Quando ho deciso di vedere The Devil’s Candy non avevo pretese.
Non ho letto niente della trama, non ho visto neanche un trailer, ne ho sentito parlare ed ho deciso di vederlo.
Semplice.
Il problema è il come ne ho sentito parlare.
Come sempre, quando a qualcuno piace qualcosa, lo esalta al punto da renderlo surreale.
Cosa ho sentito di The Devil’s Candy?
Che era più bello di tutte le opere di Stephen King messe insieme.
Io, che apprezzo molto le letture ed i film horror, ho preso la cosa come una sfida.
E devo dire che, seppur l’esagerata prefazione, The Devil’s Candy è un gran bel film Horror.
Parliamoci chiaro: da qualche anno a questa parte gli Horror sono morti.
Non c’è più quell’ansia, quella suspanse, che precede l’entrata in scena del cattivo.
Si è perso quel senso di oppressione che attanaglia il cuore durante la visione e ci fa sperare di arrivare presto alla fine per scoprire la verità dietro al mostro.
Oggi abbiamo gli Scare Jump è basta.
Gli Scare Jump, per chi non lo sapesse, sono quelle stupide scene che sono, oggi, il fulcro del cinema Horror.
Precedute da attimi di inquietante silenzio, vediamo apparire una figura, solitamente bianca in contrasto con uno sfondo scuro e buio, accompagnata da una musica assordante improvvisa che fa saltare dalla sedia (per la prima volta e basta) lo spettatore.
Che è comunque meglio del volgare splatter che spruzza rosso sulla pellicola.
The Devil’s Candy è lontano dagli scare jump e dallo splatter.
Oggi, si può definire quasi una piccola perla in quanto è un film senza troppe pretese che adempie al suo scopo.
Prendiamo esempio da The Devil’s Candy!
E lasciamo perdere i Paranormal Activity!
Il film inizia con una rapida occhiata su Ray, che si scoprirà essere “l’antagonista” del film, grosso e corpulento bambinone con problemi mentali che, in piena notte, imbraccia la sua Flying V ed improvvisa un assolo Metal!
Non è carino svegliare i genitori nel cuore della notte, che lo rimproverano, anche perché il Metal ha una sola regola: IL VOLUME DEVE ESSERE ALTO! (cit.)
Ed, ovviamente, lui li uccide. Ho pensato che The Devil’s Candy iniziasse bene -sarcasticamente parlando- ma come sempre aspettiamo la fine.
Facciamo poi la conoscenza di Jesse e Zoey, padre e figlia, metallari convinti, sia nei gusti musicali che nell’abbigliamento, che sono assecondati da Astrid, la madre, molto più sobria rispetto ai suoi cari.
Fin qui, nulla di strano per me, io apprezzo la musica Metal e vedere un padre ed una figlia ascoltare insieme le stesse canzoni non è poi così bizzarro.
In realtà questo è davvero strano.
Da che mondo è mondo -si fa per dire- la musica rock e metal è da sempre associata al diavolo ed al satanismo.
Un po’ per gli stessi esponenti che “scherzano” sull’argomento con canzoni a tema, un po’ per l’ignoranza globale che addita i metallari come satanisti.
Io sono stato chiamato Satanista per un cd dei Nickelback… Non dico altro.
Ad ogni modo, il metal sarà fulcro di The Devil’s Candy, dal titolo del capitolo si capisce, ma noi proseguiamo per gradi.
Il bene è il male, nel film, non sono vere “entità”, ma sono rappresentati, da come indicano i discorsi alla TV lasciata accesa in momenti strategici della pellicola, come stati mentali ed emotivi di ogni persona.
In noi c’è il bene ed il male e siamo noi a decidere cosa seguire e cosa no.
Purtroppo i disagi mentali di Ray non aiutano, soprattutto quando si scopre delle “voci” che ha in testa.
Il motore di Devil’s Candy è l’ansia…
L’omone afferma infatti di sentire la voce del diavolo, il quale gli suggerisce di uccidere bambini e sotterrarli in modo che lui possa cibarsene, essendo le sue “caramelle”.
L’unica cosa che lo tiene lontano da questi “consigli” è la sua musica!
Possiamo dire che il metal lo tiene lontano dai guai, ma poi regala la sua chitarra a Zoey, la nuova preda delle sue voci, che ha avuto la sfortuna di trasferirsi proprio nella sua vecchia casa -che fortuna- e che il “diavolo” afferma sia la “caramella più dolce”.
Jesse, che fa il pittore, inizia a dipingere quadri di croci rovesciate e bambini uccisi.
Sembra sentire anche lui le voci e sembra legato al “diavolo”.
La cosa non aiuta lo spettatore perché, ad intervalli di fotogrammi, vediamo Jesse dipingere e Ray “preparare” le caramelle.
Quindi abbiamo:
Una pennellata di Jesse.
Ray che si avvicina alle spalle di un bambino in altalena.
Una pennellata di Jesse.
Ray che sta per colpire in testa il bambino.
Una pennellata di Jesse.
Ray che porta il bambino legato nella sua stanza d’albergo, ancora sveglio e cosciente.
Una pennellata di Jesse.
Ray che prende in mano la sega mentre, il malcapitato in bagno, urla.
Una pennellata di Jesse.
Ray che pulisce il sangue.
Può sembrare una stupidata, ma quella scena fa molto effetto.
Pirandello affermava che per avere paura di un mostro non serve vedere il mostro in se, ma basta vedere la sua coda (sintetizzando molto il concetto!).
Vedendo la coda, la mente umana mossa dalla paura farà il resto.
Io ho guardato il film insieme alla mia compagna ed alla sua migliore amica, e posso garantire che sul loro volto era dipinta l’ansia.
Non per la scena in se.
Ma per l’idea che si stavano facendo dell’atto stesso non visto.
Queste sono le sensazioni che bisogna provare in un Horror, la paura dell’ignoto ed il terrore del concetto stesso.
Il film prosegue liscio dall’inizio alla fine.
Ray è chiaramente invaghito della piccola Zoey, che non vuole proprio uccidere, fin quando non riesce più a resistere alle voci e riesce a rapirla.
E’ stato bello vedere che, se pur le forze dell’ordine si dimostrano inutili come sempre in questi film, la ragazzina riesce a scappare da sola e mettersi in salvo.
Una ragazzina non idiota in un horror!
The Devil’s Candy mi ha stupito ancora!
Fino alle sequenze finali.
Durante il film, Jesse, non si è dimostrato un padre modello.
Ama sua moglie e sua figlia, ma è spesso preso dalle sue voci e dal suo dipinto, dove, oltre ai bambini già uccisi da Ray, raffigura la figlia tra le fiamme.
La paura di perdere sua figlia in un incendio si dimostra vera quando Ray, deciso a farla finita di tutti, uccide prima le guardie all’esterno dell’abitazione -ovviamente inutili- e ferisce a morte Jesse e Astrid.
Salito in quella che era la sua camera, in una scena piena di patos, lo vediamo mandare tutto a fuoco con della benzina ed un accendino aspettando di vedere, tra le fiamme, il volto del diavolo che tanto sognava di incontrare.
Diciamo che la fine scorre lineare.
Jesse si rialza e non potendo salire nella camera di Zoey a causa delle fiamme, decide di entrare dall’esterno arrampicandosi al primo piano.
Ovviamente scoppia la rissa finale tra il padre di famiglia e il mostro che vuole portare via sua figlia.
Nel momento cruciale, con la musica più giusta che non si può, vediamo Jesse imbracciare la Flying V, e imitando i più grandi artisti del genere, la fracassa ripetutamente sulla testa di Ray, abbattendolo a terra e salvando la figlia.
Sicuramente, niente di innovativo in questo Devil’s Candy.
Ma da tempo non vedevo un film in grado di associare le atmosfere dell’horror classico con una così elevata trepidazione emotiva e psicologica.
Poi c’è la ciliegina sulla torta, il metal non è uno strumento del diavolo, e come vi dicevo, in questi film è rarissimo.
Inoltre i titoli di coda arrivano con For Whom The Bell Tolls dei Metallica …
In definitiva, The Devil’s Candy è un bel film.
Senza pretese e senza fronzoli.
Inizia e finisce senza intoppi, arrivando dove deve arrivare senza problemi.
Poi ci da pure da pensare.
Bene e Male sono due entità a se?
Oppure sono davvero già presenti dentro di noi in attesa delle nostre scelte?
Qualunque sia la verità il diavolo è avvertito.
Se vuoi prenderti qualcosa a noi caro, fa attenzione, con una buona chitarra te le possiamo suonare!
Ti è piaciuto questo articolo? Dicci cosa ne pensi nei commenti qui sotto o esplora altri contenuti dal nostro menù!
Hai una storia da raccontare o un'opinione da condividere? Mandaci il tuo articolo scrivendoci a [email protected].
Vuoi unirti al nostro team e collaborare con noi? Scopri come candidarti alla pagina dedicata: collabora.