Talos: il cyborg dell’antica Grecia ed esempio precoce dell’AI nella mitologia

Talos, il gigantesco automa di bronzo che sorvegliava Creta, non era solo una macchina da guerra mitologica. Era qualcosa di molto più complesso: un essere costruito, non nato, che metteva in discussione i confini tra umano e artificiale migliaia di anni prima che Alan Turing si chiedesse se le macchine potessero pensare. Ma è davvero il primo esempio di AI della storia? Non proprio, ma quasi.

Talos il guardiano di creta: il “primo esempio” di intelligenza artificiale nella mitologia greca (forse)


Un gigante di bronzo, programmato per difendere Creta, instancabile nel pattugliare le sue coste. La creatura mitologica forgiata da Efesto è un esempio curioso per il suo tempo (e per lo studio delle macchine oggi) per via del suo comportamento che solleva interrogativi tra intelligenza artificiale e natura umana.

Talos compare per la prima volta nell’Argonautica di Gaio Valerio Flacco, poema epico del III secolo a.C., dove ostacola Giasone e i suoi compagni nel loro ritorno con il vello d’oro. Secondo la leggenda, era stato costruito per sorvegliare l’isola, compiendo quotidianamente tre giri lungo la costa e scagliando massi contro le navi nemiche.

Il dettaglio sorprendente, però, è come Talos venga descritto: un essere di metallo, dotato di movimento autonomo, alimentato da una sostanza divina chiamata ichor, l’equivalente mitologico di un fluido vitale, simile al sangue ma riservato agli dei.

thalos, l'essere senziente che protegge creta

L’ichor scorreva nel suo corpo attraverso una vena sigillata da un bullone all’altezza della caviglia. Una falla in questo sistema significava la sua fine. Una costruzione simile a un circuito chiuso, interrotto da un semplice errore di progettazione: un dettaglio tecnico che oggi chiameremmo vulnerabilità di sistema.

Come dicevao prima però, ciò che rende Talos davvero interessante non è la sua forma. È il suo comportamento. Quando Medea cerca di fermarlo, non lo attacca frontalmente: lo manipola. Lo ipnotizza, lo persuade, lo convince che rimuovere quel bullone lo renderà immortale.

E Talos esita. Ha paura. Reagisce a stimoli emotivi e a promesse, come farebbe un essere senziente. È proprio in quel momento che la macchina mostra incrinature che non sono solo fisiche, ma cognitive.

Adrienne Mayor, classicista di Stanford, sostiene che Talos rappresenti una forma antica di “intelligenza artificiale mitica”: fatto, non nato, programmato per una funzione specifica, ma esposto all’imprevedibilità dell’interazione umana. Un automa che, a contatto con gli uomini, sembra assimilare, o forse simulare, tratti propriamente umani.

thalos, l'essere senziente che protegge creta

Questa ambiguità si ritrova anche nella scelta lessicale di Apollonio: invece di un termine generico per descrivere la tubazione dell’ichor, utilizza “vena”, parola associata al corpo vivo. È un dettaglio che sembra voler suggerire una doppia natura: meccanica e biologica, artefatta e viva.

Talos non fu l’unico automa della mitologia greca. Efesto ne aveva creati altri: tripodi mobili, figure femminili in oro animate. Ma erano confinati all’Olimpo. Talos, invece, interagisce con il mondo umano. E questa esposizione, secondo alcuni, lo ha trasformato.

Se un automa può essere ingannato, sedotto, persino temere la propria fine, quanto è distante da ciò che definiamo coscienza? Forse è questa la vera eredità di Talos: una riflessione, antichissima, sull’identità delle creature create e sui limiti, o possibilità, della nostra stessa idea di intelligenza.

Gianluca Cobucci

La sua vita è cambiata quando ha letto una frase di William Edwards Deming: "Senza dati sei solo un'altra persona con un'opinione". Da quel momento ha iniziato a leggere e approfondire perché ha fame di conoscenza. Sa a memoria "Il Silmarillion" e cerca di diventare uno Jedi.
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