Titolo: ObsCure 2
Anno: 2007
Sviluppatore: Hydravision
Distributore: Playlogic
Piattaforme: PC, PS2, Wii, PSP, PSVita
Piattaforma testata: PC
Sono felice di annunciarlo al mondo: Obscure 2 è figo.
E questo con tutte le implicazioni & considerazioni del caso: la serie aveva DAVVERO del potenziale, non ero fuori strada nel vedere buone intenzioni di fondo da parte di Hydravision (che qui offre una solida dimostrazione di saper imparare dai propri errori), e, cosa più sorprendente, a quanto pare è umanamente possibile confezionare un teen horror genuinamente godibile.
E attenzione, non sto parlando di un capolavoro, di un cristallino esempio di arte videoludica, o di un’opera che, attraverso una raffinata sensibilità e un attento gioco di sfumature e sfaccettature vi
porterà a mettere in discussione tutto ciò in cui avete sempre creduto e vi porterà a mollare la vostra vita in nome di una ritrovata consapevolezza interiore.
No, Obscure 2 è semplicemente un survival horror dove un branco di ragazzotti stupidi per cui la solita routine routine di festini, sbronze, droghe leggere e promiscuità sessuale, viene improvvisamente sostituita da mostri, sangue e scarsità di proiettili; nulla più nulla meno. Quello che distingue Obscure 2 dal prequel, e che sancisce il salto di qualità da un prodotto passabile ma sostanzialmente insipido a un qualcosa che si lascia giocare con autentica soddisfazione, sta “semplicemente” nel carisma. Lasciamo stare per un attimo le scelte e le variazioni di design che in effetti hanno giovato alla qualità complessiva di questo secondo capitolo, il setting più variegato o gli scontati progressi tecnici dopo tre anni dal prototipo; a fare davvero la differenza è il mordente, e a suo modo il coraggio: quello di dare più spazio ai personaggi, renderli in qualche modo più vivi, cercare di creare una qualche empatia tra il giocatore e il proprio avatar… e al momento giusto, spazzare via tutto in nome di una gratuita quanto sanissima cattiveria. Perché sì, sappiamo bene che nel mondo di Obscure succedono spesso cose bruttarelle e tutti possono morire (male, per giunta), ma questa volta c’è da spendere qualche parola in più a riguardo.
La novità più significativa presentata in questo sequel (che -nota di colore- oltreoceano è stato esportato col sottotitolo The Aftermath e con la copertina più ridicolmente spoilertastica mai vista a
memoria d’uomo, prima o poi scriverò un articolo sull’argomento) è la sostanziale linearità dello svolgimento: al contrario di quanto siamo abituati a tastare con mano in gran parte dei survival horror sulla piazza, abbiamo a che fare con “livelli” e tronconi narrativi a tenuta stagna dove la libertà d’esplorazione e il backtracking sono limitati ai minimi sindacali, con le ovvie conseguenze sul piano della scelta dei protagonisti controllabili. Quant’è vero che rimane intatta l’impostazione di base (due personaggi attivi in contemporanea, scambiabili in ogni momento oppure predisposti al multigiocatore in locale), la possibilità di scegliere i baldi giovini da condurre attravero il nostro pad o tastiera è ora una circostanza limitata a poche occasioni, e in gran parte dei casi più fittizia che altro. Difatti, le abilità uniche proprie di cui i nostri eroi possono usufruire sono strettamente indispensabili per superare ostacoli e registrare progressi. C’è da accedere in qualche area apparentemente fuori mano? State sicuri che l’acrobata e scavezzacollo Corey è in zona. Una serratura elettronica si frappone tra voi e la via del successo? Ho casualmente sottomano Mei, e tutti sanno che non esiste al mondo asiatico che non sia esperto di hacking. Ok, ora resta solo un banale lucchetto e… Oh, ciao Stan, bentornato. Ora, cos’è che eri bravo a fare nel primo gioco che non ricordo bene?
Avanzare per accoppiate praticamente fisse finisce col giovare significativamente alla caratterizzazione degli attori in causa, che per l’occasione sembrano aver trovato un’improvvisa personalità e loquacità, contrapposta al generale atteggiamento passivo che ci ha accompagnati nelle precedenti peregrinazioni attraverso il liceo di Leafmore. Com’è intuibile, questo ci forza a tenere in vita a tutti i costi chiunque ricada sotto i nostri input, pena il classico game over e il ritorno all’ultimo dei salvataggi (stavolta relegati a postazioni predefinite e rigorosamente monouso). Ma, un momento. Prima non avevo rimarcato che tutti possono morire? Beh, fate 2+2. Con la differenza che un decesso prematuro non è più un evitabile effetto collaterale della vostra imperizia, ma una parte integrante dello sviluppo del plot… che confermo, mostra un’apprezzabile attitudine verso la crudeltà gratuita, e sembra amare alla follia lo spendere tempo e fatica nel convincervi a prendere in simpatia questo o quell’elemento, per poi falciarlo senza pietà proprio sotto i vostri occhi, e senza il bencheminimo rimorso. Sì Hydravision, ora mi piaci sul serio.
Poi ok, tutto ciò che è di contorno funziona quanto serve. La progettazione dei livelli ha fatto qualche passo in avanti, la revisione delle meccaniche di combattimento, senza fare miracoli porta in dote un
sistema migliorato, i puzzle mostrano qualche guizzo di creatività e di impegno richiesto e tecnicamente il bilancio è positivo, con una grafica invecchiata piuttosto bene e una soundtrack dove Oliver Deriviere si conferma ottimo e ispirato. Insomma, un survival horror riuscito, che si lascia giocare con piacere, e che finalmente riesce a coprire con nonchalanche i propri difetti.
D’accordo, però a conti fatti il plot è poca cosa, e buona parte degli eventi accade senza un vero perché.
Vero, ma fottesega, mi sono divertito, e non sento più sta gran voglia di perdermi in sottigliezze.
Sì, ma che dire dei personaggi? Gira e rigira non sono che un’accozzaglia di collegiali da catalogo.
Massì, alla fine una volta che li conosci non sono così malaccio. E hanno le birre.
Va bene, ma vogliamo parlare della virtuale assenza di veri spaventi?
Eh vabbè, che sarà mai… Per quello ho almeno due copie di praticamente qualunque Silent hill sia mai uscito, stai buono.
Allora… Uhm… Ecco, giusto. E il tuo odio atavico quanto giustificato per i teen horror? come la mettiamo ora?
Senti, m’hai rotto i coglioni. E non mi importa che tu sia la voce della mia coscienza e del mio io più razionale, che tu stia dicendo tutte cose vere, e che in realtà sto consapevolmente scrivendo tutto da solo giusto per darmi un tono. Quindi, lascia che ti spieghi una cosa: Obscure 2 è figo, e non sono tanto propenso ad accettare argomentazioni contrarie, anche perché sono consapevole dei suoi punti deboli, e semplicemente alla luce di tutto, me ne frega il giusto. Obscure 2 è un pò come guardare un buon horror di serie B, fondamentalmente stupido quanto vuoi, ma con quei pochi accorgimenti per cui finisci a non vergognarti di godertelo ed eleggerlo senza troppe remore come personale “guilty pleasure”. Ed è quello che in cuor mio speravo fin da principio per Obscure, quindi per una volta al diavolo la coscienza e il mio io razionale. Loro e tutte quelle solfe sul prossimo party dei Delta Theta Gamma. Cioè, che mai potrà mai succedermi?
Voto: 8/10
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