E’ trascorso già mezzo secolo dalla missione spaziale che ha portato i primi esseri umani allo sbarco sulla Luna. Quella che per gran parte della nostra storia è sembrata solo una grande utopia, un sogno irrealizzabile.
Sin dall’alba dei tempi il nostro satellite ha incuriosito ed ispirato ogni generazione, e oltre ad influenzare le maree ha dato l’input per opere grandiose e memorabili. Dalla poesia alla musica, tutto ci racconta della luna.
Proprio per questo anniversario può essere utile analizzarne le motivazioni e le ricadute su tutto il globo, restando proiettati verso le nuove rotte che l’esplorazione spaziale ci propone.
Houston abbiamo un problema, i complottari
E se tutto questo non fosse mai accaduto? Se la storia degli uomini che mettono piede sulla Luna non fosse tutta una grande menzogna del governo americano per poter affermare la propria supremazia? Gli scettici riguardo questo avvenimento ci sono sempre stati, sostenuti anche da una fitta letteratura, ma grazie all’avvento di internet queste domande si sono moltiplicate e diffuse. La “truffa del secolo” è stata a lungo analizzata, e a volte anche alimentata dalla stessa NASA che non ha reso note le documentazioni delle missioni.
A che cosa è servito lo Sbarco sulla Luna?
Torniamo nel mondo reale per un secondo. La domanda che più spesso ci si pone riguardo a questo evento è “ma a che cosa è servito?”
La questione è certamente spinosa e non sempre il senso di meraviglia e l’entusiasmo riguardo traguardi così grandi è condiviso. Certo, ad un occhio più cinico e pragmatico il significato dell’abbattimento delle colonne d’Ercole può sembrare superfluo. Ma come disse Dante nel XXVI canto dell’Inferno:
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza.
Nonostante ciò i vantaggi tecnologici sono stati enormi e ne parleremo in breve di seguito.
Innanzitutto, grazie al programma Apollo, sono nati innumerevoli centri di ricerca, università e laboratori che hanno prodotto ricerche anche oltre il programma stesso. Dalla produzione di nuovi materiali, allo sviluppo delle telecomunicazioni e molto altro. Sicuramente gran parte delle basi per lo sviluppo della Silicon Valley è da trovarsi proprio in questo periodo.
Dall’era digitale alla pulizia delle piscine
La nascita e lo sviluppo dell’era digitale è però da imputarsi proprio alla ricerca prodotta intorno alla NASA. Basti pensare che i microchip, tecnologia all’epoca vista come futuristica, sono diventati fondamentali per permettere la costruzione di un computer abbastanza potente e abbastanza portabile, tanto da essere inserito in una navicella spaziale. Allo stesso tempo si sviluppa il calcolo in tempo reale per poter gestire le varie evenienze ed evitare disastri. Le materie STEM e la cultura tecnologica trovano terreno fertile in quegli anni, tanto da farci crescere fino ai giorni nostri.
Oltre allo sviluppo dei grandi modelli e algoritmi, sono stati fatti miglioramenti nelle elaborazioni digitali, nella computazione in generale, e hanno visto la luce gran parte dei materiali moderni che sono entrati nella nostra vita comune. Ad esempio il memory foam, nato per i sedili degli astronauti, la tecnologia dietro lettura del vostro bancomat, e persino il metodo con cui puliamo le piscine (per purificare l’acqua nello spazio si è sperimentata una tecnologia basata sugli ioni d’argento e non con altri materiali sicuramente più tossici).
Sbarco sulla Luna: perché mai più?
Dal 1969 al 1972 la NASA manda con successo ben 6 equipaggi sul suolo lunare. Ma quella che sembrava la nascita di una nuova era spaziale ha visto ben presto un forte battuta d’arresto. Se in quegli anni si ipotizzava che nel 2000 avremmo potuto colonizzare la Luna, arrivare su Marte, analizzare da vicino Venere, esplorare il sistema solare e chissà quanto altro. Ma perché non siamo più andati sulla luna e non abbiamo più investito in questo sogno?
Un po’ di storia dello sbarco sulla Luna
Rispondere a questa domanda non è semplice, ma possiamo iniziare ad analizzare alcuni fattori scatenanti. Innanzitutto bisogna tener conto del clima dell’epoca e delle motivazioni che hanno spinto a compiere quella missione. Ci troviamo nel clima della guerra fredda tra Stati Uniti e Russia, e l’obiettivo della corsa allo spazio era soprattutto legato al voler affermare la propria supremazia rispetto alla potenza avversaria. Una volta ottenuto un traguardo del genere, l’interesse per i programmi spaziali era destinato a scemare.
Ma a prescindere dalla competizione verso il blocco sovietico, la sfida dello sbarco sulla luna era soprattutto verso se stessi. Gli Stati Uniti volevano provare a se stessi e al mondo intero di cosa fossero capaci a livello scientifico-tecnologico ma soprattutto produttivo. Come annunciava il presidente John Kennedy nel 1962 dal Rice Stadium di Houston (Texas),
Abbiamo scelto di andare sulla luna, non perché sia facile ma perché è difficile.
Quindi l’idea alla base era legata all’affermazione di un potere che si limitava al piantare una bandiera, non sulla realizzazione di un progetto a lungo termine.
L’opinione pubblica
Fattore certamente influente è la spesa necessaria, che sebbene fosse soltanto del 2% del budget degli States era percepita dall’opinione pubblica come spropositata. Il consenso è da sempre stato fondamentale nelle ricerche scientifiche e anche nelle loro mancate realizzazione.
Nel 1964 solo il 26% degli americani riteneva possibile e utile il programma per lo sbarco sulla Luna, e nel 1969 tale percentuale si alza solo al 39%. Stiamo parlando di un periodo in cui in America regnavano povertà, ingiustizie di vario genere, razzismo e malcontento. Accentuati anche dalla guerra in Vietnam e dal triste bilancio delle vittime. Quello di esplorare lo spazio e colonizzare la luna era visto come una semplice copertura.
Questo clima era condiviso purtroppo anche dalla comunità scientifica e proprio questo scarso consenso, dopo l’effettiva riuscita portò al taglio drastico di tutti i fondi da parte delle amministrazioni successive, fino a far arrivare il budget attuale allo 0.2%.
Ricerca e indifferenza
Da qui si è prodotto un certo disinteresse per l’esplorazione, e in generale per tutti gli ambienti scientifici. Il grande pubblico, se non ha un obiettivo chiaro per cui entusiasmarsi, perde facilmente interesse per la scienza. Basti pensare alla scoperta del Bosone di Higgs: all’apice della ricerca il bosone e l’LHC del CERN di Ginevra erano su tutti i giornali e tutti ci siamo emozionati per quella scoperta. Ma anche se adesso non ne sentiamo più parlare in giro, l’LHC continua ad indagare i segreti dell’universo, un fine troppo lontano per fare notizia. Le scoperte dopo un po’ di tempo diventano routine e questo lascia tanti aspetti della ricerca nell’oblio.
Per evitare ciò si dovrebbero visualizzare degli obiettivi sul medio e lungo periodo a cui far affezionare il consenso, e di non commettere lo stesso errore dell’epoca, prediligendo un modus operandi più simile rispetto alla costruzione della SSI (Stazione Spaziale Internazionale) che ha portato grandi vantaggi anche sulla Terra in termini di coesione e crescita economica.
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