Segnatevi questa data: 4 Novembre 2003. Ubisoft acquisisce il brand Prince of Persia, leggendario platform d’altra epoca e lo trasforma in qualcosa di ancor più leggendario. Il capolavoro di Ubisoft, uno dei giochi iconici della PS2.
Un capolavoro che mette d’accordo tutti, vecchi fan, critica e novizi. Uno dei migliori sistemi di combattimento di sempre e un’ottima ambientazione legata ad una straordinaria trama, sono i punti cardine di questo titolo. Un successo tanto acclamato dal pubblico che sbanca letteralmente, vendendo ogni prevista immaginazione.
Prince of Persia: Le sabbie del tempo
Il gioco narrava le avventure del Principe, legate alle Sabbie e al Pugnale del Tempo. Finalmente Prince of Persia riusciva ad avere un ambiente 3D (dopo il fallimentare Prince of Persia: 3D del 1999).
Un gioco rivoluzionario per i suoi tempi, sotto il punto di vista grafico ma anche per quanto riguarda il gameplay. Il principe e le sue avventure convincono tantissimi fan che in poco tempo creano un enorme fan-base, che inizia a chiedere (giustamente) dei sequel.
Escono dunque nuovi giochi targati Prince of Persia, alcuni di ottima fattura (come Prince of Persia: Due troni, che chiude la trilogia) altri meno incisivi (come Prince of Persia: Prodigy)
Si arriva cosi al 2010, anno di Prince of Persia: Le sabbie dimenticate (capitolo che si incastra tra Spirito guerriero e Due troni) e dell’adattamento cinematografico, Prince of Persia: Le sabbie del tempo (e di questo film preferiremmo stendere un velo pietoso). Poi il nulla.
Passano 7 anni, perché Ubisoft abbandona il suo capolavoro?
Prince of Persia, saga dal grande successo chiude i battenti e viene abbandonata da Ubisoft. Senza un perché, uno dei giochi più celebri della storia viene affossato e dimenticato per essere sostituito da nuovi progetti ambiziosi.
E per un fan di vecchia data come me fa male sentirsi dire da un giocatore di Assassins’creed che “Ubisoft ha puntato su qualcosa di meglio”.
Assassin’s creed (che, guarda caso, nasce durante gli ultimi anni di vita di PoP) ha molto in comune con Prince of Persia e Ubisoft pare abbia fatto una scelta puntando tutto su un nuovo brand, nuovo di zecca. Che sia un modo di riportare in auge gli elementi di successo del cugino?
Ogni anno, prima del E3, escono fuori possibili notizie di un ritorno del principe; ogni anno rimango con l’amaro in bocca. Nel 2015 Robin Atkin Downes (doppiatore del principe in Spirito Guerriero) scriveva su Twitter: “Looking forward to it! #PrinceOfPersia and #georgewashington will be there.”
E invece niente. Siamo, al quindicesimo anniversario di quel gioco leggendario e Ubisoft non si scomoda neanche a realizzarne perlomeno una remastered, conscia dell’immediato successo che avrebbe.
Aspetto un ritorno, un trailer ma soprattutto una spiegazione. Perché abbandonare tutto cosi, di punto in bianco. Perché non farlo ritornare, perché non soddisfare gli innumerevoli fan. Strategie e altra roba di marketing che mai capirò.
L’unica spiegazione che ho ipotizzato negli anni è che PoP poteva essere il diretto avversario di Assassin’s Creed e che per evitare di auto-danneggiarsi con le sue stesse mani, Ubisoft abbia deciso di eliminare uno dei due… Almeno per il momento. Se è vero che è cosa buona e giusta strizzare la propria gallina dalle uova d’oro, forse non è la stessa cosa averne due e sapere di non riuscire a spremerle fino in fondo. Strane congetture, lo so. Ma preferisco credere a questo anziché pensare che Ubisoft si sia dimenticata del suo capolavoro più grande.
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