Questa è una storia d’amore molto conosciuta e con un trascorso tortuoso ma che ci fa capire che l’amore può vincere su tutto. Non a caso, i protagonisti del moto sono il soggetto di molte opere visive del passato e anche del presente: parliamo di Eros e Psiche.
Eros era il Dio dell’Amore e amato figlio di Afrodite, la Dea della bellezza. Psiche è la terza figlia di un Re, tanto bella da non riuscire a trovare uno sposo in quanto timorosi che il suo splendore potesse compromettere il rapporto di matrimonio.
La vicenda viene raccontata anche da Lucio Apuleio, nella sua opera Metamorfosi, ma la storia ha assunto – nel corso del tempo – un turbinio di sfumature degno delle migliori leggende classiche.
Eros e Psiche
Vi erano, in una città, un re e una regina. Questi avevano tre bellissime figliole. Ma le due più grandi, quantunque di aspetto leggiadrissimo, pure era possibile celebrarle degnamente con parole umane; mentre la splendida bellezza della minore non si poteva descrivere, e non esistevano parole per lodarla adeguatamente
Apuleio – Metamorfosi
E’ cosi che inizia il racconto di Apuleio: il Re era amareggiato per non riuscire a trovare un degno compagno per la sua bellissima figlia, tanto ammirata da essere soprannominata “Afrodite”.
La Dea, offesa per essere stata paragonata ad un’umana, chiese a suo figlio Eros di scoccare una freccia verso Psiche e farla innamorare dell’uomo più brutto sulla Terra. Ma la vendetta della Dea non andò a buon fine.
Eros sbagliò la mira e colpì se stesso, innamorandosi della fanciulla! Con l’aiuto di Zefiro, Eros riuscì a rapire Psiche e a portarla nel suo palazzo. Ogni notte, l’amante entrava nella sua stanza, a luci completamente chiuse, per consumare il suo amore senza che ella potesse mai vederlo in viso.
Il sentimento di vedere il volto del suo uomo, non abbandonava Psiche di un solo attimo e le sue sorelle (che Eros le aveva impedito di vedere) insinuavano che lui non volesse mostrarsi in quanto sarebbe potuto essere un individuo orripilante.
Così una notte, stanca di vivere in una gabbia, con un pugnale e una lampada ad olio, decise di vedere il volto del suo amante. Improvvisamente, una goccia bollente cadde dalla lanterna, scottando Eros. Addolorato per il tradimento della sua amata, volò lontano e il tentativo della fanciulla di trattenerlo e chiedere il suo perdono furono vani.
Il dolore di Psiche e le 4 prove d’amore
Il dolore per l’accaduto era tale che Psiche decise di togliersi la vita. Ma ogni tentativo falliva per il volere degli Dei.
Iniziò cosi a vagare per diverse città alla ricerca del suo sposo, vendicandosi delle avare sorelle e cercando di procurarsi la benevolenza degli dei. Un Giorno, Psiche giunse in un tempio di Afrodite, la quale decide di sottoporla a una serie di dure prove.
Pur di ritrovare l’amore perduto, Psiche accettò la proposta della Dea. La prima prova era quella di suddividere un mucchio di granaglie, di diverse dimensioni, in tanti mucchietti uguali. Ad aiutarla furono le formiche, impietosite per la sua storia.
Superato il primo ostacolo, Afrodite espose l’esame successivo che consisteva nel raccogliere della lana d’oro da un gruppo di pecore. Andò verso il gregge per assolvere il suo compito ma fu subito messa in guardia che gli animali sarebbero stati più mansueti se avesse aspettato l’imbrunire. Così, Psiche pazientò fino alla notte e a quel punto, raccolse la lana dai cespugli a cui gli animali si erano strusciati durante il pascolo.
La terza prova, più difficile delle successive, consisteva nel raccogliere dell’acqua da una sorgente che si trovava nel mezzo di una cima tutta liscia e a strapiombo. Anche questa impresa riesce grazie all’aiuto dell’aquila di Giove.
Così, Psiche arriva alla quarta e ultima prova, la più difficile in assoluto, il cui svolgimento inferi! Psiche infatti doveva percorrerlo fino ad arrivare dalla Dea Persefone chiedendole un po’ della sua bellezza. Sicura del fallimento, Psiche tentò nuovamente il suicidio buttandosi dalla cima di un torre. Ma anche questa volta, gli dei impedirono che la ragazza morisse. A quel punto, Persefone le donò un’ampolla raccomandandole di non aprirla mai.
Psiche diventa una Dea
Incuriosita, la fanciulla aprì l’ampolla e dal contenitore fuoriuscì una nuvola che la fece cadere in un sonno profondo (un po’ come succede alla Bella Addormentata con il fuso dell’arcolaio maledetto da Malefica, oppure Biancaneve con la mela avvelenata).
Infatti, dopo averla ritrovata, solo il suo amato Eros riuscì a risvegliarla e per non perderla mai più si rivolse al padre degli Dei, Giove, in cerca di aiuto.
Commosso per la loro storia d’amore, mise da parte l’orgoglio e fece bere a Psiche dell’Ambrosia trasformandola in una Dea e consentendo il matrimonio con il Dio dell’amore.
Psiche divenne la Dea protettrice delle fanciulle e dell’anima, come a ricordare il suo percorso nel ritrovare l’amore che aveva perduto.
La loro storia d’amore fu fonte d’ispirazione per molti artisti, i quali esprimevano lo spirito di questo mito attraverso la loro arte.
Tra questi ricordiamo: Antonio Canova, un gruppo scultoreo del tardo ‘700 realizzato in marmo bianco ed esposto a Lourdes e che raffigura Eros e Psiche in un abbraccio e nell’attimo che precede un bacio. Ma anche il dipinto a olio “Amore e Psiche” di François Gérard e che rappresenta la scena di un bacio pudico di Eros a Psiche, ritratti secondo l’iconografia classica.
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