Come è noto, di questi tempi la pubblicità gioca un ruolo fondamentale: aziende, prodotti, servizi ed eventi sono solo una parte del binomio che compongono la pratiche di marketing più conosciute e soprattutto, in grado di determinare il successo di un business. In questo vasto panorama di opzioni, però, troviamo anche il professionista o la compagnia con i loro budget e l’imbarazzo della scelta.
Dai cartelloni alle insegne a led di grandi attività, fino ai messaggi sponsorizzati sul web a cui siamo costantemente connessi, la domanda è irrimediabilmente quale sia la sponsorizzazione migliore. Paradossalmente, la domanda non può che essere “dipende”; dipende dal prodotto o dal servizio, dipende dalla tipologia di attività e anche dai fondi disponibili. Tuttavia, una caratteristica mette tutti d’accordo è lo scopo della pubblicità, ovvero, attirare l’attenzione del cliente finale fino all’acquisto del prodotto sponsorizzato. E quale modo migliore di capire quale siano le più efficaci modalità se non studiando dalle origini, il fenomeno?
Dalle insegne in legno ai banner sul web
Non si conosce la precisa data di nascita della pubblicità; tuttavia, possiamo affermare che in modo meno evidente, è sempre esistita. Ai tempi degli antichi greci e romani, le insegne in legno alle porte delle botteghe o il “passa parola” tra le persone si può considerare già una prima forma di promozione e sponsorizzazione.
Possiamo considerare pubblicità anche le scritte ritrovate sui muri di Pompei dove si annunciavano feste ed eventi e gare sportive.
Tuttavia, una grande evoluzione del concetto di pubblicità nasce in concomitanza dell’avvento della stampa. Il primo annuncio risale al 1479, momento che rappresenta una grande svolta; un altro passo in avanti, lo abbiamo nel 1630 quando il parigino Renaudot apre il primo ufficio per la realizzazione di una gazzetta a solo scopo pubblicitario.
Un culmine viene poi raggiunto intorno all’800, con la rivoluzione industriale e lo sviluppo economico che spinge le aziende verso la necessità di farsi conoscere e far fronte a una concorrenza sempre più competitiva. Negli anni 60 ha inizio la pubblicità per mezzo audiovisivo ma limitata all’interno di spazi dedicati che vengono chiamati “Carosello”, un contenitore di 5 spot medio lunghi nella modalità di piccole storie ma che pian piano riducono le loro tempistiche fino a un massimo di 7 secondi di messa in onda, elemento che porta questo programma a terminare nel 1977 a favore delle attuali e frequenti pubblicità da “intermezzo”.
Fatto da non sottovalutare, è la spinta del marketing in generale dovuta alla presenza di un’incredibile numero di canali televisivi privati a partire dagli anni 80. Solo in Italia, durante i primi anni del periodo, erano presenti oltre 500 televisioni. Da questo momento, è chiaro l’urgente il bisogno da parte di aziende e privati di incrementare la loro presenza nell’audiovisivo, adottando e studiando tecniche di marketing rivolte al cliente non solo all’interno del suo territorio, ma in tutto il mondo.
Ultimo arrivato – ma non meno importante – tra le tecnologie che hanno plasmato il concetto di promozione, è senza dubbio il web e tutti gli strumenti che ne hanno consentito l’accesso nelle case dei cittadini. Si è parlato a lungo della capacità di contenuti virtuali in grado di surclassare il mercato del cartaceo e non a caso, basti pensare che alcuni tra i maggiori business al mondo si basa e monopolizza il proprio dominio economico esattamente sulla pubblicità.
Basti pensare a Facebook, Google, Youtube e altre piattaforme attraverso le quali le modalità con cui la sponsorizzazione si è manifestata in passato, continua a farlo adesso, digitalmente ma decisamente con qualche marcia in più. Gli algoritmi che determinato questi grandi sistemi di intrattenimento, fanno dell’utente il vero prodotto, e le aziende acquistano spazi attraverso banner, annunci e talvolta contenuti degli influencer, per poter comparire tra gli efficaci piazzamenti stabiliti dagli avanzati algoritmi di queste società. Il feed di Facebook, per esempio, non è casuale e colpisce gli interessi dell’utente in modo certosino, evitando alle aziende di colpire i propri obiettivi di visibilità senza dispersione. Ed è per questo che la crescita di ADS sul web è in impennata e probabilmente, continuerà ad esserlo ancora per molto tempo.
Tuttavia, questo mondo cambia rapidamente e anche se sembra presto per dirlo, esistono già dei risultati delle decadi in cui internet ha potuto manifestarsi. Nell’ambito si parla molto di neuromarketing e gamification. Nel primo caso parliamo dell’applicazione delle conoscenze e delle pratiche neuroscientifiche al marketing, allo scopo di analizzare i processi inconsapevoli che avvengono nella mente del consumatore e che influiscono sulle decisioni di acquisto o sul coinvolgimento emotivo nei confronti di un brand. Nel secondo, invece, parliamo di uno strumento, che come suggerisce il nome stesso, è in grado di veicolare messaggi di vario tipo inducendo a comportamenti attivi da parte dell’utenza per mezzo di giochi o obiettivi, permettendo di raggiungere specifici obiettivi, personali o d’impresa in cui al centro, ovviamente, sia l’utente/consumatore.
Che dire, ci aspetta tanto altro ancora tra le evoluzioni che la pubblicità può compiere attorno alla tecnologia e ad esigenze di branding ed esaltazioni diverse.
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