Il prossimo 4 dicembre gli elettori italiani saranno chiamati nei seggi elettorali per votare SI o NO al referendum costituzionale. Noi del Bosone, quindi, abbiamo pensato di dare una mano ai nostri lettori spiegando di cosa si tratta e analizzando il testo del quesito in modo completamente imparziale. Partiamo senza indugio!
Eccoli, i due fautori del disegno di legge in questione…
COS’È UN REFERENDUM?
Il Referendum è il massimo strumento di democrazia diretta e permette al corpo elettorale di dare il consenso o il dissenso riguardo ad una specifica questione. Esistono vari tipi di referendum, quello che stiamo per votare è confermativo poiché chiede il consenso all’entrata in vigore di una norma. Inoltre è anche di tipo costituzionale poiché riguarda modifiche alla costituzione e per questo non richiede il quorum, cioè un minimo di voti necessari per renderlo valido.
COS’È QUESTO REFERENDUM?
Quello del 4 dicembre è il risultato finale del disegno di legge Renzi-Boschi (link al testo sulla Gazzetta Ufficiale), una riforma pensata in origine dall’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Questa riforma inizialmente era appoggiata anche da alcuni partiti di centro-destra che si sono tirati indietro dopo gli attriti avuti con il PD per l’elezione di Sergio Mattarella come capo dello Stato. Infine, è stata approvata dal Parlamento con una maggioranza inferiore ai due terzi dei membri di ogni camera: quando ciò succede si può richiedere il giudizio diretto degli elettori, come effettivamente poi successo.
Quindi, dopo le dovute premesse passiamo a spiegare in modo semplice e chiaro i vari punti che troveremo in cabina elettorale e le principali critiche ad esse!
1 – DISPOSIZIONI PER IL SUPERAMENTO DEL BICAMERALISMO PARITARIO
La Camera dei Deputati prenderebbe un potere… over 9000!
Il Parlamento italiano è composto da Camera e Senato; entrambe hanno le stesse funzioni ed una legge per essere promulgata deve essere approvata da entrambe con lo stesso testo: se ciò non succede la legge viene modificata e l’iter ricomincia. Se vince il SI la Camera diventerà l’unico organo preposto a fare questo, mentre il Senato prenderà parte alle votazioni solo in materia di Costituzione, Europa, minoranze e territorio, ma soprattutto non darà più la fiducia al governo. Tutto ciò renderà il governo più stabile in combo con la nuova legge elettorale, l’Italicum. Se vince il NO tutto rimane com’è.
Le critiche dei comitati del NO fanno notare che a governo più stabile corrisponde un compromesso tra le parti politiche basso o nullo, indice di non democrazia e potenziale autoritarismo; inoltre la connessione tra legge costituzionale e legge elettorale potrebbe permettere ad una forza politica che in elezione superi le altre anche solo dell’1% di avere un vero e proprio premio di minoranza per governare senza molti intralci. Infine, il nuovo Senato avrà complicazioni al processo legislativo date dalle nuove norme che lo regolamentano, poiché comunque la struttura di esso rimane invariata: in sostanza non viene abolito il senato, ma l’elezione dei senatori.
2 – RIDUZIONE DEL NUMERO DEI PARLAMENTARI, CONTENIMENTO COSTI E ABOLIZIONE DEL CNEL
Questa villa è la sede del Cnel… il che?
Partiamo dalla premessa che il Senato della Repubblica è ora composto da 320 senatori. Se vince il SI i senatori passerebbero a 100; inoltre non percepirebbero uno stipendio in quanto il Senato sarebbe composto da 74 consiglieri regionali, 21 sindaci e 5 nominati dal Presidente della Repubblica, aventi già un incarico politico. Infine verrebbe abolito il CNEL, organo che adesso supporta il governo in materia di lavoro, dimezzando i costi della politica. Se vince il NO tutto rimane com’è.
Le critiche portate avanti dai comitati del NO sono principalmente due: innanzitutto i nuovi senatori non saranno eletti direttamente dai cittadini, ma in modo indiretto; inoltre essi otterrebbero l’immunità parlamentare che, tenendo conto che ancora non si conoscono le modalità con cui essi verranno scelti, potrebbe essere usata come “guardia del corpo” a membri di partito in situazioni sgradite. Per concludere, in base alle stime attuali tutte le politiche di contenimento che verrebbero attuate non dimezzerebbero i costi ma gli abbasserebbero solo del 20%.
3 – REVISIONE DEL TITOLO V DELLA PARTE II DELLA COSTITUZIONE
Una bella immagine del nostro bel Senato…
Il titolo V è semplicemente la norma che regolamenta le competenze delle regioni italiane e quelle dello Stato italiano in materia di regione. Attualmente vige la modifca data dal governo Amato del 2001 che ha dato notevole autonomia alle regioni in molti campi, tra cui quello fiscale, ma anche molti scandali a livello regionale e numerosi conflitti con lo Stato centrale. Se vince il SI le regioni avrebbero competenza quasi esclusivamente a livello di Sanità, e verrebbero abolite le province. Se vince il NO tutto resta così com’è.
Le ragioni del NO sono tutte da ricercarsi nei contrasti che si verrebbero a creare tra competenze statali e regionali, che nonostante le premesse non verrebbero completamente risolte. Si verrebbe inoltre a creare una vera e propria espropriazione di potere negli affari interni regionali, con rappresentanti di regioni lontane (e diverse) atti a prendere decisioni di una realtà territoriale di cui hanno poca o nulla conoscenza.
Questo è il Referendum Costituzionale 2016, analizzato più semplicemente possibile nei punti e nelle critiche. Quali che siano le ragioni del SI, quali che siano le ragioni del NO, noi del Bosone vi invitiamo, da buoni nerd ad informarvi approfonditamente su entrambe le motivazioni e votare sempre secondo coscienza!
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