In Israele un sarcofago romano racconta l’ubriacatura di Ercole

Un capolavoro marmoreo unico nel suo genere

Nel cuore delle terre bibliche, l’antica città di Cesarea rivela tesori nascosti sotto le sue sabbie millenarie. L’Autorità per le Antichità Israeliane (IAA) ha recentemente annunciato una scoperta che sta facendo parlare di sé nel mondo dell’archeologia: un sarcofago romano di 1.700 anni fa, che narra una storia tanto inaspettata quanto affascinante. Non si tratta di una comune scena mitologica, ma di un’insolita rappresentazione di Dioniso che sconfigge Ercole in una leggendaria gara di bevute.

Risalente al II o III secolo d.C., questo manufatto in marmo scolpito è stato portato alla luce nei pressi della costa nord-occidentale di Israele, vicino all’antica Cesarea. La scena principale ritrae il semidio Ercole e Dioniso, il dio greco del vino e delle feste, noto ai Romani come Bacco. Sebbene scene simili di competizioni bacchiche si possano trovare in mosaici dell’epoca, questa è la prima volta che una narrazione così specifica appare su un sarcofago rinvenuto in questa regione. Mark Avrahami, responsabile della conservazione artistica dell’IAA, ha definito questo sarcofago “un’opera d’arte straordinaria”, sottolineando la sua rarità a livello globale.

Il marmo, materiale pregiato e spesso importato, suggerisce che la famiglia committente fosse tra le più facoltose di Cesarea. Nell’antica Israele non vi era una produzione locale di marmo, il che implica che il blocco e gran parte dell’intaglio potrebbero essere stati realizzati altrove e poi solo rifiniti in loco. La sua qualità e complessità testimoniano l’abilità artistica e il gusto estetico dell’epoca.

Ercole, il gigante, sconfitto dal dio del vino

Uno dei lati intatti del sarcofago offre una visione chiara della sconfitta di Ercole. Il possente semidio, celebre per le sue dodici fatiche e la sua forza incommensurabile, è raffigurato disteso su una pelle di leone. In mano tiene una coppa di vino, un segno evidente della sua resa. Come ha spiegato l’archeologo dell’IAA Nohar Shahar, Ercole si trova in questa posizione proprio perché nella gara, Dioniso, il dio del vino è uscito trionfante. È un promemoria ironico e divertente che anche l’eroe più forte può soccombere ai piaceri, o agli eccessi, del vino.

Accanto a Ercole, Dioniso è protagonista di una gioiosa processione. Il dio è circondato da un vivace corteo di satiri, maenadi, le sue seguaci femminili,, e altre figure mitologiche come Pan, il dio della natura selvaggia. Questo scenario festoso, arricchito da elementi naturali come leopardi e leoni, incarna l’estasi e la liberazione tipiche del culto dionisiaco, ricreando le stesse atmosfere che ritroviamo ne “Le Baccanti”( 407 – 406 A.c.)  di Euripide, uno dei tre grandi tragediografi dell’antica Grecia.

Credito d’immagine:”Panel with Maenad pouring wine for Ariadne in the presence of a Satyr dancing between trees from which hang objects of the cult of Dionysos – glass cameo (1st century AD) from Pompeii – Exhibition ‘Myth and Nature’ at Archaeological Museum of Naples, unti” by Carlo Raso is marked with Public Domain Mark 1.0.

La morte come inizio di un nuovo percorso

Al di là della sua vivace rappresentazione, il sarcofago offre una prospettiva profonda e inusuale sull’idea della morte nell’antica Roma. Nohar Shahar ha notato che le figure, sebbene immerse in un’atmosfera di festa e baldoria, sembrano anche accompagnare il defunto nel suo ultimo viaggio. In questo contesto, il bere e la danza non sono solo simboli di piacere terreno, ma si trasformano in metafore di liberazione e di transizione alla vita nell’aldilà.

Questa interpretazione della morte non come una fine, ma come l’inizio di un nuovo percorso, è un aspetto particolarmente affascinante del ritrovamento. Il sarcofago, quindi, non era solo un contenitore per il riposo eterno, ma un messaggio visivo di speranza e celebrazione, che attenuava la tristezza della perdita con l’anticipazione di una rinascita.

Rivelazioni sull’antica Cesarea

La scoperta di questo sarcofago al di fuori delle antiche mura conosciute di Cesarea, insieme ad altre lastre di marmo con nomi incisi, ha implicazioni significative per la nostra comprensione della città. Questi ritrovamenti suggeriscono che Cesarea non era confinata esclusivamente all’interno delle sue mura, ma che l’area circostante fosse in realtà più densamente popolata e ricca di manufatti di quanto gli archeologi avessero precedentemente creduto. Questo spinge a rivalutare la geografia spirituale e fisica della Cesarea romana, fornendo nuove intuizioni sulla sua estensione e sulla vita dei suoi abitanti più abbienti.

Il sarcofago, purtroppo, è stato trovato in pezzi, sepolto sotto una duna di sabbia. Il suo recupero ha richiesto un meticoloso lavoro di scavo, seguito da un paziente e abile processo di pulizia e riassemblaggio da parte dei restauratori dell’IAA. È grazie al loro impegno che oggi possiamo ammirare la scena completa e apprezzare la straordinaria bellezza e il valore storico di quest’opera d’arte funeraria. La scoperta di questo sarcofago, con la sua scena unica e il suo profondo simbolismo, arricchisce la nostra conoscenza del mondo romano e della sua complessa visione della vita, della morte e dell’aldilà.

FONTE

 https://www.livescience.com/archaeology/romans/extraordinary-sarcophagus-discovered-in-israel-shows-carving-of-dionysus-beating-hercules-in-a-drinking-contest 

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