Recensione Counter Strike: Global Offensive

Devo dire che all’inizio questa mi sembrava un’operazione commerciale. Con stupore (e piacere) però, sono stato costretto a ricredermi.

La grafica è accattivante e verosimile, modificata ma non troppo. Le nuove skin sono credibili. Le mappe modificate abbastanza da eliminare certi difetti (vedi per esempio i principali e noti chokepoints) mantenendo la struttura di base. Nelle modifiche si è fatta attenzione a dettagli strategici come posizionamento di oggetti (casse, barili etc.) che ora offrono piccole varianti interessanti al solito gameplay. Le armi sono state riviste ed aggiornate, rendendo caratteristiche e più appetibili anche quelle che nei titoli precedenti erano quasi esclusivamente utilizzate per sfottò o per divertimento; un esempio fra tutti: le dual berettas. Nuovi suoni caratteristici ed immediatamente associabili ad ogni arma, e di nuovo importanza strategica fondamentale ai suoni stessi: passi, salti, vetri infranti e scontri casuali contro gli oggetti della mappa contribuiscono alla situational awareness e determinano spesso la sopravvivenza del giocatore. Interessanti e strategici anche i nuovi elementi aggiunti al gameplay: granata diversiva e granata incendiaria. Ma la cosa forse più importante è che, anche se non del tutto, questo è tornato un gioco tattico e di precisione quasi quanto quello di tanti anni fa: la hit detection è migliorata drasticamente, il rinculo deve essere gestito, da lontano le brevi raffiche sono molto più efficaci ed il full auto non controllato non uccide quasi mai, nemmeno a breve distanza. Questo ultimo aspetto in particolare è quello che ho decisamente apprezzato di più, perchè spinge decisamente ad allenarsi nella mira, nella tecnica e nella conoscenza delle meccaniche di gioco e caratterizza il titolo come uno in cui la skill è tanto difficile da ottenere quanto soddisfacente una volta ottenuta. E’ inoltre ampiamente percepibile come la tattica e la comunicazione di squadra abbiano un forte peso, di poco minore della somma della skill individuale dei giocatori del team, nel risultato finale.


Le mitiche “Beretta” in azione

Notevoli anche le aggiunte in termini di funzionalità ad un gioco multiplayer classico, sia per gli utenti normali che per la comunità competitiva. Vediamole una per una.

E’ stato introdotto il quick match, per permettere a chi non vuole scegliersi il server di connettersi automaticamente, in base alla modalità ed alla/e mappa/e scelta/e, a quello con latenza minore. E’ stata fatta la scelta precisa di creare due set di regole diverse (modalità “classica leggera” e “classica competitiva”) per dividere gli hardcore gamers dai casual/pub, senza creare problemi a nessuno e/o mischiare giocatori con esigenze diverse nei servers. E’ stata integrata nel core game la principale modificazione presente nei precedenti titoli: il Gungame, ovvero una modalità nella quale si procede dall’arma più debole all’arma più forte per poi avere un picco di difficoltà finale con granate e coltello. Due sue diverse varianti prendono il nome di “Corsa alle armi” (Gungame puro: respawn immediato e passaggio immediato all’arma successiva) e “Demolizione”, dove si può avanzare di un solo livello per round (la nuova arma viene assegnata al round successivo) ed il punteggio viene assegnato alla squadra in modalità classica, cioè se si fa scoppiare/disinnesca la bomba oppure se si uccide tutti gli avversari. Altre (gradite) novità sono la valutazione algoritmica del giocatore in base ai risultati in ambito competitivo ed il meccanismo di matchmaking destinato ad associare, sulla base dei risultati pregressi, giocatori dello stesso livello di abilità. Efficace anche il metodo di punizione dei (dementi) leavers, cioè coloro che iniziano una partita competitiva e poi l’abbandonano a metà per fare altro o perchè stanno perdendo. Questi (dementi) personaggi verranno penalizzati da un progressivo ammontare di tempo durante il quale non potranno più collegarsi ad una partita competitiva. A mio parere la curva di apprendimento è molto ben bilanciata e comunica una gradevole sensazione “easy to handle, hard to master”. Il gioco è fluido, e non particolarmente affaticante. Si può giocare per un paio d’ore senza “accusare il colpo”. E’ impressionante l’attenzione ad una serie di piccoli dettagli che rendono il gioco più scorrevole e riducono le possibilità di contestazione e di controversia, come il periodo di riscaldamento pre-round con un enorme countdown a centro schermo, ed un countdown ben visibile all’inizio di ogni round.


Il multiplayer ci offrirà alcune nuove chicche che non deluderanno i veterani della saga.

Sono davvero poche le pecche. L’unica degna di menzione è che è un pò difficile, almeno all’inizio, distinguere terroristi da controterroristi. Un pò di tratti distintivi in più avrebbero fatto comodo, ma ci si fa presto l’occhio.

Per il resto, un gran gioco che merita i soldi dell’acquisto. Se preso coi (frequenti) saldi di Steam, diventa un vero affare.

Filippo “Joliet Jake” Provera

Ti è piaciuto questo articolo? Dicci cosa ne pensi nei commenti qui sotto o esplora altri contenuti dal nostro menù!

Hai una storia da raccontare o un'opinione da condividere? Mandaci il tuo articolo scrivendoci a [email protected].

Vuoi unirti al nostro team e collaborare con noi? Scopri come candidarti alla pagina dedicata: collabora.

Joliet Jake

Nato in una assolata e ridente (?) valle ai confini con la Svizzera, Joliet Jake sfruttò, dalla nascita, questo profluvio di orologi e cioccolato per la sua crescita. Un’errata proporzione nel mix ottenne lo straordinario risultato di farlo arrivare sempre in ritardo e di dipendere dal cioccolato per la propria sopravvivenza. Informatico per passione, ha molti interessi e mirabilmente riesce a fallire in tutto in modo omogeneo. Autore di testi di vario genere per formazione e velleità, si prodiga nella redazione di castronerie astrali. Vi conviene leggere i suoi scritti prima che scompaia ed il suo genio venga riconosciuto postumamente da archeologi in cerca di reliquie letterarie(digitali) di alto lirismo. Che però saranno convinti che la lingua dei testi sia il turcomanno antico.
Pulsante per tornare all'inizio