Un binomio ancora difficile da concepire ai giorni nostri è quello relativo a donne e scienza: come in molti altri ambiti, il sesso femminile ha faticato a inserirsi in questo mondo e a mettere a disposizione il proprio sapere. Questo è dovuto principalmente a un fattore culturale, soprattutto in Italia: è tutt’ora radicata l’idea che debba essere la donna a occuparsi principalmente della casa e delle persone anziane, senza tralasciare l’aspetto relativo alla maternità. Tutte questioni che indubbiamente limitano lavorativamente. In altri paesi ci sono servizi sociali molto più sviluppati, in grado di dare maggiore supporto alle donne e capaci di ovviare a questi problemi.
Nonostante queste evidenti difficoltà, è innegabile come nel corso degli ultimi decenni ci siano state figure di spicco che abbiano fatto rivalutare il ruolo della donne in campo scientifico, prima su tutte Rita Levi Montalcini, la quale ha aperto in questa disciplina una strada tutta tinta di rosa.
Un ambiente difficile
Le donne nella scienza hanno vissuto per lungo tempo una condizione di emarginazione, almeno fino a metà del secolo scorso. La differenziazione dei ruoli in base al genere è un concetto che risale all’alba dei tempi, ed è senz’altro questa la ragione che ha portato, per molti anni, il sesso femminile ad essere escluso dall’ambito scientifico. Farsi una cultura in questo campo era per le donne pressoché impossibile: ben poche riuscivano ad accedere all’istruzione, basti pensare che nel Medioevo solo coloro che venivano rinchiuse nei conventi potevano sviluppare le loro abilità indisturbate. Oltre alle monache, poche altre potevano sperare di accedere al sapere scientifico, ed erano principalmente le donne con un padre o un marito scienziato da cui potevano estrapolare concetti e competenze. Questa condizione è andata avanti per lungo tempo, almeno fino al Novecento come detto in precedenza, facendo nascere il pregiudizio secondo cui le donne sarebbero più portate per le materie umanistiche, per le quali all’epoca non serviva una preparazione specifica e attraverso le quali era più semplice emergere. Purtroppo questa cultura maschilista ha influenzato le donne stesse, portandole ad accettare queste convinzioni e a rafforzarle.
Il modello Marie Curie
Tra le donne scienziate che hanno fatto la storia c’è Marie Curie, polacca a cui vennero riconosciuti ben due premi Nobel (uno per la fisica e uno per la chimica), diventando un simbolo in quanto è tuttora l’unica donna ad averne vinti due in campi differenti. Le difficoltà per Marie Curie agli inizi sono quelle che tutto il genere femminile ha dovuto affrontare fino a quel momento, tra cui l’impossibilità di accedere agli studi. Sarà grazie all’aiuto economico della sorella che riuscirà ad andare a Parigi per laurearsi in fisica con risultati eccelsi, talmente eccelsi da venirle riconosciuto un premio dalla sua nazione che le consentirà di laurearsi anche in matematica. Condivise con il marito la passione per la scienza, realizzando con lui ricerche in laboratorio per approfondire le proprietà radioattive dell’uranio. Il loro impegno li portò a scoprire altri elementi radioattivi, tra cui il polonio (chiamato così in onore della patria di Marie) e il radio (il cui nome deriva dalla sua forte radioattività), insignendoli per queste rivelazioni del Premio Nobel per la Fisica. Un successivo riconoscimento Marie lo conseguì grazie al riuscito isolamento del radio sotto forma di metallo, in modo da renderlo più lavorabile: questo le valse il Premio Nobel per la Chimica.
Al di là di queste gratifiche, ella raggiunse anche un altro primato: quella di essere stata la prima donna a insegnare alla Sorbona, la più importante università parigina, occupando la cattedra del corso di fisica che apparteneva a suo marito. Inoltre, alla sua morte, venne seppellita al Pantheon di Parigi, avendo come merito quello di aver aperto al genere femminile il mondo della scienza. È stata la prima donna a ricevere questo onore, dato che il tempio parigino era stato esclusivamente dedicato fino a quel momento “ai grandi uomini”.
Le scoperte degli ultimi anni
Nonostante da Marie Curie a oggi la situazione sia migliorata, viene osservato come le donne fatichino a portare avanti le loro carriere in campo scientifico: non devono quindi far tirare un sospiro di sollievo i dati che mostrano una sostanziale parità d’iscrizione nelle facoltà delle cosiddette scienze dure da parte di uomini e donne, in quanto spesso e volentieri per quest’ultime non vi è un proseguimento della carriera in questi settori. Tuttavia negli ultimi anni ci sono state numerose scoperte scientifiche da parte di donne: May-Britt Moser è una di queste, la quale è riuscita a rivelare i meccanismi che regolano il nostro sistema percettivo di posizionamento nello spazio, studi che vengono già applicati per tentare la risoluzione di disturbi neurologici come l’Alzheimer. L’astrofisica italiana Marica Branchesi ha invece contribuito considerevolmente alla scoperta delle onde gravitazionali, entrando anche nelle classifiche di riviste prestigiose come Time per il suo ruolo nello sviluppo di metodi gravitazionali per lo studio dell’Universo.
Questi successi al femminile fanno ben sperare per un futuro dove la parità di genere sarà la norma anche nel settore scientifico.
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