La storia del progresso tecnologico umano è inseparabile dai combustibili fossili. Ma cosa accadrebbe su un altro pianeta? Una civiltà aliena potrebbe sviluppare tecnologie avanzate senza accedere a risorse analoghe al nostro carbone o petrolio? Probabilmente commettiamo l’errore di pensare che la vita lassù sia antropocentrica come sulla Terra, ma d’altronde non possiamo immaginare altro.
Se gli alieni avessero trovato un altro modo per fare la propria rivoluzione industriale?
L’astrobiologo Lewis Dartnell evidenzia un nodo cruciale: l’industrializzazione richiede fonti energetiche dense, abbondanti e facilmente accessibili. Sulla Terra, il passaggio dal legno ai combustibili fossili ha rappresentato il catalizzatore che ha accelerato il nostro avanzamento tecnologico.
Il carbone ha fornito l’energia necessaria per alimentare macchinari, fondere metalli e sostenere processi produttivi su larga scala. Quella sì che è stata una rivoluzione nel vero senso della parola!
Ma esiste qui un paradosso fondamentale: le tecnologie energetiche sostenibili richiedono, per essere sviluppate, un’infrastruttura industriale che necessita essa stessa di enormi quantità di energia. Prendiamo i pannelli solari: la loro produzione comporta processi di raffinazione del silicio estremamente energivori per catturare l’energia dal Sole. Anche se un’alternativa c’è ed è anche ecologica.
Come superare questo circolo vizioso senza una fonte primaria ad alta densità energetica?
Le alternative rinnovabili presentano limitazioni significative nelle fasi iniziali dell’industrializzazione. L’energia eolica, pur essendo pulita, non raggiunge temperature sufficienti per la metallurgia avanzata. L’idroelettrico funzionerebbe solo su pianeti con abbondanza d’acqua liquida, una caratteristica tutt’altro che scontata nell’universo.

Premettendo che la nostra visione è “viziata” dal modo in cui la vita sulla Terra si è sviluppata, va considerato anche un elemento chimico fondamentale: l’ossigeno. Finora non abbiamo individuato pianeti con concentrazioni paragonabili alle nostre, essenziali per i processi di combustione. Con questo presupposto, senza ossigeno come potrebbe una civiltà aliena bruciare qualsiasi combustibile?
Un’altra cosa che conosciamo per certo è la formazione dei combustibili fossili. Questa dipende da condizioni geologiche specifiche. La tettonica a placche non solo regola il clima, ma crea le condizioni per trasformare materia organica in depositi energetici. Un pianeta privo di questo meccanismo difficilmente svilupperebbe giacimenti analoghi ai nostri.
Eppure, l’universo offre alternative intriganti. Su Titano, luna di Saturno, esistono laghi di idrocarburi liquidi. Una civiltà evoluta in un ambiente simile potrebbe sfruttare queste risorse seguendo percorsi tecnologici completamente diversi dai nostri.
Ed è proprio questo ciò su cui vorrei premere: così come un antico romano non avrebbe concepito l’uso moderno del petrolio, potremmo essere incapaci di comprendere paradigmi energetici radicalmente diversi.
Forse la domanda che dobbiamo farci non è se una civiltà aliena è in grado di sviluppare tecnologia come noi, ma piuttosto in che altro modo dovremmo farlo noi.