[Recensione] Rise of the Tomb Raider: una Lara più determinata

Titolo: Rise of the Tomb Raider

Genere: Action-Adventure
Sviluppatore: Crystal Dynamics
Lingua: completamente in italiano
Data di rilascio: 13 novembre 2015 per Xbox One e 360, aprile 2016 per Pc, fine 2016 per Ps4
Piattaforme: Xbox One, Xbox 360, Pc, Ps4
Piattaforma di prova: Xbox One

Il secondo capitolo di una trilogia annunciata da Square Enix.
Come il precedente reboot è più action e più dinamico rispetto alla vecchia guardia; diversamente incentrata maggiormente sui puzzle.
Sin dal capitolo del 2013 era chiara l’influenza della serie Uncharted; questa volta però era necessario ritagliarsi una personalità propria, motivo per cui ci si è incentrati sulla componente Open World, dove l’esplorazione, il crafting e il loot si sposano bene con una blanda atmosfera survival.

Le vicende, ambientate poco dopo la spedizione a Yamatai, sono mosse dall’incrollabile determinazione di Lara per riaccreditare il nome di Richard Croft, suo padre, dinanzi la comunità scientifica. Viaggeremo dunque a cavallo tra la fredda e nivea Siberia e la calda e colorata, ma poco ospitale, Siria.
Saremo chiamati a varcare il limes della tomba di un mistico Profeta e andare alla ricerca delle chiavi della città perduta di Kitezh, nell’Himalaya. Il frutto proibito è l’agognato segreto dell’immortalità.
Inutile dire che ci sarà, anche stavolta, il nemico di turno a cercare di romperci le uova bel paniere; si tratta dell’organizzazione Trinity, per i più attenti, già menzionata nella precedente interazione.

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La fase esplorativa è innalzata dal rinnovato level design in cui trovano posto anche le, tanto richieste dai fans, fasi subacquee; molto apprezzate in passato. Queste fasi sono ricche di sezioni platform con scalate in cui mettere in pratica la buona agilità della protagonista, e appigli da raggiungere mediante gadget da acquisire nel proseguo dell’avventura (piccozze, frecce con corda e rampino); quindi è presente un sano e non invasivo backtracking.
Durante il percorso avremo a che fare con i soliti Campi Base collegati tra loro e raggiungibili, una volta scoperti, mediante il fast travel. In queste zone siamo chiamati a migliorare le abilità e l’equipaggiamento.

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L’esclusiva temporale Microsoft riuscirà a spostare i clienti console verso la propria piattaforma?

La crescita del personaggio è sorretta da punti esperienza guadagnati con determinate azioni sul campo (collezionabili, raccolti, scoperte, uccisioni, ecc…), da spendere in un albero dei talenti caratterizzato da 3 ramificazioni differenti: caccia, combattimento, e sopravvivenza.
Proprio il concetto di sopravvivenza viene ampliato con un crafting e un loot corposi: saremo in grado di costruire molotov, mine di prossimità, frecce e bende curative a partire da elementi di fortuna come foglie, funghi, legna, minerali, pelli e piume d’animali, tessuti, ecc…
Interagendo con gli Npc avremo poi la possibilità di intraprendere quests secondarie. Non sono originali nel format ma offrono la possibilità di ampliare quell’esplorazione “archeologica” di reperti antichi (affreschi, documenti, reliquie, ecc…) che innalza l’atmosfera alla Indiana Jones, portandoci alla conoscenza di tante nozioni storiche; oltre che elargire preziosi punti esperienza, abiti in grado di influire sulle skills base, ed oggetti preziosi come il Grimaldello. Non dimenticate di approfondire le lingue antiche (cirillico, greco, mongolo) per evidenziare zone altrimenti celate.

Il campionario di armi è stato arricchito, ma l’arco rimane sicuramente il protagonista principale. E’ decisamente l’arma preferita dai vari media d’intrattenimento negli ultimi anni, scelta anche da Katniss Everdeen in Hunger Games. E’ decisamente un’arma overpowered, come già appurato nel videogame Crysis 3 della Crytek. Possiamo dunque contare su dardi esplosivi, incendiari, e velenosi.
Giudicando la nuova direzione intrapresa dal brand nelle meccaniche prettamente Tps, non si può che evidenziare come queste mostrino decisamente il fianco rispetto ad altre produzioni analoghe, con una fase shooting non memorabile e a tratti banale. Non ci sono tattiche particolari da sfruttare, Lara non può sparare né in movimento né alla cieca dalle coperture a differenza dell’ideale rivale Nathan Drake. ed il feeling con le bocche da fuoco non è particolarmente curato; decisamente più appagante invece l’azione stealth.

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Le Tombe Antiche -una sorta di dungeons, sono un tributo ai vecchi Tomb Raider- vanno scovate durante l’esplorazione della mappa. Trattasi di sezioni prettamente puzzle-platform. Qualche rompicapo è interessante (nulla di complicato) e sono piacevolmente rivisti nell’impegno richiesto rispetto all’originale reboot; tuttavia il pericolo è insito nell’abuso dell’Istinto di Sopravvivenza: abilità in grado d’evidenziare appigli e collezionabili…con esso il tutto diventa troppo semplice.
Il premio finale per queste zone opzionali, ma decisamente riuscite, si estrinseca nella sala finale dove apprendere un perks extra.
Terminato il gioco è possibile continuare la fase esplorativa ripartendo dall’ultimo salvataggio utile, e completare così al 100% le zone rimaste.

Modalità online: Spedizioni, con annessa leaderboard:
4 tipologie di sfida. Si riparte dai capitoli della campagna single-player, resi però più ostici con l’uso di alcuni modificatori sotto forma di carte (acquistabili con denaro guadagnato in-game nella campagna principale): Attacco a Tempo, Rigioca Capitolo, Rigioca Capitolo Elite, e Resistenza dei Discendenti che a differenza dei precedenti 3, consente di affrontare delle sfide personalizzate da noi o da altri utenti (un po’ come i tracciati creati con l’editor in Ridge Racer Unbounded). Tra le varie opzioni si può scegliere tra: mappa, momento del giorno, situazione meteorologica, e particolari obiettivi da portare a termine.

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Quattro livelli di sfida selezionabili, che impattano sull’aggressività degli avversari: Avventura, Esplorazione (da qui in poi si perde la mira assistita), Esplorazione Brutale (l’energia non si rigenera durante i combattimenti) e Sopravvivenza (elimina del tutto la rigenerazione dell’energia demandandone il recupero ai soli kit medici, inoltre riduce le risorse disponibili per il crafting). I primi tre livelli sono sempre modificabili in-game.
La difficoltà è tarata verso il basso. I nemici non brillano per acutezza nei movimenti e nell’applicazione delle coperture, mostrando spesso punti scoperti dove colpire (ad esempio la testa) o in generale muovendosi verso di noi in linea retta (non tutti) e mostrando poche variazioni nei pattern d’attacco. Dove si fanno più pericolosi è nell’uso delle granate, con danni maggiori. Non presentano particolari variazioni degne di nota se affrontati in modalità stealth: mettere fuori gioco un nemico non allerta sempre il collega a pochi passi, che ignaro dei nostri movimenti, continuerà nelle proprie routine.

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Graficamente eccezionale. Riesce ad andare ancora oltre ciò che di buono aveva già fatto vedere il precedente titolo Crystal Dynamics. Ottimo il sistema d’illuminazione, soprattutto nell’effetto dei passaggi tra ambienti chiusi (caverne/tombe) ed esterni. Locations variegate e piacevoli; agenti climatici in grado di creare un’ottima immedesimazione, coadiuvati da effetti particellari notevoli, in primis nella nebbia volumetrica.

I capelli dell’archeologa britannica seguono, anche stavolta, i moti del vento grazie alla tecnologia TressFX, di proprietà Amd. Il modello della protagonista è ricco di dettagli estetici e curato nelle animazioni grazie ad un pregevole lavoro col motion capture. L’espressività delle diverse emozioni è accompagnata dai soliti mugolii per la fatica e le crude situazioni di gioco.
In generale il gameplay si mostra fluido, anche se qualche calo ci sarà, nulla di grave comunque. Ottimo il doppiaggio in lingua madre, meno incisivo nel lip synch ma comunque buono anche nella lingua del Petrarca.
Piacevoli i temi musicali, sempre adatti alle diverse fasi di gioco. Tra i piccoli difetti annovero un po’ di aliasing e del leggero tearing.

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Commento finale: in sostanza Rise of the Tomb Raider riprende quanto di buono fatto vedere già nel reboot del 2013. E’ arricchito da una sezione esplorativa più profonda, crafting e loot marcati, e da migliori puzzle per le Tombe. Purtroppo la software house insiste, anche stavolta, su un livello di difficoltà tarato verso il basso (come ci ha abituati negli anni la serie Assassin’s Creed di Ubisoft); una moda moderna volta a privilegiare sì atmosfera e contenuti, mettendo però un pò troppo in secondo piano la sfida.
Il plot narrativo avrebbe bisogno di un ritmo più curato e una sceneggiatura più solida. Lara parte bene ma finisce un po’ fuori tema nella parte finale ove imbraccerà un fucile a pompa, creando caos e trasformandosi quasi in una sorta d’icona del cinema d’azione anni ’90.
Se non avete amato la semplificazione del predecessore, questo non vi farà cambiare idea; se viceversa avevate gioito col precedente, questo lo adorerete.

Voto 8

Foto: immagini Google

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icniVadoDraNoel

Appassionato di romanzi sci-fi, scopre per vie traverse il mondo videoludico scovando per caso un floppy disk del padre. L’alieno oggetto in un mondo governato da Console a dvd, si rivelerà poi niente poco di meno che un titolo per Amiga. Da lì in poi nasce la passione, soprattutto per i titoli Obsidian e Bioware. Ora tra una lettura e l’altra, fantastica malvagie macchinazioni, imbracciando lame luminescenti alla ricerca di forzieri; lasciando la gloria ai veri eroi. Del resto senza i Villain, i buoni non esisterebbero.
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