “sbagliato” io, perché di natura vado contro a ogni cosa che sia mainstream o fenomeno di massa, e purtroppo le fanfare strombazzanti sull’arrivo di Netflix in Italia un po’ me l’hanno fatto odiare. Ma visto che mi piace criticare le cose per bene, prima le provo e poi ne parlo male. L’ho fatto per Il Codice Da Vinci e Twilight, quindi non vedo perché dovevo esimermi di farlo per Netflix, visto che guardare serie tv in streaming mi piace pure. E ecco perché sono giunto alla conclusione che Netflix è una delusione, per ora.

Sono uno dei tanti che ha voluto approfittare del mese di prova gratuito, e probabilmente smetterò di usufruirne alla scadenza del periodo. Questo perché al momento il servizio, in Italia, non vale la pena anche di fronte all’irrisorio prezzo di circa 10 euro al mese (che varia in base al tipo di servizio che si sottoscrive).

Ma cominciamo dall’inizio: mi registro, vado per aprire il catalogo e sul mio browser appare un piccolo avviso: è necessario installare Silverlight. Ora, non è che la cosa sia di per sé un male, ma il fatto di usare un plug-in che viene evitato dalla maggioranza dei siti – infatti in rete di preferisce Adobe Flash Player – non è il miglior biglietto da visita. Mi spiego meglio: siccome l’utente della rete è da presumere stupido e con una soglia di concentrazione che non supera i 6 secondi, non voglio “perdere tempo” a installare plug-in.

Comunque, si tratta di un peccato veniale. La cosa “brutta” al momento in Netflix è il catalogo: ancora troppo spoglio. Non c’è nessuna delle serie tv più seguite attualmente in corso: non c’è Il Trono di Spade, non c’è The Big Bang Theory, non c’è True Detective. Ma soprattutto, non c’è House of Cards, che è prodotta da Netflix: è una roba paradossale. Presente invece, per fortuna, l’altro grande prodotto Netflix: Daredevil.

Mancano anche alcuni “grandi classici”: Friends, Scrubs, Hercules, Xena e simili, che sono roba di 20 anni fa – lo so, vi siete sentiti vecchi tutt’a un tratto… anche io. Sì, lo so: al momento i diritti per la trasmissione di tutte queste serie tv sono detenuti da altre emittenti, e finché è così non potranno apparire su Netflix. Ma per la “roba vecchia” dovrebbe essere un po’ più facile.

E poi voglio segnalare una piccola incongruenza: in catalogo c’è il film Serenity ma non la serie tv Firefly, di cui il film rappresenta la conclusione. Che me lo vedo a fare Serenity se prima non ho potuto vedere Firefly?

Capiamoci, Netflix è un ottimo servizio: io mi ci sono attaccato dal primo giorno per finire di vedere Sherlock – che mi mancava. Ma il catalogo è ancora troppo poco ricco. O meglio: le mancano le offerte per accattivarsi il grande pubblico, perché le chicche di certo non mancano.

Secondo me, il fiore all’occhiello di Netflix, al momento, sono i documentari (che però capite bene al grande pubblico interessano relativamente). Oltre a quello sulle case produttrici di porno amatoriali che sicuramente abbiamo già visto tutti – Hot girls wanted – ci sono alcune perle di cultura nerd davvero appassionanti. Back in time dedicato a Ritorno al Futuro e Atari: Game Over sul declino dell’azienda che ha letteralmente inventato i videogiochi sono meravigliosi: la lacrimuccia di commozione ti scende giù che è un piacere.

Conclusione? Al momento, Netflix non conviene. Per ora sono più performanti Infinity ma soprattutto Sky Online. Ma in futuro, quando il catalogo sarà più ricco, sarà davvero un servizio conveniente. Il tempo di diventare minimamente paragonabile a quello che è in America e a quel punto avrà ragione anche il buon vecchio Yotobi.

Cosa cambia allora, davvero, l’arrivo di Netflix in Italia? L’elemento rivoluzionario dell’approdo di Netflix nel Bel Paese non sarà certo il tipo di servizio offerto (streaming online, legale, è erogato da anni dai nomi citati prima), ma il fatto che c’è un nuovo giocatore nella produzione di contenuti seriali. Si spezza definitivamente il duopolio RAI-Mediaset: fiction sui papi vs. fiction con Gabriel Garko. Anche Sky produce alcuni dei suoi contenuti (basti pensare a Boris e a Romanzo Criminale, per esempio), ma è con difficoltà che questi prodotto approdano alle tv generaliste. Con Netflix la cosa potrebbe finalmente avere la spinta decisiva e pensare di poter vedere in Italia prodotti qualitativamente elevati come House of Cards e Daredevil.

Almeno si spera.

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Mario Iaquinta

Nato da sua madre “dritto pe’ dritto” circa un quarto di secolo fa, passa i suoi anni a maledire il comunissimo nome che ha ricevuto in dote. Tuttavia, ringrazia il cielo di non avere Rossi come cognome, altrimenti la sua firma apparirebbe in ogni pubblicità dell’8×1000. Dopo questa epifania impara a leggere e scrivere e con queste attività riempie i suoi giorni, legge cose serie ma scrive fesserie: le sue storie e i suoi articoli sono la migliore dimostrazione di ciò. In tutto questo trova anche il tempo di parlare al microfono di una web-radio per potersi spacciare per persona intelligente senza però far vedere la sua faccia. Il soprannome “Gomez” è il regalo di un amico, nomignolo nato il giorno in cui decise di farsi crescere dei ridicoli baffetti. Ridicoli, certo, ma anche tremendamente sexy, if you know what I mean…
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