Petroliera Sanchi
Giorno 6 gennaio dell’attuale anno una petroliera Sanchi iraniana, con a bordo 32 persone, è affondata a largo della Cina causando ingenti danni, a 160 miglia dalle coste di Shanghai dovuto alla collisione con la nave CF Crystal nella foce del fiume Yangtze.
Una notizia sconvolgente per naturalisti, ambientalisti, animalisti… ma anche per la salute della popolazione.
Una enorme colonna di fumo nero e denso si è innalzata dalle acque cinesi, destando grande preoccupazione e ci sono voluti diversi giorni per cercare di domare le fiamme che non volevano placarsi.
Nonostante il governo cinese sminuisce la gravità dell’accaduto, è noto che il petrolio rilasciato dalla nave in mare è tra i più insidiosi e le quantità emanate non tranquillizzano certo la situazione.
Sono stati mandati dei robot verso il relitto per valutare i danni causato dal naufragio, monitorando le quattro chiazze che si trovano in un’area totale di 101 chilometri quadrati. Il ministero dei Trasporti cinese ha riferito che il relitto della petroliera Sanchi si trova a una profondità di circa 115 metri.
Attualmente sono 136 mila tonnellate di condensato ultraleggero che brucia e che, da 1 chilometro quadrato, si è esteso per un’altra decina di miglia a causa delle correnti marine e si teme un grande disastro ambientale.
Infatti questo tipo di prodotto ha una consistenza liquida e gassosa che ne favorisce la dispersione, mentre l’incendio ha dato il suo contributo nell’inquinamento dell’atmosfera. Inoltre le autorità coinvolte nell’operazione di “pulizia del mare” ha dovuto fare i conti con le condizioni meteorologiche e un’altra possibile esplosione.
Per quanto riguarda l’equipaggio purtroppo dei 32 membri della petroliera Sanchi, solo 3 sono stati recuperati morti mentre risultano ancora dispersi gli altri 29 membri della nave controllata dalla Bright Shipping, società di Hong Kong, per conto della statale National Iranian Tanker. Mohammad Rastad, portavoce del team dei soccorsi inviato a Shanghai, ha riferito alla tv di Teheran le informazioni ottenute dai 21 membri dell’equipaggio della Cf Crystal, tutti salvi.
Intanto altro incidente a una petroliera, la indiana MT Genessa è in fiamme da ieri sera ed è scattato l’allarme per il possibile inquinamento. La nave era all’ancora a 15 miglia nautiche al largo del porto di Deendayal nel distretto di Kutch dello Stato nord-occidentale di Gujarat.
Non si segnalano vittime. Tutti i 26 membri dell’equipaggio sono stati tratti in salvo, due hanno ustioni importanti. Le fiamme, riferisce l’agenzia di stampa Pti, si sono sprigionate nella zona delle cabine dell’equipaggio.
Oltre alle operazioni di spegnimento sono intervenute anche unità specializzate nella lotta all’inquinamento: nei serbatoi della nave vi sono 30.000 tonnellate di gasolio.
Sul disastro ambientale avevamo già fatto un articolo, ma non avevamo parlato degli effetti distruttivi che è capace di fare il petrolio in mare e non solo. Le immagini commentano da sole e questo è solo una piccolissima parte di quello che è capace di fare un disastro e una sostanza simile.
Ricordiamoci che le nostre azioni, in un modo o nell’altro, a causa nostra ci si ritorcono sempre contro, auto-distruggendoci.
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