South Park ha vinto.
Lo dico sinceramente dal profondo del cuore.
Nella miriade di giochi tripla A (che, per chi non lo sapesse, è la classificazione che si da ai giochi “migliori”), South Park vince a mani basse.
Era da tempo che non si vedeva un gioco fatto così bene, soprattutto da Ubisoft.
Un gioco che fa quello che deve fare:
- Prendere una licenza.
- Crearci una storia.
- Fornire un buon gameplay.
- Regalare divertimento.
Solitamente la licenza di South Park non ci regala grandi perle, fornendoci o platform indie o tower defence con poco senso.
Quando provai il Bastone della Verità, diversi anni fa, fui rapito dalla dissacrante comicità che contraddistingue il brand e dal sapiente gameplay ricamato attorno.
Già dalla scelta della classe, tra Guerriero, Ladro, Mago ed Ebreo, capì che mi sarei divertito.
Quando fu annunciato scontri di-retti, reclamandolo come sequel diretto del precedente, ho pensato ad una continuazione in tutti i sensi.
- Qualche collezionabile da cercare.
- Qualche “peto” da far qua e la.
- Scontri in stile RPG classico.
E invece, mi sbagliavo … e tanto!
Scontri di-Retti si presenta come un titolo rinnovato.
Il gameplay abbandona i canonici stili da combattimento statico per regalarci un RPG più dinamico.
Ma andiamo per gradi, parliamo della storia.
South Park scontri di-retti riprende da dove avevamo lasciato.
Noi siamo il bambino nuovo, che riesce ad entrare nel circolo dei quattro protagonisti della serie, Stan, Kyle, Kenny e Cartman, facendosi da prima ammettere al loro gioco di ruolo medievale, poi diventando il re del Kingdom Koopa Keep.
(o, il KKK, come lo abbreviano i ragazzini a South Park)
Il gioco inizia con il nostro regno in pericolo.
I mori attaccano e dobbiamo insegnargli subito chi comanda menando le mani, combattendo per strada e sfoltendo le linee nemici abbattendo enormi e maestosi draghi di cartone.
Persino nel momento più frenetico della battaglia, che infuria per le strade della cittadina, siamo costretti a fermarci e risalire sul marciapiede per far passare un auto.
Al grido di “attenzione auto!” che tutti quelli della mia età ricordano bene quando giocavano per strada con gli amici.
Già da qui, South Park mi aveva conquistato.
Anche se il vero tocco di classe lo vidi nella selezione della difficoltà.
Normalmente si decide la difficoltà del gameplay che varia da molto facile a molto difficile … qui ci viene chiesto di scegliere il colore della pelle.
Non è tanto il gioco a diventare più difficile, ma la nostra stessa vita (come afferma Cartman nel momento della selezione).
Da caucasico, siamo apposto, da neri, beh, dobbiamo prepararci ad una vita di razzismo ed ai maltrattamenti della polizia.
Siamo in America dopo tutto …
Poi, l’arrivo del Procione!
Cartman ha bisogno dell’aiuto dei super amici, ed abbandonando le tematiche fantasy, si passa al tema supereroistico (che tanto va di moda in questi anni al cinema).
Gli eroi di South Park sono divisi a causa del cinema.
Il Procione, leader de Il Procione ed i suoi amici, ha proposto ai colleghi una serie di film e serie tv, ispirato allo stile Marvel, per creare buoni prodotti per la massa, e far tanti soldi.
Alcuni però preferiscono un franchise più di nicchia, come la DC Comics, e qui, scoppia la Civil War.
Con gli eroi divisi, ci vediamo catapultati in un nuovo mondo.
Lo scopo è quello di proteggere la cittadina di South Park dalle forze del male, come il Professor Chaos, o i Bulli delle medie, e racimolare followers su procistangram per il franchise.
E tra epiche battaglia contro spogliarelliste, preti pedofili ed emissari di Chaos, affrontiamo il comparto gameplay.
Ci troviamo in una guerra totale tra squadre rivali.
Il nostro Team affronta i nemici in battaglie a turni che ci costringono a ponderare ogni azione per non finire in trappola o ritrovarci circondanti.
Per esperienza posso dire che non è bello ritrovarsi circondati da bulli delle medie che ti smutandano, quindi immaginatevi venir circondati da preti pedofili armati di rosario!
Brutta esperienza!
La stessa scelta della classe è fondamentale.
Potendo scegliere -inizialmente- tra velocista, blaster o picchiatore, ci vengono consigliati tre stili di gioco per adattarsi meglio al nostro stile.
Col Velocista abbiamo rapidi colpi e spostamenti fulminei, come flash.
Il Blaster ha i poteri energetici di Ciclope degli X-man.
Il picchiatore invece -e qui cito le esatte parole del procione- è uno stile fisico e violento, come la Cosa dei fantastici quattro, o batman quando si “incazza”.
Insomma, il gioco inizia con poco e si evolve sempre più.
Tra combattimenti sempre più ostici e impegnativi, dissacranti battute che non risparmiano la religione, le droghe o i disabili, ci troviamo davvero di fronte un gran bel gioco che consiglio a tutti, e non solo agli amanti della serie.
Se poi siete fan come me, beh, non potete perderlo.
Ogni passo che fate è costellato da citazioni della serie.
Non è raro infatti accendere la Radio ed ascoltare le canzoni della band di Christian Rock di Cartman, per fare un esempio.
Ma la bellezza del gioco è un altra.
Trey Parker e Matt Stone hanno creato un mondo cinico e satirico, che non ha paura di prendere in giro tutto e tutti, e che ci regala il più della volte riflessioni interessanti.
Ma tra bulli, pedofili, ladri, assassini, politici corrotti, non tocca dimenticare che è incentrato tutto sul gioco di un gruppo di bambini.
Pur dicendo parolacce, pur affrontando tematiche ostiche, pur lottando a costo della vita, l’innocenza del loro gioco mi ha colpito.
Perché questo è.
Il gioco narra l’avventura di un gruppo di bambini delle elementari che, nonostante i problemi della vita quotidiana, hanno ancora il coraggio di giocare spensierati.
Anche parlando di Jimmy, il bambino disabile con le stampelle, che indossa i panni di Flash, può sembrare crudele affidargli il ruolo di velocista …
… ma si può parlare davvero di umorismo nero?
Oppure semplicemente ci offre una riflessione?
L’innocenza di un bambino può abbattere qualsiasi barriera.
Un consiglio?
Giocatelo.
Un titolo da non perdere assolutamente.
Che siate amanti o no della serie, verrete catapultati nell’universo di South Park, vivendo una storia ironica in un lungometraggio della serie interattivo.
Un buon pretesto per liberarci dai pensieri della vita quotidiana, spegnere il cervello e magari farsi due sincere risate.
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