The Stanley Parable – recensione

Qual’è la recensione più difficile per un appassionato di recensioni? Una recensione che per esistere deve parlare di un gioco ma che non ne può parlare. Quanti amici sadici avreste voluto uccidere perchè vi hanno rivelato il finale di un film?Io tanti. Ecco perchè parlerò di “The Stanley Parable” senza dirvi niente: perchè vi voglio bene. Ho ormai una discreta esperienza alle spalle in fatto di videogiochi, a partire dal gioco di Guerre Stellari sul mio commodore 64 fino ad oggi. Ed una cosa che ho imparato ad apprezzare è stata l’originalità autoriale, stilistica e compositiva.

Il media videoludico è una nuova frontiera di contenuti e di come veicolarli. Lo stile, la meccanica di gioco, il contenuto, la presentazione, l’attento confezionamento tecnico sono elementi di valutazione e di qualità quanto possono esserlo quelli usati per valutare un diamante. Ecco perchè col raffinamento dei miei gusti personali ho sviluppato anche il desiderio di puntare sulla qualità più che sulla quantità, e di tentare di essere sempre presente di fronte ad un gioco di “nuova concezione” o che introducesse meccaniche, grafiche, stili, idee nuovi rispetto al mainstream. Probabilmente mi sarò perso molti titoli, ma ho fatto il possibile con Indigo Prophecy/Fahreneit, Half Life, Portal, DEFCON, Osmos, The Walking Dead, la grafica cartoonesca di Team Fortress 2, Max Payne, Monkey Island, Mirror’s Edge etc. Questo è uno di quei giochi.

The Stanley Parable è una storia senza storia

L’unica anticipazione è che ad una persona normale con una vita normale ed un lavoro normale, normalmente noioso, un giorno accade qualcosa di davvero straordinario. Qualcosa che non si sarebbe mai aspettato. Qualcosa di totalmente imprevisto ed inusuale. E da quel momento la sua vita cambia per sempre, almeno tanto quanto lui vuole che faccia. Oppure non la cambia. Oppure così così. Ma potrebbe anche rimanere eguale. Insomma fate un pò quel che vi pare, non rompete le scatole a me. In ogni caso, giocare a The Stanley Parable è un’esperienza rinfrescante ed unica, piena di scoperta, fascino, umorismo e fantasia paranoide. Inoltre induce ad una interessante dipendenza che mi ricorda molto il tempo in cui passavo ore ed ore su una singola avventura grafica per scoprirne ogni dettaglio e segreto.

The Stanley Parable ha un’ottima rigiocabilità

E’ stato un pò sentirsi bambino ed un pò ritrovare il sapore di qualcosa che non è immediatamente accessibile, qualcosa di perso da lungo tempo e finalmente ritrovato. Un’atteggiamento verso il gioco stesso, veicolato da come il gioco stesso è stato creato. Non mi soffermo nemmeno su tutta una serie di parametri che di solito considero importanti per un gioco. Il concetto base, e la sua implementazione, sono così peculiari che valgono il titolo intero, con spesa relativa. Un piccolo dettaglio, importante ed esemplificativo per dare un’idea della logica del gioco: gli achievements sono “attivabili” da un’opzione del menu. E attivarli dal menu, vi fa ottenere un achievement. Voletevi bene anche voi e comprate questo gioco. A qualunque prezzo. Ne vale la pena. Per chi ha ancora dubbi o non ci ha capito niente, invito caldamente a provare la demo gratuita su Steam, scaricabile dalla pagina del gioco.

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Joliet Jake

Nato in una assolata e ridente (?) valle ai confini con la Svizzera, Joliet Jake sfruttò, dalla nascita, questo profluvio di orologi e cioccolato per la sua crescita. Un’errata proporzione nel mix ottenne lo straordinario risultato di farlo arrivare sempre in ritardo e di dipendere dal cioccolato per la propria sopravvivenza. Informatico per passione, ha molti interessi e mirabilmente riesce a fallire in tutto in modo omogeneo. Autore di testi di vario genere per formazione e velleità, si prodiga nella redazione di castronerie astrali. Vi conviene leggere i suoi scritti prima che scompaia ed il suo genio venga riconosciuto postumamente da archeologi in cerca di reliquie letterarie(digitali) di alto lirismo. Che però saranno convinti che la lingua dei testi sia il turcomanno antico.
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