Scarlett Johansson interpreterà un Transgender: è subito polemica

Scarlett Johansson assumerà il ruolo di un transgender e magia delle magie, sul web è polemica in men che non si dica.

Scarlett Johansson assumerà il ruolo di un transgender e magia delle magie, sul web è polemica in men che non si dica.

La star degli Avengers interpreterà il boss criminale di una Pittsburgh anni ’70, Dante “Tex” Gill, conosciuto all’anagrafe con l’identità femminile di Jean Gill.

Secondo un necrologio di un quotidiano statunitense, questo individuo sarebbe morto nel 2003 e avrebbe vissuto la sua esistenza facendosi chiamare “signor Gill”.

“Ci sono letteralmente centinaia di attori trans che avrebbero potuto interpretare questo ruolo”: è uno dei commenti più cliccati su Twitter a seguito della notizia.

Il necrologio della Gazzetta di Pittsburgh, pur riferendosi a Dante come una “lei”, afferma che il signor Gill, per anni, avrebbe gestito una serie di centri di massaggio come copertura per un giro di prostituzione e altre attività illegali.

Nello stesso articolo si legge: “potrebbe aver subito le fasi iniziali di un cambio di sesso che la faceva apparire mascolina”.

La polemica si è sviluppata secondo il criterio nel quale il ruolo avrebbe avuto maggior impatto se interpretato da un individuo realmente transgender.

https://twitter.com/_laurajane123/status/1014277207991123969

Nel 2017, l’attrice fu accusata di “whitewashing” per il suo ruolo in Ghost in the Shell, in cui interpreta un personaggio che nella storia originale è di provenienza asiatica.

E forse, è proprio questa la goccia che fa traboccare il vaso, visto che la celebrità della Marvel lavorerà ancora una volta insieme al regista del titolo fantascientifico (Rupert Sanders). Un’associazione letale, dato che il pubblico non aveva accolto bene il cast dell’adattamento cinematografico del famoso anime.

https://twitter.com/faithchoyce/status/1014238719748931584

Questi, sono solo alcuni dei commenti che hanno appiccato la miccia del flame su Twitter. E come è possibile constatare, alcuni utenti non risparmiano suggerimenti indirizzati ai ruoli che il futuro potrebbe riservare alla carriera dell’americana.

Tuttavia, come è noto, c’è sempre un altro lato della medaglia e infatti, non sono pochi a sostenere che il lavoro di un attore sia quello di assumere, appunto, ruoli diversi da quello reale.

https://twitter.com/SWoodram/status/1014285865944801281

Ma il fattaccio si sviluppa nel momento in cui l’agente delegato della Johansonn, decide di rilasciare – presso Bustle News – un’affermazione in cui l’attrice americana inviterebbe le persone che si stanno lamentando della sua scelta, a guardare ad altri attori che in passato hanno interpretato ruoli analoghi (Jeffrey Tambor, Felicity Huffman e Jared Leto).

Se vera, la dichiarazione della vip americana fa intendere come chiaramente sembra, che queste polemiche non siano altro che la continuazione di quelle scatenatesi con Ghost in the Shell. Insomma, Scarlett si è offesa prendendosela, giustamente, sul personale.

Ma la riflessione che si può fare attorno alla vicenda può essere assunta da più punti di vista ed è molto complessa.

Innanzitutto, è possibile ed è un diritto sostenere che le minoranze debbano essere rappresentate dalle minoranze – soprattutto in un background in cui tendono ad essere marginalizzate (come nel cinema).

Ma la verità giace sempre in mezzo ai due poli e non si colloca da una sola sponda.

Il dialogo comparativo che vede la Johansson colpevole di aver interpretato un personaggio asiatico, quale chiaramente non è, perde parte della sua efficacia argomentativa nel momento in cui ci rendiamo conto che tutti possono essere “trans” ma non tutti possono cambiare la propria etnia – per non dire che sia praticamente impossibile.

Essere transgender infatti, significa allineare il corpo con il proprio orientamento sessuale qualora per natura, non dovesse coincidere. Nel momento in cui volessimo rappresentare Marthin Luther King con Terence Hill, allora le polemiche acquisirebbero un certo raziocinio.

Si, i transgender rappresentano una minoranza ma non sono, tecnicamente, un’etnia. Non hanno una storia, una cultura o un’identità di gruppo. Sono persone normali che anche se in un numero limitato rispetto alla popolazione, decidono di effettuare un cambiamento sul proprio corpo per adeguare le sembianze al genere sessuale.

Che questo significhi che gli attori non possano più interpretare ruoli diversi da ciò che sono nella vita reale? Una domanda paradossale dato che l’obiettivo del mestiere in esame, è proprio quello di incarnare identità varie e diversificate.

Di questo passo, dovremmo forse abituarci a lamentare il fatto che solo Gay debbano interpretare personaggi Gay o che solo uomini sposati debbano fare la parte di uomini sposati? Anche le persone affette da una rara sindrome genetica sono una minoranza, eppure non ci scaldiamo più di tanto se il bambino che interpreta una persona autistica, nella realtà, non soffre di questa patologia.

Riconoscere la sottile linea rossa che separa un giudizio affrettato e forse, influenzato dai condizionamenti deleteri dei social network, da una capacità più obiettiva di accogliere le notizie, è il primo passo verso la costruzione di feedback davvero utili.

Del resto, è risaputo che Hollywood non sia esattamente un luogo in cui attori omosessuali o transgender possano sfondare con facilità. Il mondo del cinema è un luogo profondamente ingiusto per tutti, con requisiti e barriere quasi insormontabili.

Ma il punto è che ci troviamo innanzi a delle meccaniche industriali; così, si evidenzia la necessità di un’attrice come Scarlett Johansson non perché si voglia fare un torto ai transgender bensì, perché un’attrice famosa ha molte più probabilità di convincere una potenziale platea di spettatori a comprare il biglietto per lo spettacolo.

La sua sola presenza garantisce un incasso sicuro e ha più chance di realizzare un successo rispetto all’eventualità di assumere un attore meno conosciuto.

L’augurio è quello che la prestazione di una professionista come la Johansson ci ha abituato ormai da tanti anni, possa rendere onore alle difficoltà di queste persone e che il cinema moderno possa essere plasmato dall’influenza di pareri davvero costruttivi e non da commenti poco ragionati.

 

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Source
BBC

Dave

Atipico consumatore di cinema commerciale, adora tutto quello che odora di pop-corn appena saltati e provoca ardore emotivo. Ha pianto durante il finale di Endgame e riso per quello di Titanic. Sostiene di non aver bisogno di uno psichiatra, sua madre lo ha fatto controllare.
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